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domenica 3 giugno 2012

Zombie Walk a Roma del 2 giugno 2012. Resoconto


Era nell'aria, questo 2 Giugno italiano era nato sotto una nuvola fantozziana, pronta a far piovere addosso alla politica italiana ettolitri di polemiche. C'è stato il terremoto in Emilia-Romagna, con vittime, feriti e sfollati e loro hanno pensato bene di far vedere al mondo quanto ce l'abbiamo duro. Perché, in fin dei conti, la Festa del 2 giugno questo è diventato, o meglio.
Ricordiamo che nello stesso giorno del '46 gli italiani votarono un referendum per decidere di passare ad una forma democratica di governo. Quindi, come data e come festa ha una sua importanza, e per chi crede in un certo orgoglio nazionale, ha moltissima importanza. La politica quindi s'inventa una sfilata ai Fori Imperiali, di tutte le Forze Armate, come a dire "Vedi cosa ho io? attaccami e te sfonno..."
Molti di voi si chiederanno cosa c'entra quest'articolo con CorpiFreddi.
In concomitanza alla suddetta Festa Nazionale, è stata organizzata da Luigi Pastore (regista di Come Una Crisalide e fondatore della Lu.Pa. Film, originario della Città dei due Mari, Taranto), una Zombie Walk a Roma. Riprendo dal comunicato stampa:
"...una forma di protesta silenziosa contro questo Governo e contro la crisi che, purtroppo, continua a mietere vittime...".
Il resto del comunicato stampa continua con frasi contro la politica italiana e lo stato di crisi nazionale e mondiale in cui viviamo.
Una piccola premessa. Le Zombies Walk, nasce anni fa in Nord America, hanno avuto un forte consenso di pubblico oltreoceano e hanno quasi sempre avuto alla base rivendicazioni sociali o denunce contro la fame nel mondo.

E io, la mattina del 2 giugno, armato di macchina fotografica e automobile, mi avvio verso Piazza Bologna (Roma), per assistere e documentare la Zombie Walk capitolina.
L'appuntamento è alle 9.30, mentre il ritiro degli zombi è programmato per le 12.30, quindi ritengo le 11.00 l'ora migliore per assistere al clou della manifestazione.
Chi conosce Piazza Bologna sa che è un'enorme rotatoria con al centro piazzetta, pensionati di giorno e giovani della Roma bene di sera e tanto, tanto smog.
Arrivo a destinazione e inizio a cercare i morti viventi. Percorro la rotatoria più di una volta come un pirla, più che come uno zombie, ma di zombie nemmeno l'ombra, fin quando non vedo parcheggiati in malo modo 3 volanti della polizia e 2 macchine della municipale.
"Ammazza che schieramento di forze dell'ordine!!! ci sarà un casino di zombie". Aguzzo la vista, ma di morti non se ne vedono. Mi sarebbe bastato un ferito, anche qualcuno svenuto, ma nulla. Ad un certo punto mia moglie dice "Eccoli!".
Vedo un gruppetto formato da una decina di persone sporche di sangue al centro della piazza e poco distante le forze dell'ordine.
Il mio primo pensiero è "Cazz*! Potevo dormire di più 'sto sabato", ma il senso di tenerezza nei confronti degli organizzatori dell'evento e il pensiero al solito fancazzismo dei romani, hanno prevalso su di me, sopratutto in considerazione del fatto in altre parti d'Italia la manifestazione ha avuto un discreto richiamo.

