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venerdì 14 settembre 2012

Lo specchio del male - Davide Simon Mazzoli (Tre60 Ed. 2012)



Orazio de Curtis è un autore di best sellers, il suo ultimo libro lo ha reso ricco e famoso, ma ha delle strane abitudini, tra cui spiare una giovane vicina di casa e masturbarsi davanti alla finestra del suo studio. Un giorno lo scrittore riceve a casa una busta con delle foto che lo ritraggono in atteggiamenti inequivocabili e lui capisce che qualcuno ha scoperto i suoi vizietti e ora vuole ricattarlo.

È un thriller anomalo, questo romanzo di Mazzoli, uno di quei libri che abbandoni dopo cinquanta pagine o che non puoi fare a meno di divorare in pochi giorni. Fin dall’introduzione, l’autore ci avverte che il suo lavoro non è per tutti (…quindi, perbenisti del cazzo, se accettate l’esistenza di Giuda e dell’Apocalisse, dovete accettare anche la mia…), e che non è il solito giallo buonista dove un commissario o un ispettore catturano il cattivo dopo innumerevoli peripezie sancendo la vittoria del bene sul male, ma un viaggio all’interno dei demoni che dimorano dentro il suo protagonista: uno scrittore che si ama o si odia, uno di quelli per cui esiste solo il bianco o il nero, nessuna sfumatura in mezzo.

Per leggere (e apprezzare) Lo specchio del male bisogna resettare ogni esperienza pregressa di lettura, perché molto poco troveremo di classico in questo libro. L’autore decide di prendere la strada del surrealismo, di un mondo impazzito e di un personaggio assolutamente politically (in)correct: insulta, bestemmia, maledice la moglie, augura la morte alla domestica, odia tutto e tutti, fosse per lui il mondo sarebbe una landa desolata, è un autentico contenitore di odio, rabbia e disprezzo. Ma è anche un uomo ferito dalla vita, cieco da un occhio, zoppo e costretto a imbottirsi di medicinali per non sentire il dolore; è uno scrittore in pieno blocco, che dopo il clamoroso successo del primo romanzo, sembra aver esaurito la scorta di fantasia, ma è anche un uomo schietto, senza peli sulla lingua, lontano dagli stereotipo perbenisti a cui spesso siamo abituati.

Mazzoli riesce molto bene ad avvolgerci nella tela che il suo protagonista tesse dalla prima pagina, conducendoci dove vuole lui e sconvolgendoci in un finale che tutto ribalta. Si diverte a giocare come il gatto col topo, facendoci provare prima odio e poi pietà per De Curtis, costantemente tenuto sul filo del baratro della follia: quando cominciamo a sentire un qualche sentimento per lui, ecco arrivare una parola o un’azione che ci fa cambiare idea, perché lo scrittore è capace di tutto, è una scheggia impazzita impossibile da governare.
Una lettura per stomaci forti, per coloro che quando aprono un libro non lo fanno aspettandosi già qualcosa, ma sono disposti a farsi spingere dalle onde fino in mare aperto, lì dove la salvezza non dipende più da noi.


Articolo di Marcello Gagliani Caputo

Dettagli del libro
  • Prezzo: € 9,90
  • Formato: Rilegato
  • Editore: TRE60
  • Anno di pubblicazione 2012
  • Lingua: Italiano
  • Pagine: 413
  • Codice EAN: 9788867020133

2 commenti:

Nico ha detto...

Lo sto leggendo sono circa a metà e x ora sono del partito che lo ama,un romanzo originale e coinvolgente...

lassaggialibri ha detto...

Tre aggettivi. Il primo è sorprendente. La scrittura di Mazzoli, perfetta per le vicende che racconta, usa parole, punteggiatura, formato grafico, spazi e interlinee come se fosse la tavolozza di un pittore. Le usa per raccontare l’azione ma anche per trasmettere lo stato d’animo del protagonista. Finendo per dare una forma fisica ai pensieri del protagonista, ai suoni e perfino ai silenzi, che vengono percepiti senza bisogno di essere descritti. Il secondo aggettivo è sgradevole. Raramente mi è capitato di fare la conoscenza con un personaggio più sgradevole di Orazio de Curtis. Volgare, egoista ed egocentrico, misogino, cattivo, sporco e depravato sessualmente. Una figura che rimane nella testa anche dopo avere finito di leggerne la storia. Terzo aggettivo: disturbata. La storia che narra Mazzoli è riprovevole e disturbata, scorre densa e materica come la lava di un vulcano. E come la lava di un vulcano incenerisce tutto quello che trova sulla propria strada. Quindi: lettura sorprendente e una scrittura geniale al servizio di una storia adatta solo a cuori foderati d’amianto. Pesante.