Come diceva il mio Popo, la vita è un arazzo e si ricama giorno dopo giorno con fili di molti colori, alcuni grossi e scuri, altri sottili e luminosi, tutti i fili servono. Le cretinate che ho fatto sono già nell'arazzo, sono incancellabili, ma non devono essere un peso per tutta la mia vita. Quel che è fatto è fatto; devo guardare avanti. A Chiloè non c'è combustibile per il falò della disperazione. In questa casa di cipresso, il cuore si tranquillizza.
La regina incontrastata della letteratura sudamericana è tornata, non ci troviamo di fonte a capolavori come La casa degli spiriti, Eva Luna, La figlia della fortuna, Inès dell'anima mia o Paula ma il suo tratto, la scorrevolezza e il coinvolgimento della narrazione sono inconfondibli. E' tornata e questa volta si tinge di noir; con mano ferma trascina il lettore nell'inferno vissuto da Maya fra droga, spaccio e prostituzione, a voler far capire quanto abberrante e degradante sia stato per una ragazzina (ma per tutti nelle stesse condizioni lo è) smarrire la retta via e ritrovarsi a mendicare per strada e darsi via per un goccio di vodka o una dose di droga, mano ferma, dicevo, ma mai brutale, mai volgare.
Maya racconta la sua vita in prima persona, scrivendo su un quaderno per riuscire affrontare i suoi demoni e non dimenticare mai quello che ha vissuto. “Avrai tempo per annoiarti, Maya. Approfitta per scrivere delle enormi sciocchezze che hai commesso, magari in questo modo ti rendi conto della loro portata”. Maya cresce con i nonni, il suo Popo e la Nini, due personaggi meravigliosi, nella grande casa colorata di Berkley, un infanzia felice nonostante un padre lontano e una madre assente. Alla morte del nonno Maya perde il suo punto di riferimento e inizia a sbandare fino a trasformarsi in una tossicodipente, mendicante e prostituta, braccata dai delinquenti. Senza la dignità si è disarmati, si perde l'umanità, l'anima. Le sue vicissitudini a Las Vegas sono agghiaccianti. E queste sono le pagine "nere" in cui osserviamo la vita di Maya sfuggire dalle sue stesse mani. Sarà la sua Nini a risolvere la situazione, facendola scomparire, mandandola in esilio sull'isola cilena di Chiloè, a casa di Manuel, un suo vecchio amico, lontano da tutto e sopratutto da chi le sta dando la caccia.
Per Maya l'arrivo in questo isola sperduta è angosciante, troppo silenzio, troppa tranquillita, mare, sole, vita semplice. La coabitazione con Manuel la fa andare fuori di testa, preciso e ordinato lui, catastrofica e disordinata lei. Ma l'isola a poco a poco la conquista, i suoi abitanti la fanno sentire una di loro, e inizia a vedere i colori, a sentire il rumore del mare, il canto degli uccelli e apre il suo cuore innamorandosi della vita e soprattutto di se stessa. E queste sono le pagine che prendono vita sotto le sapienti pennellate di colore con cui la Allende dipinge sotto i nostri il cambiamento di Maya. Il nero del cielo in tempesta , prima, contro il cielo azzurro, sereno, con un sole splendente poi.
Nel suo racconto Maya alterna i periodi della sua vita, passa dalla strada di Las Vegas alla spiaggia di Chiloè e la Allende lo descrive non solo a parole ma trasmettendo al lettore il freddo e il buio alternato con il calore e la luce. La Allende crea ancora una volta una figura femminile importante, difficile da dimenticare come lo sono state un pò tutte le donne dei suoi libri. Chi la conosce sa di cosa sto parlando, come dimenticare Clara, Férula, Blanca, Alba (La casa degli spiriti), Eliza (La figlia della fortuna), Eva Luna, Paula e a chi ancora non conosce posso solo dire di iniziare a leggerla, non privatevi di questa emozione.
Articolo di Cristina "cristing" Di Bonaventura
Dettagli del libro
- Formato: Brossura
- Editore: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione 2011
- Collana: I narratori
- Lingua: Italiano
- Titolo originale: El cuaderno de Maya
- Lingua originale: Spagnolo
- Pagine: 398
- Traduttore: E. Liverani
- Codice EAN: 9788807018688
1 commento:
Ve l'hanno già detto che siete grandi? recensione di classe, non poteva essere commentato meglio di così, complimentoni
LillY
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