Certo che se la serie tv Walking Dead fosse stata girata a Piazza Bologna, non saremmo manco arrivati alla seconda puntata perché la polizia avrebbe massacrato quei dieci poveri zombie in due minuti.
Che l'errore sia stato quello di rendere troppo politico il manifesto dell' iniziativa?
Che l'errore sia stato farla proprio il 2 Giugno? dato che, volente o nolente, l'italiano medio ha a cuore la festa nazionale.
Per di più, è stata una bella giornata di sole (a Roma gli ultimi 7 weekend sono stati drammaticamente caratterizzati dal cattivo tempo) e il richiamo verso Ostia Beach sarà stato davvero forte.
Nessuno lo saprà. Sta di fatto che un ringraziamento particolare per averci provato va a Luigi Pastore e agli amici di Nero Cafè che erano presenti, anche se una domanda continua a non farmi dormire la notte: "Che minchia ci faceva una vestita da Marilyn Monroe con tanto di abito bianco senza una goccia di sangue?". Solo chi resisterà alla guerra tra viventi e non-viventi lo scoprirà.
Speriamo in una replica.

Articolo di Enzo "BodyCold" Carcello


sabato 2 giugno 2012

I delitti di carnevale – Gnew Bristow e Bruce Manning (Polillo 2012)



Gesù!  -  disse Wiggins del Creole  –  Un omicidio e il Mardì Gras, tutto in una volta! Se questo non è divertirsi…

E’ la sera della vigilia di martedì grasso a New Orleans. I cortei mascherati  invadono le strade della scintillante  città della Louisiana e la gente elettrizzata accorre in massa al gran ballo del re del mare Proteo.  Ma non tutti. Un ristretto numero di fortunati  selezionati in base ad un oscuro e segreto rituale, che ne garantisce l’assoluto anonimato, si radunano per festeggiare Dis, il dio greco dell’Inferno.  Tutti, uomini e donne, rigorosamente mascherati da diavoli, ballano, danzano, bevono e folleggiano a modo loro per mettere in ridicolo le tradizioni carnevalesche.
Ma alla fine si tratta solo e semplicemente di un gioco. Sono 49 persone forse un po’ rumorose, sicuramente gaudenti  e per lo più avvezze all’alcool, ai bagordi e magari, se ci scappa, a qualche “liaison” clandestina ma niente affatto pericolose.  Ma quella sera non tutti sono lì per divertirsi. Qualcuno si aggira furtivo con istinti omicidi, per approfittare  dell’anonimato garantito dalle maschere e dalla confusione. Un assassino, che visto anche il travestimento, definire “diabolico” è fin troppo facile.. Il delitto viene perpetrato  in circostanze tali per cui è quasi impossibile indirizzare i sospetti verso una sola persona.  Roger Parnell, la vittima, “l’uomo più affascinante della città”  si è infatti imbucato ad una festa dove non era né invitato  né atteso. Inoltre indossava un costume contrassegnato da un numero che lo identificava agli occhi della padrona di casa, la bellissima quanto piuttosto volubile  Cynthia  Fontenay, unica a conoscere attraverso tale  espediente l’identità di tutti i partecipanti, per il miliardario Ross Hildreth.
Infine, siccome a carnevale ogni scherzo vale, non pago girava per la sala spacciandosi per una terza persona, Arnold Ghent,  “l’eroe che non fa altro che vincere trofei alle gare di nuoto”. . Ma allora l’assassino ha visto giusto? Chi voleva realmente colpire? Parnell? Hildreth? Ghent? E’ solo un caso che tutti  e tre siano stati indicati a turno come l’ultima fiamma segreta della bella farfallona padrona di casa? E’ questo il movente? Un vero rompicapo per il capitano Murphy incaricato delle indagini. Ma a giudicare dalla scia di morte che si lascerà  dietro nelle 24 ore successive,  pare invece che l’assassino abbia piuttosto le idee chiare, anzi chiarissime, su dove, come, quando e soprattutto chi colpire. Fino a quando l’orologio della cattedrale batterà la mezzanotte ponendo fine a quel folle  martedì grasso di sangue,  e contemporaneamente, al Carnevale. La quaresima sta per iniziare e così  pure la penitenza per il vero colpevole.
