_

giovedì 19 maggio 2011

Sangue del suo sangue - Gaja Cenciarelli (Nottetempo 2011)


La cattiveria di un noir e la tensione di un thriller. Ma “Sangue del suo sangue”, il nuovo romanzo di Gaja Cenciarelli appena uscito per Nottetempo rifiuta qualsiasi categoria. A parte forse una, la più abusata: libro scomodo. Si dice spesso e spesso a sproposito. Ma questo è un libro scomodo vero, uno di quelli che farà discutere. Uno di quelli che lanciano un dibattito. Perché capovolge le categorie cui siamo abituati e ci pone domande spiazzanti. Una su tutte: che succede se la vittima è peggiore del carnefice? Perché il generale Scarabosio, ufficiale dell’Arma assassinato dalle Brigate Rosse, era ben altro che uno specchiato padre di famiglia tra le mura domestiche. E la sua tragica morte potrebbe costituire motivo di sollievo per Massimiliano e Margherita, i suoi figli, se l’inferno che ha costruito per loro non avesse mura impossibili da scalare. Quella che Gaja Cenciarelli ci propone è una storia minima che non si permette di restare tale. Perché la vicenda di Margherita è il fulcro di un momento storico, le elezioni del 2006, che mai come oggi appare attuale. Chiamata a presiedere un comitato che rappresenti le vittime del terrorismo, la protagonista si trova costretta a difendere pubblicamente la memoria del proprio carnefice. E a supportare lo sforzo revisionistico di Bruno Chialastri, imprenditore berlusconiano con aspirazioni politiche e con la volontà di cancellare gli anni di piombo dai libri di storia. La sua tesi è che l’ideologia fosse solo un pretesto per un gruppo di delinquenti comuni, decisi a mettere a ferro e fuoco il paese al solo scopo di guadagnarsi denaro e potere. “Come tutti”, si lascia sfuggire Chialastri durante un colloquio con il proprio mentore politico, l’onorevole De Martiis. Perché nel gioco al ribasso cui assistiamo quotidianamente, lo sport preferito è negare all’avversario una motivazione che vada oltre il proprio interesse.

Laura Costantini: Gaja, assistiamo giorno dopo giorno al tentativo di riscrivere la storia nazionale annullando le categorie di giusto e sbagliato, di bene e male. Bruno Chialastri, faccendiere e aspirante politico, è una premonizione di chi annullando la memoria storica vuole renderci tutti più plasmabili?

Gaja Cenciarelli: Benché questa storia sia stata pensata e scritta anni fa, non direi che Chialastri rappresenti una premonizione. Non è stato difficile cogliere lo spirito dei tempi e prevedere che si sarebbe arrivati anche a una sorta di revisionismo storico.


LC: Le Brigate Rosse sono una cornice per questo romanzo, una cornice ingombrante. Si ha ancora paura delle BR? Hai mai pensato di rinunciare al rimando storico per trasformare quella di Margherita in una storia minima?

GC: Non so se sia timore. Credo sia un argomento estremamente controverso. Affrontarlo è stato complicato sotto molti aspetti. Ma, anche nei momenti in cui mi sono ritrovata in un vicolo cieco – sia per le difficoltà presentate dall’intreccio, sia, successivamente, per il percorso del libro – non ho mai pensato di eliminare la cornice storico-politica, perché sarebbe diventata un’altra storia. E io, invece, avvertivo l’urgenza di raccontare la storia di Margherita così come, per la prima volta, si era affacciata dentro di me, nel 2004.

LC: E allora parliamo di questa storia privatissima, del calvario di Margherita e suo fratello Massimiliano, che diventa fulcro di una storia pubblica. È giusto dire che il privato non può non influire sul pubblico?

GC: Nel caso di Margherita è inevitabile. In generale, è giusto dire che certi aspetti privati non possono non pesare sulla sfera pubblica o, anche, influenzarla.

LC: Milla e Margherita, le donne del tuo romanzo. Due modi diversi di vivere il proprio corpo. Milla è un corpo ostentato che occupa di prepotenza uno spazio fisico. Margherita è un corpo negato che tenta di rendersi invisibile a se stesso e al mondo. Oggi che si parla molto di corpi femminili, esiste un modo sano di gestire la propria fisicità?

GC: Milla sa di essere padrona del proprio corpo, Margherita non lo è stata mai. Entrambe, però, vogliono imparare a gestirlo e – nel caso di Margherita - a riconoscerlo come parte di sé. Di sicuro, un modo sano di esprimere la fisicità femminile è quello che non considera il corpo un mezzo per conquistare, ad esempio, denaro o potere.

LC: Margherita è vittima al quadrato: figlia di una vittima delle Brigate Rosse ma anche figlia di un crudele carnefice. Il tuo è un invito ad andare oltre le risposte più comode?

GC: Più che altro, un invito a non fermarsi mai alle apparenze, a superare le demonizzazioni quanto le agiografie.

LC: Sangue del suo sangue. Perché questo titolo?

GC: Perché è anche una storia familiare, perché è anche la storia del sangue delle donne, perché al sangue sono legate sia la vita che la morte.

LC: E sarà una scia di sangue quella che i lettori seguiranno fino all’ultima pagina in un vortice di intenti colpevoli che ruota intorno a Margherita e al suo sforzo di riappropriarsi della propria esistenza. Non sappiamo se riuscirà, ma nello sguardo disincantato che l’autrice dedica al nostro tempo, lei è l’unica scintilla di speranza.

Recensione ed Intervista di Laura Costantini

Dettagli del libro
  • Autore/i: Gaja Cenciarelli
  • Editore: Nottetempo
  • Collana: Narrativa
  • Prezzo € 16.50
  • Formato: Libro in brossura
  • Data di pubblicazione: 2011
  • ISBN: 8874522843
  • ISBN 13: 9788874522842

Nessun commento: