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mercoledì 4 novembre 2009

La violenza sui bambini nel moderno romanzo poliziesco. Pericolo di una moda?



 La violenza sui bambini nel moderno romanzo poliziesco. Pericolo di una moda?

Il primo impatto con “Oliver Twist” fu di commozione e di rabbia insieme. Quando il personaggio di un libro è un bambino o una bambina (il titolo include i due sessi), scatta dentro di me e, sono sicuro, anche dentro di voi una serie di sentimenti tra cui, inevitabile, quello della protezione. Scrivere un libro che abbia come personaggi queste tenere creature è difficile. Scriverlo, poi, con tali creature soggette a violenze e prevaricazioni di ogni tipo ancor più difficile. Ci vuole una conoscenza, una preparazione, un tatto, una delicatezza, un pudore, un talento, insomma, che non tutti hanno.
In questi ultimi tempi il tema della violenza sui bambini (questa parola, ripeto, include i due sessi), sembra avere attratto un considerevole numero di autori e di case editrici.
Se c’è un rapporto tra la violenza nella cruda realtà quotidiana e nella fantasia della letteratura in genere, e in particolare di quella poliziesca, eccone dimostrato il legame. Sembra che letteratura e realtà, o viceversa, vadano di pari passo. A farne le spese gli innocenti in ogni caso (in questo breve pezzo tralascio la violenza sulle donne che è di pari gravità).



Bambini, dicevo, che non solo aumentano la loro presenza nei titoli e all’interno delle pagine, ma anche sulle copertine. Di spalle lungo una strada deserta, di fronte nel bosco. E se non ci sono loro ci sono gli oggetti a ricordarcelo: uno zaino, una bambola, un vestito. O la figura imponente e minacciosa di un adulto.
Bambini che subiscono violenze di tutti i tipi, compresa quella sessuale, da maniaci sconosciuti e ora, sempre più spesso, dagli stessi elementi della famiglia.
Dallo zio, dal padre, dalla madre, dal nonno. Con motivazioni disgustose e aberranti, talora pazzesche come quella di bambino di tredici anni costretto a subire le vessazioni di una madre psicopatica solo perché sopravvissuto al fratello gemello.
Storie di creature vive o creature morte le cui manine scheletriche escono fuori dal terreno (ormai lugubre ritornello) ad evocare una tragica esistenza. E la tortura e il terrore alimentano, da grandi, tortura e terrore negli altri. A volte il miracolo. Come quel poliziotto drogato, ex bambino abusato che cerca di salvare bambine vittime di abusi sessuali.
Un dono del Cielo. Più spesso, come già detto, l’orrendo ciclo che si ripete. O un ritirarsi dalla vita terrena per un abbraccio con l’Eterno (chi non ricorda suor Claudia di Ad occhi chiusi?)
Oggi la tematica è preda di una particolare attenzione, quasi di un affannoso e morboso interesse. Non vorrei, come succede spesso quando qualcosa attira il mercato, che tutto quanto non diventi un cliché, una vuota ripetizione.
Una moda, insomma. I bambini non lo permettono. Non lo possono permettere.

Articolo di Fabio Lotti

45 commenti:

Scéf ha detto...

Ho riletto 3 volte quest' articolo e devo ammettere che secondo me è il miglior articolo dell' amico Lotti.
Non metto chiaramente in dubbio i precenditi scritti, ma questo articolo lascia davvero il segno.
Bravo Fabio e grazie.

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Sono d'accordo con Enzo relativamente all'ottima qualità dello scritto di Fabio. Esiste effettivamente questo proliferare di romanzi con descritte violenze inanerrabili sui bambini.
Per carità: non sono un bacchettone e credo nella libera espressione in ambito letterario senza censure ma SOLAMENTE quando ci sono storie di cui vale la pena raccontare o fatti da denunciare (vedi lo splendido e toccante "Naviglio blues" di Adele Marini che tratta questo tema brutale)
Qua mi sa che stiamo invece seguendo la corrente puramente commerciale; inutile negarlo: la situazione scabrosa ai limiti (come appunto la pedofilia) attira l'attenzione e questo genere di romanzi vende come il pane.
E se questi romanzi fioccano nelle librerie è perchè NOI lettori li compriamo.

Marta ha detto...