Abbandoniamo per un attimo le brumose brughiere inglesi con le loro ancestrali  sinistre dimore, gli ovattati ma inquieti ambienti accademici dei college anglosassoni e le movimentate quanto insidiose  notti del New England americano per rituffarci nella rutilante e sfolgorante New Orleans tanto cara alla coppia Gwen Bristow & Bruce Manning che si ripresentano a noi a distanza di quasi 9 anni dalla ripubblicazione, nella stessa  collana, del loro arcinoto e acclamato romanzo di esordio, quel “L’ospite invisibile” (Bassotto n. 2 ) che qualcuno insinua maliziosamente abbia ispirato la grande Agatha Christie per la stesura del suo celebrato “Dieci piccoli indiani” ( ma la cosa non è assolutamente provata). Mentre il primo mistery scritto dalla coppia di coniugi statunitensi, risalente al 1930, è un classico “divertissement”  intellettuale, assolutamente claustrofobico, in cui un misterioso personaggio rinchiude in un appartamento otto personaggi, scommettendo di ucciderli ad uno ad uno entro la mattina successiva, questo inedito del 1932 appena pubblicato, è invece una scoppiettante  storia pieno di azione e movimento attraverso le vie cittadine in festa, tra ricevimenti privati e balli  in piazza.
Un misto di delitti  bizzarri e impossibili  propri dei migliori  “puzzle” letterari, calati in una storia che ha il ritmo, la   cadenza e lo svolgimento propri  del “procedural” poliziesco.  In una forsennata corsa della durata di circa 24 ore, seguiamo le indagini dell’ispettore Murphy, che con l’aiuto (chissà poi perché , ma in questo genere di romanzi si sa che se i poveri poliziotti non venissero aiutati da qualche dilettante non sarebbero proprio in grado di trovare il bandolo della matassa) di Wade e di  Wiggins, rispettivamente reporter e fotografo del “Morning Creole ”, dovrà districarsi tra tresche amorose clandestine, bugie, reticenze, falsi indizi e mezze verità, affari leciti (pochi) e illeciti (parecchi), intrallazzi politici e giochi di potere . Il tutto condotto con padronanza, mano ferma e un indubbio mestiere: basta vedere come gli autori tranciano in maniera chirurgica  i capitoli sul più bello lasciando il lettore  con un palmo di naso. Mestiere  che, ahinoi,  condurrà i due scrittori ad Hollywood verso altre carriere (sceneggiatore lui, autrice di romanzi storici lei) lasciandoci in eredità, con un certo rimpianto, solo 4 mistery. Bene ha fatto la Polillo a proporre questo libro assolutamente inedito per l’Italia  e benissimo farebbe in futuro, mi permetto, a dare alle stampe anche “The Gutenberg murders” del 1931 la seconda fatica firmata dagli sposini americani, con i medesimi protagonisti di questa storia, di cui si dice un gran bene.
Nell’attesa,  lasciamoci coinvolgere dall’entusiasmo del simpaticissimo fotografo del “Creole” e godiamoci questi tre omicidi e il  Mardì Gras,  tutti in una volta. Sono d’accordo, caro Wiggins. Questo si che è divertimento……

