“…quando ho capito com’era la realtà, era troppo tardi, ormai sapevo fare solo quello.
Vivere di violenza”
La regola di vita di Chance Renard, meglio noto come il Professionista, è una e una sola: nessuna regola. E questo pare valere anche per l’attività letteraria del suo creatore, Stefano Di Marino. Fedele al cento per cento a questa massima, in questo romanzo uscito in libreria agli inizi di settembre nella collana “Calliphora” (diretta dal nostro caporedattore Enzo "BodyCold" Carcello) per Edizioni della Sera, lo scrittore abbandona i complotti planetari, le società occulte, i gruppi di potere segreti, i killer prezzolati, i paesaggi esotici, le giungle tropicali, le metropoli orientali e i codici non scritti dei mercenari di professione, per tuffarsi nella realtà urbana e suburbana della sua città natale. Milano. Ovvero Gangland. Ovvero “non proprio come la baulieue di Parigi ma poco ci manca”.
Cambia quindi completamente il contesto di chi ha conosciuto Stefano Di Marino e il suo personaggio nelle avventure più propriamente affini al genere combat o spionaggio che da circa 15 anni vengono periodicamente pubblicate nella collana Segretissimo. “Nero criminale” può essere considerato alla stregua di uno “spin – off” della serie storica, ideato per confrontarsi con una categoria diversa, che lo stesso scrittore arriva a definire “nero metropolitano” e Alan Altieri “hard-boiled thriller”. Non si tratta proprio di una novità, in quanto le storie ambientate a Gangland hanno fatto il loro esordio nella collana da edicola mondadoriana già nel 2007, nel romanzo appunto “Gangland” in cui le tradizionali trame lasciavano spazio a vicende che a grandi linee si avvicinavano più ad un genere poliziesco metropolitano, in cui l’azione pura e la violenza spadroneggiano. Il medesimo scenario verrà riproposto in altri 2 volumi (“Tiro all’italiana” - 2010 e “Gangland blues” 2011). Rinunciando con indubbio coraggio, alla tranquillizzante sicurezza che per un autore può rappresentare la (quasi) tradizionale immutabilità di un proprio personaggio seriale, qui Di Marino spariglia un pochetto le carte.
Ci presenta il Professionista temporaneamente senza i tradizionali panni di soldato di ventura nei quali abbiamo imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo, calato piuttosto nel ruolo del perfetto detective hard boiled di tanta letteratura e cinematografia passata. Solitario, con pochi selezionatissimi amici, sospeso in un contraddittorio rapporto di rispetto/sospetto/sopportazione forzata con parte delle forze dell’ordine, circondato da pupe tentatrici e molte volte traditrici, impegnato in una missione “per conto del bene”, condotta qui ben oltre i limiti della legalità, nel corso della quale, insieme con i cattivi di turno, intrattiene un gioco letale in cui ciascuna parte riveste contemporaneamente i panni del gatto e del topo, a seconda del rispettivi punti di vista. Gangland non si limita a far da sfondo alla vicenda. Gangland è parte integrante e imprescindibile della storia, protagonista allo stesso livello dei personaggi in carne e ossa, tutt’uno con i fatti raccontati, culla e artefice della criminalità presente e passata narrata. Metropoli “da bere” che ci mette un niente a trasformarsi in necropoli di degrado sociale, morale e ambientale. E non c’è molto da stare allegri, se è vero ciò che dichiara la giallista scozzese, Val McDermid “Ogni società miete il raccolto di crimini che merita” .
E qui i crimini narrati sono tra i più brutali che uno possa immaginare e raccontare. Pura, animalesca, primordiale violenza. Si tratta, finalmente, mi permetto di aggiungere, di un libro a tutti gli effetti “nero” nel profondo e non soltanto, come troppo spesso oggi accade tra le proposte in libreria, nel titolo e/o nella fascetta di copertina. Se proprio si vuole scrivere un libro cupo tanto vale immergersi nel buio fino agli occhi e procedere oltre. Cosa che Di Marino fa senza tentennamenti né incertezze o dubbi. “Pulp” fieramente e orgogliosamente “pulp”, per scrivere una fiction d’azione veloce e mozzafiato, senza perdere di vista che “là fuori” c’è un mondo reale, fonte di fertile e fin troppo facile ispirazione per colui che deve creare una storia di “fantasia nera”. Per questo occorre anche un Professionista leggermente diverso da quello incontrato nelle storie di avventura e spionaggio alle quali siamo abituati.
Più amaro, più cinico, più riflessivo sulle situazioni e sulla realtà che lo circondano, senza comunque mai cadere in pedanti paturnie psicologiche, che nulla hanno a che fare con questo genere di storie, sempre implacabile con i nemici, da cui si differenzia solamente grazie ad un personalissimo codice d’onere.
I debiti letterari del resto non discendono da quei classici scrittori di thriller che per quanto malati o presentati come tali, la maggior parte delle volte si chiudono con una morale consolatoria che riporta ordine nel caos. Lo scrittore milanese esplicitamente ammette di rifarsi ad esempi quali Richard Stark, (il mai-da-dimenticare grande Donald Westlake) autore della serie con protagonista Parker, rapinatore di professione, antieroe, freddo, duro e disincantato. “Nero criminale” di conseguenza è un romanzo scritto in stile secco, spedito e spontaneo, con perfetta alternanza tra dialoghi e scene d’azione, scevro da ricercate architetture stilistiche e da pesanti introspezioni psicologiche, il più delle volte ridicole, messe lì tanto per allungare il brodo e che paiono assorbire tante risorse creative di molti celebrati autori di oggi. Anzi, direi che ci troviamo di fronte ad una storia dai tempi e ritmi prevalentemente cinematografici in cui si avvertono preponderanti e prepotenti l’influenza del “polar” francese di quei registri che lo scrittore dichiara di amare particolarmente, come Josè Giovanni ( “Il clan dei marsigliesi”), e Jean Pierre Melville (“Bob il giocatore”), senza dimenticare l’italianissimo Fernando Di Leo (“I ragazzi del massacro”) e la sua trilogia del milieu (“Milano calibro 9”, “La mala ordina”, “Il boss”) a cui vanno ad aggiungersi, dando per scontato l’onnipresente Quentin Tarantino, l’adrenalinico John Woo e Robert Rodriguez accompagnato dal suo angelo vendicatore protagonista de “El Mariachi”. Storie in cui la società ha perso completamente la bussola perché il Male esiste da sempre ed esisterà per sempre. Non illudiamoci. Il Professionista non ha debellato niente e nessuno. Si è limitato a fare un po’ di pulizia ma la polvere sollevata si sta già posando da qualche altra parte. Tranquilli, è solo questione di tempo e Gangland, magari turandosi il naso, dovrà nuovamente convocarlo per un’altra spazzolata. E lui prontamente accorrerà. All’insegna dell’orgoglio pulp: “Sono il Professionista, risolvo problemi…”
Articolo di Alberto "allanon" Cottini
Dettagli del libro
- Titolo: Nero criminale – I segreti di una città corrotta
- Autore: Stefano Di Marino
- Editore: Edizioni della Sera
- Collana: Calliphora
- Data uscita: settembre 2012
- Pagine: 155
- Prezzo: euro 13,00
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