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mercoledì 2 novembre 2011

Il tribunale delle anime – Donato Carrisi (Longanesi 2011)


Quando la giustizia non è più possibile, rimane solo una scelta: perdono o vendetta.

Se dovessi attingere ad un ipotetico dizionario di frasi fatte, quelle più indicate sarebbero "ritmo serrato" o "si legge tutto d'un fiato" e ancora " cattura dalla prima all'ultima pagina" ma nessuna renderebbe pieno merito all'autore. Devo confessare (mai termine fu più appropriato!) che ho iniziato a leggere il tribunale della anime con un pò di timore. Il libro di esordio di Donato Carrisi, Il suggeritore, per me è stato e rimane uno dei più bei thriller letti negli ultimi anni, il libro che mi ha fatto tornare la voglia di leggere e ho avuto paura di rimanere delusa dalle aspettative. Ma non è stato così. Carrisi è maestro nel creare la suspance, sin dall'inizio. Come nella fiaba Pollicino lascia cadere le molliche di pane, lui lascia cadere gli indizi, lancia l'amo e il lettore abbocca, incantato dal susseguirsi frenetico degli eventi. Gli sbalzi temporali rendono la lettura ipnotica, non si può fare a meno di andare avanti e cercare di capire se gli eventi sono collegati. Ci sono momenti durante la lettura in cui ci si chiede dove voglia andare a parare per la troppa carne al fuoco (ed è vero ce ne è tanta ma è cotta a puntino) ma il genio di Carrisi a mio avviso consiste proprio in questo, concentrare e distrarre il lettore, fargli credere di essere arrivato ad una soluzione poi mescolare di nuovo le carte, sembra quasi tessere la trama mano a mano che il lettore va avanti con le pagine, disegna abilmente un percorso e poi lo cambia, spiazza e alla fine come succede per gli stereogrammi, quando si riesce a capire il disegno si rimane a bocca aperta per lo stupore. Lo stile di Carrisi è cinematografico: Roma la percorriamo nei vicoli, nelle piazze e nelle chiese, la pioggia ci si raffredda sugli abiti, la suspance si insinua sotto pelle. I personaggi sono perfetti, ottimamente tratteggiati, profondi indimenticabili.
Sandra e Marcus. Li accomuna la perdita, per lei quella del marito, il suo David, l'amore della sua vita, giornalista d'assalto morto in circostanze poco chiare; per lui la perdita dell'identità, non ricorda nulla, il suo passato è stato cancellato da quel colpo di pistola alla testa. Lei è un fotorilevatrice della scientifica, lui è un cacciatore del buio. C'è un luogo in cui il mondo della luce incontra quello delle tenebre. E' li che avviene ogni cosa: nella terra delle ombre, dove tutto è rarefatto, confuso, incerto. Noi siamo i guardiani posti a difesa di quel confine. Ma ogni tanto qualcosa riesce a passare … Io devo ricacciarlo indietro.
Li accomuna anche un "dono" l'innata capacità di osservare i dettagli, scandagliare i casi, studiarne le anomalie, sono bravi, attenti e acuti, i migliori. Quando Lara scompare si pensa ad un colpo di testa, una fuga volontaria, ma qualcosa stona con questa versione, le anomalie ci sono: la porta è chiusa dall'interno, non può essersi volatilizzata... Ma è solo la punta di un iceberg di un gioco macabro e perverso in cui il Male vince.... Il Male, indiscusso protagonista di questo romanzo.

Il male generato genera altro male. A volte si comporta come un contagio inarrestabile, che corrompe gli uomini senza fare distinzioni.