Articolo di Alberto "allanon" Cottini

Dettagli del libro

  • Titolo: I delitti di carnevale
  • Autori: Gnew Bristow & Bruce Manning
  • Titolo originale: The Mardì Gras murders (1932)
  • Traduttore: Francesca Stignani
  • Editore: Polillo Editore
  • Collana: I Bassotti n. 110
  • Pagine: 320
  • Data pubblicazione: marzo 2012
  • Prezzo: euro 15,40


venerdì 1 giugno 2012

Concorso Longanesi e Tess Gerritsen


Cari corpifreddi, è uscito ieri il nuovo romanzo di TESS GERRITSEN (quì troverete l'intervista fatta quasi un anno fa all'autrice), La fenice rossa.
Dai suoi thriller, la serie tv Rizzoli & Isles, in onda in prima serata su Rete 4 è oramai giunta alla seconda stagione.
 La Longanesi, ha organizzato un concorso aperto a tutti in collaborazione con Mediaset & Warner, 15 domande a risposta multipla. In palio riserviamo 5 fan kit con magliette, agende Rizzoli & Isles e copie firmate del libro e, per i secondi classificati, 5 copie firmate del libro.

Qui http://www.tessgerritsen.it/ tutte le info (nella sezione contest)

Vi ricordo, rosicando da morire, che la Gerritsen sarà in Italia
Venerdì 29 giugno 2012, Festival di Gavoi, introduce Alessandra Casella
Domenica 1 luglio 2012, Piacenza Blues Festival, con Alessia Gazzola

Trama del libro

La sconosciuta che giace sul tavolo settorio dell’anatomopatologa Maura Isles è molto giovane. E molto bella. I lunghi capelli castano ramato contrastano con la pelle chiara, tesa sugli zigomi alti. È stata ritrovata sul tetto di un edificio nella Chinatown di Boston, da un gruppo di turisti in cerca di brividi durante un Ghost Tour tra i misteri e le leggende dell’antico quartiere. Qualcuno le ha sparato un colpo di pistola, poi le ha mozzato una mano. La scoperta più inquietante però è quella fatta da Maura durante l’autopsia: sul corpo della vittima infatti viene ritrovato un misterioso capello argentato che, dalle prime analisi, non sembra appartenere a nessuna specie conosciuta. Inizia così per l’ispettore Jane Rizzoli una difficile indagine. Unico, sottilissimo elemento in suo possesso il fatto che l’edificio dov’è stata ritrovata la ragazza diciannove anni prima ospitava un ristorante cinese, La Fenice rossa, che era stato teatro di una strage. Il cuoco del ristorante aveva ucciso quattro clienti e si era suicidato. Cinque vittime, senza alcun legame tra loro, una carneficina subito attribuita a un attimo di follia. Ma qualcuno, evidentemente, non sembra pensarla così. Qualcuno venuto dal passato e pronto a tutto pur di ristabilire la verità, anche a uccidere...

Il libro del mese di Fahrenheit


Riparte il concorso de "Il libro del mese di Fahrenheit"

Manda una mail (fahre@rai.it)e scegli il tuo libro preferito tra i Libri del Giorno di Maggio.
Il vincitore parteciperà alla selezione per il Libro dell'Anno di Fahrenheit.

Ecco l'elenco dei libri in gara:

  1. Evelina Santangelo - Cose da pazzi - Einaudi
  2. Carola Susani - Eravamo bambini abbastanza - Minimum fax
  3. Bianca Pitzorno - Magie di Lavinia &C - Mondadori
  4. Walter Siti - Resistere non serve a niente - Rizzoli
  5. Alberto Arato - Il ballo delle piume - Lapis
  6. Carmine Abate - La collina del vento - Mondadori
  7. Adelchi Battista -  Io sono la guerra - Rizzoli
  8. Paolo Sorrentino - Tony Pagoda e i suoi amici - Feltrinelli
  9. Sacha Naspini - Le nostre assenze - Elliot
  10. Giacomo Papi - I primi tornarono a nuoto - Einaudi
  11. Alessandro Piperno - Inseparabili. Il fuoco amico dei ricordi - Mondadori
  12. Valentina D’Urbano - Il rumore dei tuoi passi - Longanesi
  13. Carlo Pedini - La sesta stagione - Cavallo di ferro
  14. Marco Porru - L’eredità dei corpi - Nutrimenti
  15. Silvana Gandolfi - Il club degli amici immaginari - Salani
Io ho votato, e voi?


giovedì 31 maggio 2012

Le nostre assenze – Sacha Naspini (Elliot 2012)



Odo il cranio, a ogni bolla, gemere e pregare: "Quando finirà questo gioco feroce e ridicolo?" Perché quel che la tua bocca crudele sparpaglia nell'aria, mostro assassino, è il mio cervello, il mio sangue, la mia carne!" (C.B.)

