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martedì 16 luglio 2013

La verità sul caso Harry Quebert - Joël Dicker (Bompiani 2013)


Prima di leggere il libro di Joël Dicker, ho avuto il piacere di conoscerne l’autore assistendo alla presentazione romana organizzata da Bompiani.
Grazie alle sue parole mi sono avvicinato al testo con molta curiosità e tante aspettative.
Sandro Veronesi, relatore della presentazione, e la critica più in generale, ne parlano come un libro da cui è difficile staccarsi per i molti colpi di scena e per la storia ricca di personaggi.
Ho messo le quasi ottocento pagine sul comodino e dopo pochi giorni non c’erano più, l’avevo finito.
Non posso far altro che confermare tutto ciò che avevo letto prima di iniziare.
“La verità sul caso Harry Quebert” è un libro ipnotizzante, che ti tira dentro la sua storia e ti leva ogni certezza di pagina in pagina, se non ci fossero le altre duecento, trecento, quattrocento pagine seguenti, penseresti sempre che è terminato.
Invece la storia si smonta e si ricompone senza perdere mai coerenza, garantendo sempre un ruolo importante a ogni personaggio, come se magicamente tutto fosse in primo piano.
Poi c’è l’esercizio di stile di mettere la scrittura della storia come protagonista della storia stessa, così su piani diversi ci sono lo scrittore che deve narrare gli eventi in cui è stato coinvolto un altro scrittore che a sua volta ha raccontato la sua storia d’amore proibita in un libro.
Sembra uno scioglilingua e per gran parte del romanzo sono stato in attesa che l’autore inciampasse in qualche dettaglio trascurato, invece tutto ha funzionato alla perfezione e la matrioska delle storie mi ha portato sino alla più piccola racchiusa dentro le altre.
La storia non è originale, così come non lo sono i luoghi e i personaggi. Eppure tutto ciò appare una scelta, l’autore sembra voler concentrarsi sugli ingranaggi per lasciare a noi l’onere di immaginare persone e luoghi.
L’America degli anni 70, i piccoli centri del New Hampshire, il locale dove cucinavano gli hamburger, la festa di fine anno del college, tanti elementi noti, grazie al cinema e alla letteratura, pongono le basi per poter narrare altro, per poter muovere il motore complesso della trama.
Un cold case, un caso irrisolto di 33 anni prima, diventa improvvisamente di attualità con il ritrovamento del corpo della ragazza scomparsa, seppellito nel giardino di un famoso scrittore, vicino ai resti il manoscritto che lo ha reso famoso, con una dedica alla donna stessa.
Prende così il via la storia, in cui niente è come sembra fino al termine, si palesa la storia d’amore tra la quindicenne defunta e l’allora trentenne scrittore, si comprende che il romanzo che lo ha reso famoso non è altro che la loro storia e l’America puritana lo condanna, sia per l’amore prematuro che per l’omicidio.
Sul posto arriva un giovane scrittore, in piena crisi creativa, per aiutare il suo mentore finito in prigione.
Inizia a indagare e ben presto trasforma le sue ricerche nel soggetto del suo libro che in fondo è lo stesso che leggiamo noi e che miscela le pagine con quelle del capolavoro dell’accusato.
Una letteratura che parla della letteratura, che scandisce i capitoli con i consigli che l’anziano insegnante universitario aveva dato al giovane studente che ora è corso ad aiutarlo.
In un’intervista, Ammaniti ha dichiarato che il libro non è scritto benissimo ma è appassionante, devo dire che per me lo è stato a tal punto da non essermi reso conto che presentasse qualche lacuna, o forse sono semplicemente un lettore più modesto del famoso scrittore italiano.
Mi capita raramente di leggere con la bramosia di voltare pagina, quando succede mi entusiasma e quando il romanzo che lo ha fatto accadere si conclude mi dispiace.
Stavolta è successo e mi auguro che accada anche a voi.

Articolo di Pierpaolo Turitto

Dettagli del libro

  • Autore: Joël Dicker
  • Titolo: La verità sul caso Harry Quebert
  • Traduttore: Vega V.
  • Editore Bompiani
  • Pagine: 779
  • Prezzo € 19,50
  • Data di pubblicazione: Maggio 2013


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