“Non credeva all’inferno, al demonio o alle storie che si raccontavano per spaventare i bambini. Ma al male sì. Al male puro, sconfinato, indicibile, inaudito e orrendo a quello sì, credeva.”
Passo per essere la cattiva della redazione quella a cui cito le parole del Boss, “manco il mio necrologio ti farei commentare,” quindi rimasi un attimo stranita quando il marito mi chiese di leggere un libro di un suo collega per fargli avere un mio parere.
Mi porta il libro, copertina rosso sangue con l’aquila nazista.
Apro il libro con molta titubanza e timore, penso: ‘e se non mi piace?!’ ma poi sono sorpresa, scritto in un bell’italiano senza troppi fronzoli, chiaro, lineare, pulito.
“…una foto…con la celtica in primo piano scavata sulla pelle.
Quindi avvicinò l’immagine alle labbra, baciandola.”
L’argomento che tratta è quello dei thriller, un serial-killer che uccide in modo efferato e fra atroci sofferenze le giovani vittime, detto così sarebbe il ‘solito libro’ ma c’è di più.
C’è lo sfondo di un continente sull’orlo della sua più grande tragedia,
c’è la voce dei proclami di hitler,
c’è l’invasione della Polonia,
ci sono le SS,
ci sono mengele ed himmler,
ci sono i campi di concentramento.
“Il nuovo ordine sotto il segno della svastica avrebbe conquistato il proprio posto nella storia, onorando la memoria dei valorosi antenati e del sangue ariano”
Protagonista del libro è Hans Bauer, tedesco, arruolato nella polizia militare, che guarda l’escalation di violenza del suo popolo e dei suoi colleghi ma sa che non può e non deve dissentire, quindi si butta a corpo morto nella risoluzione del caso.
Caso che da subito si presenta come follia di una persona istruita, competente che è capace di usare bene il bisturi, caso dove la tentazione ha gli occhi di cielo di Clara contro i rossi capelli di Eva, caso che sembra volersi insinuare a forza nei meandri familiari, lavorativi e amicali di Hans.
Il libro scorre via veloce, in alcuni punti ti fa riflettere sull’orrore, pian piano ti conduce al finale, quando succede qualcosa, succede che l’autore si infila in una storia troppo grande per lui e per tutti e sembra che perda la bussola, ma poi il finale assolutamente coerente, ti dice che è stato giusto dargli fiducia.
Finisce la lettura e nel frattempo Vasile ti ha aperto una piccola finestra sull’orrore dei campi di concentramento e sugli aberranti esperimenti di Mengele.
“Questa è Birkenau, l’anticamera di Auschwitz…” “Credimi amico è l’anticamera dell’inferno…”
Consiglio a tutti gli appassionati di thriller e thriller storici questa lettura, tenendo conto che è un’opera prima da molti spunti e fa ben sperare.
Il libro è possibile trovarlo:
in qualsiasi libreria, su richiesta, si può anche ordinare (il distributore dell'editore Interlibri raggiunge tutto il Piemonte), bisogna attendere qualche giorno.
Il libro è anche reperibile on-line, direttamente sul sito dell'editore (www.zedde.com).
Basta mandare una mail nella sezione "ordini" indicando che si conosce l’autore e il libro viene recapitato a casa, in contrassegno, senza spese di spedizione.
Germania, 1939. Hitler ha appena invaso la Polonia, dando avvio alla Seconda Guerra Mondiale. Nella sua Monaco, Hans Bauer, agente della Polizia Criminale tedesca indaga sul brutale omicidio di una giovane ragazza, dai particolari misteriosi. La sua ricerca lo porta a confrontarsi con le proprie paure, con il clima di terrore instaurato dal Terzo Reich e con elementi sempre più inquietanti e oscuri legati all’indagine. Sino alla scoperta di una tragica verità, alla genesi di uno dei crimini più efferati e abominevoli mai commessi nei riguardi dell’umanità.