Ci sono assenze che ti lasciano dritto e duro come un fuso, ma scavandoti una voragine come il mare tra il petto e le scapole, che rischia ad ogni passo di farti annegare. Buchi così vuoti che nessuna terra può riempire.Ossa rimaste scoperte all'aria ad imputridire con i pensieri storti partoriti dai vermi di un dolore che non sai capire. Pensi a quella culla che nei primi giorni solo mani estranee hanno toccato, ti chiedi se questo è un ricordo o solo un grumo nero. Come una gomitata sotto lo sterno dopo aver pranzato e  nessun conato che ti venga a "liberare" da quel peso.
A carezze e pacche sulle spalle rimaste in polvere nell'aria. Piccoli fotoni di desiderio mai esaudito, che rammenti di aver visto gravitare ai margini degli occhi e del cuore senza poterli catturare. Ci sono assenze che non sono tali, almeno non assomigliano ad una sedia rimasta vuota o ad un coperchio che si chiude su di un volto per sempre addormentato, ma sono piuttosto bucce vuote che siedono alla tavola con te, che chiami con nomignoli definiti dall'affetto. Quel vuoto te lo aprono in sordina, un cucchiaio di cuore alla volta, finchè rimane solo il sangue a girare e senti che nessun luogo, nessuna scelta, nessun corpo puoi chiamarlo "casa".
Sei nato di traverso e quelle scelte, qualunque scelta seppur piena di buone intenzioni, trova sempre il modo di lasciarti ad un metro dall'uscio in cui speravi ancora di poter entrare.
Vuoti che ti trascinano giù benchè tu non lo voglia e ti costringono a guardare in una sola direzione. Paraocchi spirituali che la rivalsa, a volte, ti cuce sul perdono e sui pensieri.
Sono queste assenze che divorano occhi e spirito del protagonista nell'ultimo romanzo di Sacha Naspini. Una tomba etrusca scoperta per caso, un padre presente solo nello spazio occupato dal suo corpo, un amico-nemico bello come un putto e libero come uno zingaro ed una piccola storpia con un'orizzonte tutto chiuso in un recinto, tutti "vuoti" che bruciano i "bianchi" dell'esistenza, rendendola sovraesposta come una foto malriuscita.
Se ne " I Cariolanti" Naspini ci aveva regalato uno squarcio su di una vita relegata in una dimensione di assoluta "invisibilita'" dalla civiltà umana, una sorta di "autismo" esistenziale reso tale da condizioni volute da terzi e portate all'estremo, qui sembra di rivivere l'atmosfera che si respira nei "Malavoglia" del Verga. Vite e persone segnate, non tanto dalla povertà di mezzi, quanto da una sconfitta interiore sempre in agguato. Vinti dalla propria stessa pelle e dallo stesso cuore.
Scelte "obbligate" dall'assenza, da un amore così povero e così cieco da essere figlio del caso e non del credo. Leggere questo romanzo è comprendere che l'oscurità si può toccare, respirare, alimentare con quella perdita costante che l'assenza di chi è intorno a noi procura, che quella "casa" che non abbiamo avuto e non sappiamo trovare è l'unica luce che conta davvero.

«Tutto questo vuoto che si crea tra le persone, spesso senza motivo. Capita che la gente ci veda dentro un mondo, e impazzisce»

Articolo di Daniela "eccozucca" Contini

Dettagli del libro


  • Formato: Brossura
  • Editore: Elliot Edizioni
  • Anno di pubblicazione 2012
  • Collana: Scatti
  • Lingua: Italiano
  • Pagine: 190 
  • Codice EAN: 9788861922181
  • Prezzo: 16,00€



mercoledì 30 maggio 2012

Il maestro di scacchi - Massimo Salvatorelli (Piemme 2012)