Come già ho detto altre volte, qui e in altre discussioni, non condivido i bambini protagonisti di violenze nei libri. Facile dire ma è la realtà e purtroppo ci porta a ciò.
La realtà è immodificabile nel momento in cui un evento accade, il libro nasce da una mente ed è modificabile.
Io ho deciso, dopo aver letto Il suggeritore, di non acquistare più romanzi dove c'è violenza contro i bambini, mi urtano e a volte ho l'impressione che si voglia cavalcare, la commozione e la pietà del lettore.

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

@Marta: C'è un passaggio molto interessante nell'intervista con Carrisi che tratta questo tema approfonditamente.
Credo che la risposta di Donato ti sorprenderà.
Presto l'intervista sarà pubblicata su Corpi Freddi ma apprezzerei se ascolti le parole dello scrittore dal file MP3 che posterò in redazione in questi giorni....

Lofi ha detto...

Articolo interessante. Molto interessante.

Anonimo ha detto...

Davvero interessante questo articolo, da un lato concordo con il Killer e dall'altro con Marta. Metto anche le mani avanti per quando riguarda un mio parere personale: non ho bambini e non ho spesso a che fare con loro, quindi penso che sicuramente la mia "sensibilità" a questa tematica sia leggermente inferiore rispetto a chi a figli o a che fare con bambini. Non per questo il tema della violenza sui minori mi resta indifferente, anzi, la rabbia che ho è tanta. Ma forse ho una visione, anzi, lettura, più "distaccata".
Blueberry

Luca Conti ha detto...

Credo che Fabio abbia generalizzato troppo. La differenza, come in tutte le cose, è fatta sempre dalla qualità e dalla competenza dell'autore. C'è chi ha scritto in maniera approfondita su questo tema, come Andrew Vachss, proprio perché la sua lunghissima esperienza in materia lo porta ad affrontare l'argomento non già per cavalcare le mode, ma per rendere nota una realtà che in non pochi casi è ben più tragica di qualunque opera di fiction.

Non ci si può nascondere dietro un dito: la violenza sui minori e sulle donne è un tratto ferocemente connotativo della società (ma non certo da oggi). Per dirne un'altra, il traffico di organi umani è forse meno drammatico?

Ma gli autori in gamba non possono far altro che registrare questa situazione. Un altro caso assai significativo è il notevole (e quasi intollerabile) "Bambini in gabbia" di Peter Turnbull, pubblicato anni fa da Meridiano Zero e che, proprio per la terrificante crudezza del tema – trattata però senza il minimo compiacimento – è quasi passato inosservato. Poi esistono, come no, branchi di editori e scrittori cialtroni, sempre pronti a cavalcare la tigre. Ma sta a noi distinguere.

Il recentissimo "City Hall" di Robert Rotenberg presenta, secondo me, un'interessante variazione sul tema, così come (tanto per dire che certi argomenti sono sempre stati trattati nel genere), "La tragedia di Y" di Ellery Queen, a mio avviso il capolavoro assoluto nella storia del giallo. Chi non l'avesse mai letto lo faccia, e magari poi ne riparliamo.

Martina S. ha detto...

In ogni caso penso che Fabio abbia fatto bene a portare in primo piano l'argomento che, ultimamente, saltava spesso fuori anche nelle discussioni di noi Corpi Freddi. Argomento senz'altro sentito in modo diverso da chi, come me e Marta (non so gli altri, non mi pronuncio) ha figli: quando leggi di certe cose e pensi a tuo figlio/figlia, è difficile, davvero difficile soffermarsi pure a pensare alla qualità dello scritto. Tendiamo a pensare 'di pancia' e l'orrore di cui leggiamo ci è intollerabile, pure in un libro capolavoro.
Per la cronaca 'letteraria', senza voler banalizzare il tema e senza volerle dar ragione: una delle poche volte in cui la Christie, nei suoi libri, giustificò in qualche modo l'assassinio era quando il movente che aveva portato a quel particolare delitto riguardava la violenza sui bambini.

Scéf ha detto...

"City Hall" di Robert Rotenberg ce l' ho da leggere e chiaramente da recensire... mi hai messo la pulce nella recchia, Luca :)

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

@Luca: ho trovato due romanzi di Vachss in edizione remainder. Dato che mi fido dei tuoi pareri gli ho comprati immediatamente.

Anonimo ha detto...

"City Hall" l'ho letto e recensito ed è molto bello. Tra l'altro è tradotto dal nostro Luca...
Sull'articolo segnalo la seconda parte del titolo "Pericolo di una moda?" e dunque trattasi di un dubbio e non di una certezza...
Fabio Lotti

Matteo ha detto...

Anch'io sono molto scettico nel coinvolgere i bambini nella letteratura e in questo modo parecchio brutale. E' vero che ci troviamo nell'ambito della finzione letteraria ma questa sarebbe una giustificazione che non regge affatto, perchè alcuni scrittori li inseriscono nei loro libri non soltanto per moda o per fare spettacolo (e questa cosa la trovo molto fastidiosa a mio modo di vedere) ma anche perchè magari han vissuto da vicino (non da genitore chiaramente) esperienze reali e viene loro spontaneo trarre ispirazione da quello per "arricchire" i loro libri di un realismo agghiacciante come questo. Non per fare il moralista bacchettone ma di questo genere di cose si farebbe molto tranquillamente a meno. Ma molto. Mi crea un sentimento di rigetto, repulsione questo tipo di coinvolgimento nei libri.

AngoloNero ha detto...

Io sono d'accordo a metà con tutti :)
Nel senso che la violenza sui bambini è un dato di fatto. La violenza tout court, è un dato di fatto. Non ho notato una particolare moda del momento, casomai uno "sdoganamento del tabù" in letteratura (ma ha ragione Luca Conti quando cita antenati illustri).
Quindi, che dire, non noto un accanimento commerciale sul tema. Ma sono pronta a ricredermi strada facendo.
Un saluto a tutti,
Ale

p.s. Enzo, ne parleremo a proposito del romanzo di Marilù durante la presentazione? :)

Scéf ha detto...

shhh che ancora non l' ho detto a nessuno :D

AngoloNero ha detto...

Aaaah ok, allora fate finta che non abbia detto nulla!! :)

Anonimo ha detto...

Su "Angolo nero" della brava Alessandra http://angolonero.blogosfere.it/2009/10/critica-letteraria-rifiuta-di-recensire-libri-violenti-un-esempio-da-seguire.html una critica si rifiuta di recensire libri sulla violenza...
Fabio

AngoloNero ha detto...

Fabio, posso assumerti come ufficio stampa? :)

Anonimo ha detto...

@ Alessandra. Affare fatto. Rispondo alle tue osservazioni. So benissimo, essendo più vetusto del buon Luca, che di esempi nel passato ce ne sono, eccome. Però, così ad occhio e croce, mi pare di avere letto ultimamente una quindicina di libri sull’argomento (compreso “Crime” che sto per finire), tralasciando quelli non letti ma ugualmente pubblicati. Quindi il dubbio che possa diventare una moda mi pare legittimo. Poi ognuno è libero di scrivere quello che vuole.
Fabio

Marta ha detto...

@angolonero
>Nel senso che la violenza sui bambini è un dato di fatto.

e dobbiamo anche leggerne nella fantasia!!! Non basta leggere i quotidiani al mattino, ascoltare i tg!!!! a me bastano quelli...

Luca Conti ha detto...

Stiamo parlando di fiction, non di true crime. Giallo, poliziesco, thriller, noir o quel che volete voi si occupano, per propria natura, della violenza (fisica, psicologica, quel che è). La narrativa non può avere soltanto una visione consolatoria, e non le può essere chiesto di non toccare determinati soggetti perché troppo violenti o contrari alla morale. C'è stato un periodo storico in cui il giallo era, in larga parte, legato al ripristino dello status quo e, per larghi versi, poteva vantare finalità moralistiche. Non è più così.

Con questo criterio, altrimenti, l'intero genere poliziesco verrebbe minato alle fondamenta ("The Murders in the Rue Morgue" di Poe, tanto per citare l'atto di nascita del giallo, presenta orribili atti di violenza su due donne, e siamo nel 1841...).

Cosa facciamo, quindi, eliminiamo il 90% dei romanzi di Ellroy? E la violenza sugli omosessuali, allora? Quella va bene? E quella su qualunque eterosessuale di sesso maschile? Perché questa dovrebbe essere tranquillamente ammessa?

In "Meridiano di sangue" di Cormac McCarthy, che non è un giallo ma è uno dei romanzi più violenti della storia, ci sono delle scene da far impallidire anche il più efferato polpettone di serial killer. Eppure si tratta di un capolavoro.

Quindi ripeto che il problema non è la materia, ma la maggiore o minore abilità dello scrittore.

AngoloNero ha detto...

@Marta: i romanzi non sono solo fantasia, nella misura in cui traggono spunto dalla realtà. A meno di non voler leggere solo favole di elfi e gnomi. E preciso "elfi e gnomi", perché di favole con bambini maltrattati, da Hansel e Gretel alla piccola fiammiferaia, Cenerentola e via discorrendo, credo che ci siano esempi a iosa.
Cerchiamo di non dare ai libri, e agli scrittori, più colpe di quelle che hanno...

@Fabio: e vedrai la recensione di domani... Sono quasi tentata di darti ragione, se non fosse che il libro è di dodici anni fa :)

@Luca: ovviamente condivido :)

Marta ha detto...

@Luca
@angolonero
io per una 'mia' sensibilità, non mi piace leggere di argomenti di fantasia con violenze sui bambini.
Non metto in discussione il genere o tutto il resto. Ma un certo tipo di violenza 'gratuita' sui bambini non la tollero. Scelgo da oggi in poi di non comprarne, liberi tutti di scrivere quello che vogliono e liberi tutti di acquistarlo.

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Il pensiero di Luca mi trova totalmente d'accordo.
Stiamo parlando di ROMANZI e non di cronaca vera.
Certamente l'atto macabro o brutale deve essere funzionale a una storia di qualità ma non condivido l'ottica censoria in questo senso.

Marta ha detto...

@angolonero
> non voler leggere solo favole di elfi e gnomi.

dimenticavo, leggo di tutto, dal classico all'horror, passando ai romance per atterrare ai noir, transitando dai polizieschi alla fantascienza, non disdegnando il fantasy e dopo tutto il 'mio' leggere' decido di non leggere di bambini violentati, seviziati, usati, ai fini di una storia. Decido che mi basta la realtà.
E per la precisione non amo le favole mai lette a mia figlia :)

Martina S. ha detto...

Non credo sia 'ottica censoria', Marco. Ma di 'diverso sentire' di ognuno di noi su particolari temi che ci toccano più o meno da vicino. Mi piacerebbe sentire il parere di qualche altro genitore...

Anonimo ha detto...

Non ci crederete ma proprio stasera, durante uno dei miei soliti giri tra le librerie di Siena, mi sono imbattuto quasi subito in "Il buio dentro" di certa Suzanne Berne in cui un bambino viene seviziato e ucciso. Se poi non ricordo male a questo atto terribile assiste pure una bambina. Questo solo per sottolineare che il "fenomeno" sta prendendo piede senza entrare nel merito se sia giusto o sbagliato.
Fabio

AngoloNero ha detto...

Ecco, per l'appunto, proprio lui :)
Ma ti posso assicurare che non c'è niente di truculento!

Marta ha detto...

Con una trama del genere, così come descritta da Fabio, anche se non c'è truculenza è disturbante uguale, almeno per i miei canoni.

Anonimo ha detto...

Scusate ma io faccio un casino del diavolo tra Marta, Martina e Palazzo Lavarda. Un piccolo lume...
Fabio

Marta ha detto...

@fabio
io sono Marta e basta

Martina è Palazzo Lavarda
su che ce la puoi fare :p

Martina S. ha detto...

Lo stavo per scrivere...
Io sono Martina = Palazzo Lavarda, mannaggia a quando ho scelto questo nickname.

Anonimo ha detto...

Ce la posso fare, ce la posso fare. Facile a dirsi quando tu sai già chi sei...
Fabio
Aggiungo questo. Io posso anche non essere d'accordo con Marta (o Martina?) ma se ce ne fossero di più in giro non sarebbe male.

Luca Conti ha detto...

Fabio, il romanzo della Berne non è recente, malgrado in Italia sia uscito soltanto oggi: è del 1997, e ha ottenuto numerosi riconoscimenti anche non di genere, tra cui l'Orange Prize for Fiction, uno dei maggiori premi letterari britannici.

E' un libro veramente bello, altro che storie, e una delle tante prove della miopia degli editori nostrani, che hanno atteso ben 12 anni per farlo uscire.

