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venerdì 14 dicembre 2012

Vipera - Maurizio De Giovanni (Einaudi 2012)


Che cosa hai visto, Cennamo Maria Rosaria del Vomero, detta Vipera? A che cosa hai pensato, mentre stavi morendo? Mentre il tuo corpo meraviglioso, la fantasia di centinaia di uomini, lasciava andare il tuo estremo respiro?

È tornata la primavera con la sua indecisione fra  freddo, caldo, vento, pioggia, sole.
È tornata la primavera con l’esplosione di fiori, odori, umori, risa.
È tornata la primavera con i raggi di sole che asciugano le pozzanghere e asciugano i muri, con gli ultimi refoli di vento che spazzano via i resti dell’inverno.
È tornata la primavera e con essa Ricciardi.
È tornato Luigi Alfredo è la sua dolorosa consapevolezza di essere un uomo che vive nell’ombra.
È tornato il commissario che vive tra i vivi ma che è condannato ad ascoltare l’ultimo pensiero degli uomini morti di morte violenta.
È tornato l’uomo che desidera l’amore, ma lo teme, che è attratto da due profondi occhi neri ma anche da un sorriso lieve e dalla carezza di una mano mancina.

Ben tornato Ricciardi.

Vipera! Hanno ammazzato Vipera! Hanno ucciso quella puttana, sì quella del bordello Paradiso! Quella sì, la più bella di tutte!
È il mormorio che accompagna il percorso del commissario Ricciardi e del brigadiere Maione, dalla questura al bordello,  luogo di ‘lavoro’ della vittima. Nell’aria è primavera, nell’aria c’è la Pasqua precoce, con i suoi rumori e suoi profumi.
Camminano a passo veloce i due poliziotti, immersi nei loro pensieri, Maione pensa alla prossima Pasqua e alla dolcezza della sua nuova figlia acquisita e pensa che l’uomo è cattivo pure in prossimità della feste sacre. Ricciardi cammina e pensa che tutti i giorni son uguali agli altri, che i morti ci son sempre e che son morti per fame o per amore, cammina e rimugina e si dice: “vedi lì, sì proprio lì, in quell’angolo c’è il vecchio che si è sparato: “. Il proiettile era entrato dalla tempia destra ed era uscito dalla fronte, aprendo la testa come un’anguria. Il terrore della morte imminente aveva indotto un fiotto di urina, che macchiava di umido il davanti del pantalone grigio. Sotto il sangue e il cervello che colavano sulla faccia e coprivano gli occhi, la bocca continuava a ripetere senza sosta: il nostro Caffè, amore mio, il nostro Caffè, amore mio.
 E di nuovo l’amore, l’amore che conduce alla disperazione,  l’amore bramato ancora, sempre,  anche nella morte.
Bordello Paradiso, scenario dell’ultimo respiro di Vipera, respiro che le è stato negato da un cuscino sulla faccia, che ha scomposto il suo viso così bello; che ha gettato scompiglio sulle ragazze e sui clienti, che pare abbia addolorati un po’ tutti, compreso il dott. Bruno Modo, medico della questura e amico di Ricciardi, ed è proprio Modo il vero protagonista della storia. Modo è il suo ribellarsi alla sottomissione comune del ventennio fascista, Modo è la sua burbera personalità, Modo è la sua compassione, comprensione verso i deboli e gli indifesi. È proprio il suo rispetto intrinseco per le persone di qualunque genere lo metterà in un mare di guai. Toccherà a Ricciardi e a Maione salvarlo da se stesso, sarà Ricciardi a scendere a patto con la sua anima e i suoi timori, gli toccherà scegliere tra le indagini sull’assassinio e la salvezza di un amico,  ma non solo…
Ben tornata primavera ben tornato commissario.

Articolo di Marta Naddeo


L’unico gioiello sul corpo era un bracciale d’argento a forma di serpente con due pietre verdi al posto degli occhi, sull’avambraccio sinistro. Il volto, scoperto, esprimeva la sofferenza della fame d’aria e dalla bocca spalancata spuntava una parte di lingua annerita. Soffocata. La ragazza era stata soffocata.