Il maestro di scacchi. Il segreto di un’antica scacchiera…

Il rapporto giallo-scacchi nella letteratura poliziesca è sempre stato strettissimo. Non per niente molti personaggi famosi, vedi tra gli altri Poirot, sanno giocare a scacchi e tra le due forme di espressione creativa esistono diverse analogie. Spesso la vicenda tra il detective e l’assassino si presenta proprio come una partita del “nobil giuoco” durante la quale ognuno dei due muove i suoi “pezzi” per vincere l’altro. Essendo preso da queste passioni, non appena intravedo sugli scaffali delle librerie qualcosa che le unisce mi ci butto a babbo morto. Come nel presente caso.
Si parte dal 10 aprile 2005 e si finisce il 15 luglio. Numerosi flash back dal 22 marzo 1849 fino al 1902. Siamo a Roma ad un torneo del circolo di scacchi. Il narratore (gli eventi del presente in prima persona e quelli del passato in terza), l’avvocato Massimiliano (Max)  Perri, sta giocando contro Chiara, una ragazzina “odiosa” di circa dodici anni, capelli viola, maglietta dark, scarponi, anelli e orecchini vari che lo fa fuori senza troppa fatica. Se la ritrova poi nel proprio studio a chiedere la riapertura del processo a suo padre Enrico Terrani, accusato di omicidio, ora in detenzione domiciliare e amico del padre dello stesso Massimiliano (Ferdinando) con il quale aveva in comune la passione per gli scacchi. Dunque occorre dimostrare la sua innocenza e scoprire chi ha ucciso Ferdinando, perché c’è pure questo dubbio (l’avvocato Perri al momento della sua morte era in America e seppe solo di un infarto mentre lavorava).

Max, aiutato dalla sorella Alessandra, dalla moglie Rita e dal suo praticante Roberto, detto “l’uomo macchina” Al per la capacità incredibile di memorizzare, incomincia la sua indagine personale partendo dalla ricostruzione della storia di Terrani. Che è poi un tipo bizzarro, mette le corna alla moglie Luisa con Marija Kalinina, ragazza russa che sparisce e viene ritrovata morta carbonizzata. Terrani è arrestato per omicidio causa la presenza di alcuni indizi a suo sfavore. Si scopre che aveva avuto uno scontro con la potente famiglia degli Oderisi per certi documenti venuti in suo possesso e, guarda un po’, anche il padre dell’avvocato, Ferdinando, aveva un appuntamento il giorno della sua morte proprio con un Oderisi. Gatta ci cova.
Non la faccio lunga perché la storia risulta nello stesso tempo affascinante e complessa. Quello della numerosa famiglia Oderisi è il filo rosso che lega le vicende ottocentesche alle attuali. Di mezzo una famosa scacchiera e una serie di pubblicazioni scacchistiche  (lasciano dietro di loro una scia di morti ammazzati), la cui “interpretazione” (non ben chiarita) avrebbe permesso di arrivare al “tesoro di Garibaldi” sul quale stava indagando anche Terrani.

Come si capisce da questo breve resoconto trattasi di una vicenda che esige  lettura attenta e meticolosa. Flash back a ripetizione anche all’interno di uno stesso flash back (ce n’è pure uno che riguarda il giorno della morte dell’avvocato) con un continuo alternarsi di presente e passato che mette in continua allerta il povero lettore.
In parte storia vera, in parte inventata, uno squarcio di Risorgimento, passioni scacchistiche, personaggi storici famosi come il Generale e famosi scacchisti come Serafino Dubois, indagini, domande, riflessioni, dubbi e incertezze, atmosfere inquietanti fino all'epilogo. Procedendo nella lettura gli avvenimenti si gonfiano, perdono un po’ di linearità aiutati, però, da una scrittura agile, sicura e nello stesso tempo percorsa da humour leggero con spunto civettuolo su Holmes e Nero Wolfe. Coniugata  l’indagine da giallo classico al presente e l’atmosfera da thriller soprattutto al passato.

Un buon libro che poteva essere sfrondato a suo vantaggio di un discreto numero di pagine.