Articolo di Marta
Dettagli del libro
- Flavio Vasile,
- L'eredità del male,
- 256 pp.,
- ISBN 978-88-88849-48-5,
- € 15,00
9 commenti:
mi incuriosiva gia prima della recensione di Marta, sto libro..
uffa,,,
beh con gli scrittori esordienti è necessario incuriosire Boss ;)
Aspettavo con estremo interesse la recensione di Marta. Sono molto attirato dai romanzi ambientati in quell'epoca (uno dei miei preferiti è "Fatherland" di Robert Harris)
E' un libro di cui non sapevo assolutamente nulla e ringrazio Marta per averlo portato all'attenzione. D'altronde corpi freddi ha anche questo scopo: fare scoprire giovani autori italiani talentuosi.
Anzi sapete che faccio: vado nel sito e ordino subito
Tiè :-)
Libro interessantissimo per l'argomento che tratta, e poi ... "se Marta non boccia va messo in saccoccia" :))) e quindi vai di wishlist!
Aspettavo anch'io la recensione di Marta per avere la conferma che il libropotrò piacere molto anche a mio marito, che adora i thriller storici - periodo guerre mondiali e simili. E, dopo aver letto la recensione, sono sicura che gli piacerà un sacco.
Lo ordino al più presto sul sito.
La curiosità è inevitabile. thriller e il periodo storico in cui è inserito, crea certamente grandissima curiosità da parte mia.
Una domanda: Birkenau nel 1939??? Birkenau non era l'anticamera di Auschwitz, bensì la sua dependance (diciamo così), fu pensato nel 1941 e realizzato come Auschwitz II (Auschwitz è inugurato il 14 giugno 1940), poi successivamente fu chiamato Auschwitz II - Birkenau. Vennero Pensati e progettati solo DOPO l'invasione della Polonia. Dopo la seconda guerra mondiale vennero catalogati come due campi differenti. Comunque già dal 1933 c'erano i campi di sterminio in Germania per i detenuti politici (uno dei primi fu oranjenburg a nord di Berlino), e l'opinione pubblica tedesca già sapeva dei campi di "lavoro"... Dovrò leggerlo ma già mi pare una ricostruzione con fonti, diciamo, zoppe (o americane..), come lo era Fatherland.
Non sta a me dirlo non sono l'autore ma solo una lettrice, che non sa nulla di date e di storia. La storia nel libro si svolge su un periodo di più anni, è birkenau si trova alla fine della storia. Per quanto riguarda la frase estrapolata dal libro, quella sull'anticamera, è una questione diciamo 'geografica', ma ripeto io posso puntualizzare su quello che ho letto non sulla storia che non conosco.
Ciao Principeluna. Volevo solo lasciare qualche commento alle tue giuste osservazioni. Come ti ha anticipato Marta non vi è, nel romanzo, alcun riferimento a Birkenau nel 1939, ovviamente. L’episodio in questione è ambientato per la precisione nel 1943. Inoltre il termine Auschwitz II – Birkenau era un termine “tecnico”che non si addiceva al punto in cui il personaggio usa la parola “anticamera”. Pur non essendo uno storico, e non intendendo creare un trattato storico, ho cercato di documentarmi al meglio per le mie fonti, facendomi aiutare anche da un esperto in materia. Errori non credo ce ne siano, non così grossolani almeno. Per quanto concerne il libro di Harris che menzioni non può avere chiaramente corretti riscontri storici realistici, essendo un’opera ucronistica (ambientata negli anni sessanta dopo che le forze dell’Asse avrebbero vinto la seconda guerra mondiale) e, salvo fatto che in entrambi i romanzi il protagonista è un agente della Kripo, non vi sono molte altre analogie. In realtà non è la guerra il principale aspetto che tratto nel mio racconto, ma il male, nella sua forma più oscura e inaudita che della guerra e del nazismo è figlio.
Ti ringrazio comunque per l’interesse da te mostrato per questo mio lavoro, e se un giorno avrai la possibilità di leggerlo sarò ben lieto di dare una risposta alle tue osservazioni, se lo vorrai. Un saluto sincero. Flavio.
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