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venerdì 5 marzo 2010

Amabili resti - Alice Sebold - pt1


Mi chiamavo Salmon, come il pesce. Nome di battesimo: Susie. Avevo quattordici anni quando fui uccisa, il 6 dicembre del 1973

Prende vita cosi’, immediatamente con un flashback e con autoironia, l’io narrante di Susie, ragazzina brutalmente uccisa da uno spietato e implacabile serial killer, vicino di casa della famiglia Salmon.
Da qui in poi le vicende verranno seguite esclusivamente da un punto di vista inedito e stravagante se vogliamo, ovvero di chi non c’e’ piu’, di chi ha visto la propria vita evaporare in un’istante, a causa di violenza di una spietatezza crudele e incomprensibile. La morte le ha sottratto tutto, anche il fiato per poter gridare l’ingiustizia subita. Il lettore, carico di trasporto emotivo, vorrebbe che Susie tornasse in vita, ma sa che non è possibile. Non si puo’ tornare indietro laddove non c’e’ la possibilità. Vorrebbe che il serial killer finisse sulla sedia elettrica e pagasse le sue colpe ma non accadrà. Sarà la giustizia divina a scrivere il dopo, perché quella terrena non è stata in grado di farlo.
La domanda chiave è: la morte, puo' avere anche un'accezione positiva? E’ mancanza e perdita definitiva, cancellazione irreversibile o puo’ dare comunque un senso all’esistenza? Che senso ha vivere se poi tutto finisce li', se tutto quello che hai fatto, vissuto ora ti viene tolto cosi' improvvisamente, con tanta crudeltà, da strapparti cosi’ presto alle esperienze cosi’ fisiologicamente imprescindibili per l’essere umano come l’innamoramento, il diventare madre, il matrimonio, l’amicizia e tutta quella serie di piccole grandi emozioni che vanno a riempire interi album fotografici?



In vari passaggi del libro, mi sono fermato, a riflettere : cosa c'e' dopo? C'e' qualcos altro o il nulla? Quando i legami terreni con chi hai amato si interrompono, cosa succede, si saranno slegati per sempre? Queste domande ci fanno paura, noi che vorremmo sempre sapere cio’ che abbiamo di fronte, cio’ che ci aspetta. Viviamo dell’illusione di poter essere certi e a conoscenza di tutto.
Tutto sembra, visto da questo punto di vista, esaurirsi in un nulla di fatto, in un’indifferente passaggio senza lasciare tracce, in un leggero sussurro che ci ha sfiorato ma che non siamo riusciti a captare nulla, in un addio destinato a farci scomparire per sempre. Come una bolla di sapone.
L’autrice, con una scrittura tutt’altro che autoreferenziale, per nulla compiaciuta e non esageratamente espressiva ma molto potente ed evocativa , intende porci, idealmente, al confine tra la vita e la non vita e farci riflettere: cosa lascia chi non c’e’ piu’ su questa terra? Un semplice ricordo? Un vuoto incolmabile? Solo dolore? La custodia dei ricordi reciproci defunto-persone care in vita puo’ avere il potere salvifico di “fare andare avanti”?
La Sebold è abilissima nel continuo cambio di fronte scenico paradiso-vita terrena, che corrono a livello narrativo sullo stesso piano, intrecciati, è molto affezionata ai suoi personaggi e ai loro interessi, alle loro relazioni, ai loro sentimenti del momento. Non si permette di giudicare neanche velatamente, non scade mai nel patetico e nel dramma da compatimento. Anzi, è una dimensione poetica ben composta, non fine a se stessa, a emergere durante la lettura.
E’ un’esperienza di lettura incredibile, che smuove le coscienze di ognuno di noi. Lei dall'alto ha la possibilità di seguire passo per passo la vita di chi ha lasciato nella vita terrena (la madre, il padre, la nonna, la sorella, il fratellino, il ragazzo di cui è fortemente innamorata) , come se fosse ancora li’ con loro.
A tavola, a letto, in giardino, in auto. Unico limite: non puo' comunicare apertamente con loro, perché naturalmente loro non possono vederla né sentirla. Ma siamo sicuri che sia proprio cosi’? a uno sguardo piu’ approfondito no, perchè attraverso i segni della sua presenza, che in qualche modo semina un po’ ovunque, attraverso i ricordi di lei che rimangono forti nelle persone che le hanno voluto bene, lei c'e' sempre, la sua presenza si fa come se fosse in carne e ossa e c'e' comunicazione, c'e' un filo indissolubile che non puo' venir tranciato da nulla, neanche dalle piu' terribili torture subite. E ci spinge a sorridere pensando che questo possa accadere anche per tutti i nostri cari che dall’alto ci seguono, ci controllano tentano di parlarci, sapere che in un qualche modo loro sono ancora vivi vicino a noi è un piccolo conforto che ci stimola a non rassegnarsi.
Navigando a un livello piu’ superficiale del libro, ho pensato molto a che genere potesse essere ricondotto. Ha tracce di thriller, ma non molto accentuate, ha sfumature da commedia oscura, ha ingredienti da paranormale, ma non è in alcun modo inquadrabile all’interno di una tipologia di libro specifica. La ricerca dell’assassino c’e’, è tangibile, ma non rientra nella specifica casistica del giallo e del thriller, rappresenta qualcosa di piu’ profondo. L’efferatezza del delitto non ha funzione ritmica e impressiva ma solamente cronachistica, è un dato di fatto, che fa semplicemente da sfondo. Stop. Le indagini sono frutto di un atto dovuto, non di spettacolarizzazione narrativa.
E' ben piu' di un romanzo, è secondo me un percorso di formazione e di introspezione della persona che legge, che non puo’ lasciare indifferente. Non si puo' rimanere tiepidi di fronte a una storia del genere, non la si puo' ridurre a una favola che non sfocia nel lieto fine. Cosi’ facendo lo si deprezza, lo si snobilita. Non ha neanche intento pedagogico, predicante, moralizzante. Va vissuto per quello che è. Un volo d’amore incontrastato, un salto via via piu’ consapevole in un viaggio lontano, un cammino piu’ leggero verso quello che era l’ignoto e ora non lo è piu’.
Ancora adesso personalmente sento dentro di me battere con forza la speranza che Susie continui a vegliare sulla sua famiglia, sui suoi genitori, su chi vuole bene. Susie è un angelo, è diventata un angelo. Chi non crede, anche inconsciamente, agli angeli? Ti viene spontaneo a crederci, anche solamente perchè tenti di appigliarti a qualcosa che ti dia conforto, speranza, sostegno nei momenti in cui tutto ti appare buio, impenetrabile, dove regna solo disorientamento, perdizione, impossibilità.
Questo libro ti da SPERANZA. Il silenzio assordante urla d’amore e di pienezza. La presenza dei propri cari che non ci sono piu’ è come una carezza calda sul proprio viso.
Quando un dolore puo’ dirsi superato? Dipende. Non si sa. Si attenuerà, si accentuerà, si stabilizzerà, si modificherà in qualcos altro, ma non passerà mai. Questo è certo. E’ destinato a rimanere, perché è giusto cosi’ in fin dei conti. Sta a chi è rimasto in vita a mantenerlo a galla, a proteggerlo, convivendoci nella maniera giusta, senza il dovere che ci si sente addosso delle volte di superarlo a ogni costo imponendosi di dimenticare.