Articolo di Fabio Lotti

Dettagli del libro


  • Formato: Brossura
  • Editore: Piemme
  • Anno di pubblicazione 2012
  • Collana: Piemme linea rossa
  • Lingua: Italiano
  • Pagine: 447 
  • Codice EAN: 9788856619218
  • Prezzo: 18,00 €



lunedì 28 maggio 2012

Il guardiano - Massimo Lugli (Newton Compton 2012)



Un buon ritmo, personaggi ben strutturati, è tutto quello che rimane dell'ampio bagaglio di talento narrativo che Lugli aveva sapientemente steso sulle pagine delle prime opere e che, ahinoi, non troviamo in quest'ultima fatica letteraria. Raggiunta una certa popolarità grazie ai primi due sue romanzi, il nostro ha deciso di virare le tematiche della sua narrazione dagli ambienti magistralmente raccontati del borderline romano a quello a lui più congeniale della cronaca nera tout-court.
Ne “Il Guardiano” ritroviamo gli stessi elementi degli ultimi due volumi di Lugli “L'Adepto” ed “Il Carezzevole” che hanno dato i natali e visto crescere il personaggio, molto autobiografico, del giornalista di nera Marco Corvino.
Ma se nel primo volume di questa che, per ora, possiamo chiamare trilogia, avevamo apprezzato la caratterizzazione del personaggio del giovane stagista di cronaca con tutte le sue ambiguità, i problemi, le passioni e le ambizioni di carriera e se nel secondo volume l'autore ci aveva sorpreso presentandoci un personaggio repentinamente passato a matura età, in questo terzo capitolo non si ha alcun colpo di scena o evoluzione di personaggi, atmosfere, tematiche e quant'altro.
“Il Guardiano” è infarcito, fin troppo, di continui e prolungati discernimenti e descrizioni sul mondo delle arti marziali, degli strumenti di queste discipline e delle loro filosofie.
Tanto che man mano che si avanza nella lettura ci si chiede se sia un saggio universitario o un giallo, se bisogna prestare grande attenzione a tutte quelle informazioni perchè in esse potrebbero celarsi gli indizi dell'intreccio, o se le si deve considerare nient'altro che una mera espressione della grande passione dell'autore per il mondo delle arti marziali, ma che aggiunge veramente poco alla comprensione della storia e a volte causa un ridimensionamento dell'azione e delle atmosfere a semplici comprimari.
Altro importante distinguo della trilogia dalle primissime opere di Lugli è la rapidità con cui l'autore, dopo capitoli e capitoli enciclopedici, si presta a chiudere la fievole trama di giallo tessuta nelle pieghe di quello che riteniamo un validissimo “trattato sulle antiche e moderne scuole di arti marziali”. In neanche 30 pagine si alimenta, si evolve e conclude il libro, tutto in una ultra cinematografica (o televisiva) sequenza di sparatoria, troppo inverosimile perchè la si possa considerare plausibile nel panorama degli interventi delle forze dell'ordine italiane. Involontariamente è lo stesso autore ha inserire tra le pagine una corretta disamina di questo lavoro, attraverso i pensieri dello stesso Corvino sulla sua pregnante ricerca nel mondo delle arti marziali.
A pag. 237, dopo aver elencato tutti i percorsi di ricerca fatti sino a quel punto e rivelatisi inconcludenti, si legge: “Ero a caccia di un fantasma. Perdevo Tempo. Avrei dovuto semplicemente piantarla lì, se non fosse stato per la mia testardaggine cronica.....e la passione ormai inveterata per le arti marziali.
Consiglo a Lugli di immergere l'ottimo personaggio di Marco Corvino in ambienti più torbidi, magari meno commerciali, ma sicuramente più personali ed originali, come quelli descritti nelle primissime opere prodotte come “L'istinto del Lupo” e “La legge di Lupo Solitario”, che consideriamo dei veri best seller, se non di vendita, sicuramente di qualità.


Articolo di Dario Bertini

Dettagli del libro
  • Formato: Rilegato
  • Editore: Newton Compton
  • Anno di pubblicazione 2012
  • Collana: Nuova narrativa Newton
  • Lingua: Italiano
  • Pagine: 316 
  • Codice EAN: 9788854135642