AngoloNero ha detto...

Luca, non anticipare la mia recensione!! :)

Luca Conti ha detto...

:-)

IL KILLER MANTOVANO ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
IL KILLER MANTOVANO ha detto...

@Martina: non intendevo considerare l'approccio tuo e di Marta in un ottica censoria...anzi.
Nel vostro caso comprendo che certe tematiche possano urtare, tenuto conto che siete pure mamme di due ragazzi giovani.
Il mio ragionamento era più a livello generale: le crime novels parlano appunto di crimini e quindi è descritto il male in tutte le sue forme, comprese le più becere e morbose.
Ovvio che a volte sia necessario descrivere pure situazioni forti, sono contrario a tagli o censure in questo senso sempre SE FUNZIONALI ad una STORIA DI QUALITA'.
Vale un po' lo stesso discorso per le descrizioni di scene a sfondo sessuale: ci sono diversi lettori che criticano ad esempio Brian Freeman per la descrizione (a detta loro) eccessiva di atti sessuali; nelle storie di Freeman secondo me il sesso è importante in quanto elemento scatenante di episodi criminosi, l'atteggiamento di certi lettori mi sembra bacchettone e un po' antiquato.

Anonimo ha detto...

@Luca.
Quello che dici non fa che portare acqua al mio mulino. Nel senso che il libro, pure se vecchiotto, viene riproposto proprio ora perché, come ho scritto, è un momento in cui questo argomento "tira". Io ho voluto sottolineare il pericolo che diventi una moda e si finisca per perdere lo spirito giusto e la necessaria preparazione con cui si devono affrontare certe tematiche.
Fabio

Marta ha detto...

@Marco
scusa ma l'eccessivo sesso presente eventualmente in un libro o descrizioni cruente sono cosa ben diversa da quello che intendo dire. Non è né bigottismo né becera censura è questione di sensibilità, di sentire, io non condivido l'uso di determinati argomenti come 'scusa pretesto' per lo sviluppo di una trama gialla.
Cosa diversa se parliamo di un libro-documento sull'argomento.

Marta ha detto...

@Fabio
Io so chi sono Marta, quella seduta in riva al fiume, il mio nome è corto :)

Martina_Palazzo Lavarda è quella con la neve ed ha il nome più lungo :p

p.s. scherzo ovviamente quando dico che ce la puoi fare ;)

Anonimo ha detto...

@Marta.
Anche io scherzo, naturalmente. Ora non vorrai davvero che faccia confusione tra Marta e Martina. Non ci crederai mica, Martina :-)
Fabio

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Fabio si vede proprio che sei ferrato più con i gialli che con le femmine :-))

il ciliegio di zio luigi di Vito Bollettino ha detto...

Ho letto con attenzione tutti i commenti e credo che tutti abbiano la loro parte di ragione, è solo una questione di diverse sensibilità e di diverse aspettative da un'opera letteraria. Io sono fra quelli che non riesce a leggere storie che trattano la violenza sui bambini e amo poco tutte quelle che indugiano nelle descrizioni troppo dettagliate di violenza e sesso. Credo anche che il pericolo denunciato da Fabio sia reale e già ben oltre il pericolo, ma ha ragione Luca dicendo che la differenza la fa la qualità dell'autore. Il lettore, però, ha facoltà di ampia scelta. A chi, però, specula su certe tematiche auguro solo di non doversene mai pentire.
Condivido anche quello che dice Alessandra, il fenomeno è tutt'altro che nuovo e nessuno si sentirebbe di deprecare Dante per aver fatto dire in modo ambiguo al conte Ugolino:più che il dolor poté il digiuno.
Vito B.

Anonimo ha detto...

A distanza di qualche settimana sono ritornata a rileggere l'articolo di Fabio e tutti i commenti, perchè da allora mi sono imbattuta in due libri che trattano lo stesso argomento, anche se da punti di vista differenti... e pensare che avevo detto di non volere leggere di questi libri....
gracy

Anonimo ha detto...

Questo della rilettura mi fa piacere perché vuol dire che un certo segno l'ho lasciato. Se il tema viene trattato con il dovuto rispetto e la dovuta competenza non ci sono problemi. La mia paura era che avvenisse l'opposto.
Fabio