Articolo di Andriy

Dettagli del libro
  • Formato: Libro
  • Pagine: 416
  • Lingua: Italiano
  • Titolo originale: The Lovely Bones
  • Editore: EO
  • Anno di pubblicazione 2002
  • Codice EAN: 9788876415135
  • Traduttore: C. Belliti , Chiara Belliti

8 commenti:

Blueberry ha detto...

Bravo Matteo, ho rimesso il libro in wishlist, perchè l'ho letto anni fa e non ce l'ho neanche più, ma mi hai fatto venir voglia di rileggerlo.

Briciole di tempo ha detto...

Libro che resta nel cuore...bravissimo Matteo!!!!

Martina S. ha detto...

Quando una recensione è scritta con il cuore... e non solo con l'intelletto!
Accidenti, Matteo, mi hai commosso quasi più tu del libro ;-)
Totalmente d'accordo con quanto esprimi nell'ultimo paragrafo.

Linda80 ha detto...

Bellissima recensione per un bellissimo libro... l'ho letto secoli fa, appena uscito e mi è rimasto nel cuore. Vorrei tanto rileggerlo, ma ho paura che non mi faccia lo stesso effetto...

Anonimo ha detto...

Bravo Andriy la tua analisi sul libro è condivisibile, l'ho letto da poco, ho visto il trailer del flm e spero di vederlo presto.
gracy

Matteo ha detto...

Grazie a tutti:-))
Martina, poi mi dai per email le coordinate della tua postapay cosi' ti paghero' il giusto per queste bellissime parole ahahahaha.
E' nella mia top ten delle letture di sempre. E anch'io dovro' rileggerlo:-)

Stefania ha detto...

Straordinaria la tua recensione Matteo, toccante per me ripercorrere ogni volta il ricordo di lettura di un romanzo che mi ha fatta piangere dall'inizio alla fine. Indimenticabile.

Matteo ha detto...

Grazie mille Ste:-)
Ma tu nei corpi freddi sei stata la prima a leggerlo e sei stata tu a consigliarcelo (a me e a Giorgia), quindi grazie mille di cuore a te, che ci hai aperto cuore e mente a un libro cosi' intenso e meraviglioso.