Napoli, 1932: e’ il primo pomeriggio di primavera.
Al Paradiso, la casa d’appuntamenti più famosa della città, quella frequentata dai ricchi, è stato scoperto un delitto. E’ morta Vipera, nome con cui in tutta Napoli è conosciuta la migliore, la più bella delle ragazze “che fanno il mestiere”. La ragazza è stata soffocata con un cuscino: è un omicidio.
Ancora una volta Maurizio de Giovanni cambia profondamente l’ambiente in cui avviene il crimine; le indagini, a differenza degli ultimi romanzi del ciclo di Ricciardi, devono concentrarsi sulla parte più ricca della popolazione. Parallelamente all’indagine, accade un altro fatto che coinvolgerà personalmente il commissario; in questo secondo ciclo di romanzi, oltre al fattore climatico (caratteristica peculiare delle storie narrate da de Giovanni), uno dei personaggi principali diventa co-protagonista della vicenda, intrecciando l’indagine alla sua storia personale: questa volta è il dottor Bruno Modo, forse l’unico “amico” (se si può dire così, vista la riservatezza di Ricciardi) del commissario; l’unico con cui, a differenza di Maione, può parlare “da pari a pari”.

Spesso nei romanzi di genere poliziesco il personaggio principale è il protagonista assoluto della narrazione; l’evoluzione dei personaggi dei romanzi di de Giovanni sembra seguire una strada diversa.
Ricciardi conduce la ricerca del colpevole, ma sono i suoi “compagni di avventura” ad occupare i ruoli primari delle due vicende narrate nel romanzo: nel corso dell’indagine principale, ma soprattutto nella storia che segue parallelamente il delitto, Maione, Livia e Bambinella danno il loro contributo essenziale all’azione di Ricciardi. Un romanzo quindi più corale, dove l’indagine passa in secondo piano perché “un amico si aiuta”, anche se alla fine tutto torna, perfino i dettagli che sembrano secondari. Un romanzo di ampio respiro, dove la ricerca del colpevole non è certamente la cosa più importante della vicenda: può essere un difetto o può diventare un pregio in un romanzo, dipende da come lo si valuta. Quello che più interessa all’autore è raccontare ed approfondire le vicende dei singoli personaggi (sia quelli che ormai il lettore ha imparato a conoscere sia quelli che appaiono in un solo romanzo) per descrivere cosa li spinge a seguire il bene o il male quando devono decidere come agire, affrontando poi le conseguenze delle loro azioni.
De Giovanni conferma il suo stile e racconta, come lui sa fare, i dettagli e l’atmosfera di una Napoli degli anni Trenta che in molte sue caratteristiche e tradizioni non è poi molto cambiata da allora, perché, in fondo, le passioni e le reazioni degli esseri umani agli avvenimenti della vita rimangono costanti in ogni epoca.