Articolo di Cristina “Cristing” Di Bonaventura


Già, il male. Il principe nero di questo romanzo. Un male che non risparmia niente e come una piaga purulenta riesce ad infettare, mandando in cancrena l’animo di ogni persona che ne viene coinvolta. “Il tribunale delle anime” scardina le nostre certezze e insinua il dubbio nel nostro parametro di giudizio, perché ci si rende conto di quanto sia fragile la barriera tra bene e male e, soprattutto, quanto sia facile e pericoloso rimanere invischiati nel lato oscuro. Un male che può essere anche sconosciuto e inconsapevole. Il finale geniale, capace veramente di lasciare a bocca aperta, ci beffeggia e quasi ci irride, è un vero e proprio schiaffo in pieno volto. E’ troppo facile puntare il dito e sbattere il mostro in prima pagina, è senz’altro più rassicurante sentirsi dall’altro lato della barricata.
Carrisi lo sa bene, il male lo ha studiato con la sua specializzazione in criminologia, negli occhi cerulei di Luigi Chiatti, il mostro di Foligno, seguendo in prima linea i recenti controversi casi di cronaca nera italiana, dove dietro servizi TV, fantomatici talk show e i grandi strilli dei giornali, c’è la sofferenza e il dolore delle vittime coinvolte in prima persona.
Ebbene si, mi ha lasciato di sasso il secondo lavoro di Carrisi, come ogni buon thriller che si professi tale deve essere in grado di fare. Una lunga estenuante attesa durata circa due anni e mezzo, ma che ne è valsa la pena. Donato è stato in grado di gestire il successo generato con “Il suggeritore”, non ha ceduto alle pressioni e al facile escamotage di un sequel, dando vita a una storia affascinante e suggestiva, che risulta veramente incredibile non sia mai stata trattata nelle tematiche in nessun romanzo di genere.
Un libro impegnativo e complesso. Una storia che richiede una partecipazione attiva del lettore, uno sforzo notevole. La perplessità iniziale di non riuscire ad entrare nell’articolata e cervellotica costruzione narrativa, nella sua enorme matassa ingarbugliata, viene successivamente riscattata quando inizi ad interpretare nella maniera corretta il filo logico (o illogico?) e riesce a generare quella soddisfazione paragonabile al completamento di uno snervante e geniale puzzle. Una esperienza ripagata con gli interessi.
Come pure il precedente “Il suggeritore”, “Il tribunale delle anime” sta dividendo i lettori nel giudizio. Di una cosa sono certo: Donato ha grandissimo talento e nel thriller, per il sottoscritto, è una garanzia.
Voglio concludere con una provocazione: si è spesso criticato Carrisi per dare vita a romanzi ruffiani, poco italiani e profondamente debitori della crime novel d’oltreoceano. E’ però da considerare che tra le centinaia di inflazionate proposte nazionali in ambito della narrativa di genere, quasi la totalità offre vicende noir con intrusioni nelle problematiche sociali del nostro paese. Tanti commissari e storie, spesso grigie, simili e colpevolmente anonime..
Chi ci regala thriller che generano angoscia e paura? Quelli da leggere magari nelle serate piovose, chiusi al caldo nelle nostre casette, con porte e finestre rigorosamente sbarrate? Quelli che non hanno paura di citare i mostri sacri, che ne assimilano le influenze in maniera intelligente e ci regalano nuove storie in grado ancora di sorprenderci.
Pensateci bene. A me viene in mente Donato Carrisi. Che siano i suoi thriller la vera alternativa?

Articolo di Marco “Killer mantovano” Piva


Dettagli del libro

  • Listino€ 18,60
  • Editore Longanesi 
  • Collana Nuova Gaja Scienza
  • Data uscita 01/09/2011
  • Pagine 464, rilegato
  • Lingua Italiano 
  • EAN9788830428225

5 commenti:

Paola C. ha detto...

Condivido, Marco, il secondo libro di Carrisi è stato grandioso e, come ho detto anche a lui, mi è piaciuto forse anche più del primo. Secondo me è vero che si accosta un po' al genere americano ma non gliene farei una colpa, anzi ... i romanzi di Donato sono paragonabili ai migliori Deaver, per me maestro del genere. E inoltre, una delle cose che più apprezzo nei romanzi di Carrisi sono i finali "aperti", non c'è una conclusione vera e propria, c'è uno stop, una pausa, ma la storia continua ...

Briciole di tempo ha detto...

Grandissima recensione ragazzi!A quanto pare Carrisi o lo si odia o lo si ama...mi toccherà leggerlo per capire da che parte stare!!!

Anonimo ha detto...

Leggendo la vostra recensione mi sento come quando sono uscita dalla sala cinematografica dopo la proiezione de "il grande Lebowski". Avevo letto che era un capolavoro, negli anni i giudizi sono stati quasi unanimi, eppure a me non è piaciuto affatto. Mi sono detta: ok, non l'ho capito. E questa è la sensazione che provo anche con questo libro. Perchè non mi è affatto piaciuto, l'ho trovato superficiale, un libro dove non si approfondisce nulla ma si parla di un pò di tutto.
Peccato poi, perchè "il suggeritore" mi aveva entusiasmato.
Mi ha lasciato talmente l'amaro in bocca, la delusione per alte aspettative è stata tanta, che non mi sento neanche di metterlo in rilettura, almeno non per ora.
Eppure lascio aperta questa possibilità: fossi io a non averlo capito? Luna80roma

Anonimo ha detto...

Grandissimi ragazzi! Una doppia recensione bellissima e soprattutto molto vera. Ho letto il libro e fino ad ora è il migliore del 2011. Bravi bravissimi, questo blog è uno dei migliori fate un ottimo lavoro e ancora un bravi a Cristing e al Killer Mantovano.

Franco B.

Anonimo ha detto...

Che ci scappi una storia romantica?...:)
Complimenti.
Fabio