Articolo di Paolo "carrfinder" Umbriano


E dimmi: lo sai tu, cos’è l’amore?
Così si apre l’incipit del nuovo attesissimo romanzo di Maurizio De Giovanni, sesto episodio in ordine temporale della fortunata saga Ricciardiana, ambientata in epoca fascista.
Certamente De Giovanni sa esprimere perfettamente nei suoi scritti questo caldo sentimento, come più in generale la sfera emozionale dell’animo umano, nei suoi aspetti più candidi e puri sino a quelli più malvagi e morbosi.
Avevamo lasciato il Commissario Ricciardi circa un anno fa con “Per mano mia”, dove la sacra ricorrenza che faceva da cornice alla storia era il Natale. “Vipera” ci introduce alla sacra festività della Pasqua e, insieme a lei, al profumo inebriante della primavera, stagione che De Giovanni riesce a descrivere, con straordinaria capacità visionaria e palpabile  trasporto interiore.
Già dal titolo del romanzo appare evidente la dichiarazione d’intenti dello scrittore napoletano, qui calato nel tratteggiare con profonda attenzione, rispetto e compassione, la drammatica vicenda della vittima, vero e proprio centro catalizzatore e nucleo del romanzo. Nei gialli di De Giovanni la vittima non è mai un semplice ingrediente funzionale al freddo e asettico congegno investigativo, quanto l’essere umano oggetto di un vile atto delittuoso, lo strumento che permette di scandagliare nel profondo nero dell’animo dei personaggi.
Vipera è infatti la più bella e conosciuta prostituta del rinomato bordello chiamato beffardamente Paradiso, dove viene rinvenuta cadavere, soffocata con un cuscino nella camera in cui concede le sue desiderate prestazioni. Come da tradizione del giallo, tanti indiziati e, soprattutto, innumerevoli moventi che potrebbero avere scatenato la pulsione omicida dell’assassino.
Sulle capacità tecniche di De Giovanni ormai appare quasi inutile disquisire, anzi sotto questo punto di vista è riscontrabile una sempre maggiore convinzione dei propri mezzi e conseguente abilità nel saperli domare e padroneggiare. L’accuratissima ricostruzione storica, gli ariosi squarci intrisi di forte vena poetica, l’amalgama dei giusti e azzeccati cambi di sequenza e prospettiva dimostrano un’impressionante crescita compositiva, caratteristiche capaci di donare alla storia maggiore ampiezza, dinamismo ed armonicità. Sempre più marcata l’impronta corale dell’intreccio, probabilmente anche aiutata dalla preziosa e stimolante esperienza del “coccodrillo” che ne ha rinvigorito e snellito il testo.
“Vipera” porta con se tanti aspetti positivi e punti di forza ai quali lo scrittore napoletano ci ha abituati (e forse viziati) ma, allo stesso tempo, dei segnali e avvisaglie di stanchezza individuati in qualche meccanismo ripetitivo di troppo, rischio quest’ultimo certamente insito e fisiologico nella serialità, ma comunque da tenere sotto stretta osservazione.
E’ inoltre forte sensazione personale che la storia parallela avente protagonista il Dott. Modo, che affianca l’indagine maestra del Commissario Ricciardi, caratteristica che accomuna tutti i romanzi della tetralogia delle festività ed inaugurata in “Per mano mia” con il Brigadiere Maione, non ne abbia di quest’ultima la stessa potente intensità. e la sua narrazione, concentrata soprattutto nella sezione finale del romanzo, renda le parti più sfilacciate e ne faccia perdere ritmo e mordente nella globalità del romanzo.
Gradevole tutto sommato l’evoluzione della vicenda sentimentale, qui giocata su toni drammatici e sofferti, senz’altro meno patinati e zuccherosi.
Ho sempre ribadito che Maurizio è uno scrittore completo sotto tutti gli aspetti, che non può per nessuna ragione rimanere ingabbiato in spazi ristretti o compromessi di sorta. De Giovanni deve essere libero di esprimersi a 360°, travalicando generi e confini stilistici, inseguendo ciò che veramente sente dal profondo del cuore.
Sia chiaro, “Vipera” rimane un ottimo romanzo, ma il sottoscritto vuole considerarlo un episodio di transizione e di passaggio verso una nuova più fertile identità.
L’esperimento di “Il metodo del coccodrillo” è stato un primo importante passo dove si è avvertito il bisogno stesso di De Giovanni di ricercare nuovi stimoli e tentare un cambio di rotta, già nella sua ferma intenzione di dare maggiori risposte sul “perché” a scapito del “chi”.
In un giallo, quindi, che cerca nuove strade con coerenza e coraggio. Un giallo che sembra mutare e tingersi di nero.

Articolo di Marco "killermantovano" Piva

Dettagli del libro

  • Vipera. Una storia del commissario Ricciardi
  • Maurizio De Giovanni
  • ISBN/Cod. prod.: 9788806203436
  • Data di Pubblicazio: nenovembre 2012
  • Edito da: Einaudi
  • Prezzo: € 18,00
  • Pagine: 360


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