Aprii le sacre scritture e mi misi a recitare i comandamenti come mi saltavano in mente. Col primo, è chiaro, non c'era molto da fare. Mi era sempre piaciuto così com'era, con un'unica piccola correzione, tanto per sicurezza: Non avrò altro dio all'infuori di me. Quel che combinai con gli altri non me lo ricordo più, ma era ovviamente nello stesso spirito e in ogni caso non in quello santo. Ma credo che l'ottavo, l'ultimo che feci in tempo a leggere, fosse in perfetto accordo con il mio futuro stile di vita: Di' sempre falsa testimonianza. Non riuscii ad andare oltre.
E' la prima volta che il mio giudizio si divide in due. La prima riflessione regalerebbe al libro un dieci nettissimo, la seconda invece gli rifilerebbe una sufficenza.
Mi spiego meglio.
La vera storia del pirata Long John Silver penso sia oggettivamente un capolavoro, sia come storia che come modello narrativo. tratta della biografia di John Silver in un modo che a me ha affascinato, ossia come dialogo tra lo stesso Silver e Defoe, autore della "Storia generale dei Pirati" con lo pseudonimo (si suppone) di Capitano Charles Johnson.. Soltanto dei geni possiedono le qualità letterarie per raccontare una storia non in prima persona, non in terza, ma addirittura attraverso una voce narrante che cita le frasi di un'altro interlocutore in maniera tanto chiara quanto affascinante. Stessa esaltazione mi hanno dato numerosi concetti (di cui il romanzo è pieno zeppo), primo fra tutti, che io urlerei in mondo intero, è la spiegazione del motivo per il quale anche chi è credente e vive in funzione della vita ultraterrena, comunque ha paura di morire. Non voglio entrare in un tema fin troppo spinoso, ma credo che Larsson, oltre ad avermi letto nel pensiero, abbia rischiato la forca tanto quanto i personaggi del suo lavoro.
Fin qui quindi, il voto massimo era una certezza.
In pratica però il libro non mi ha soddisfatto come avrebbe dovuto, complici più cose. La prima è sicuramente il modo errato con il quale l'ho letto: questo è un libro da leggere in tre giorni, non in due settimane come il sottoscritto, e soprattutto in un arco di tempo dove altri pensieri mi pogavano in testa lasciando poco spazio ad arrembaggi e tratte degli schiavi.
Secondo motivo non ho amato John Silver, trovandolo a volte anche contraddittorio. Come ultimo punto di poco pregio, non sono riuscito (forse per il motivo sopra citato) a farmi trasportare su una nave battente il Jolly Roger; è stata una lettura abbastanza distaccata la mia.
Quindi, in conclusione, credo sia un libro assolutamente da leggere, a patto che lo si sfogli tutto d'un fiato e con la mente sgombra per dare la possibilità di entrare nel vivo della storia, perchè sicuramente ne vale, non a caso è arrivato alla quattordicesima ristampa.
Una volta che ci si dà alla pirateria, di regola non c'è via di ritorno, per quanto lo si voglia, e, comunque, di sicuro non in qualità di capitano pirata a riposo.
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Articolo di Alessandro "dampy" Farese
Dettagli del libro
- Formato: Brossura
- Editore: Iperborea
- Anno di pubblicazione 1998
- Lingua: Italiano
- Pagine: 496
- Traduttore: K. De Marco
- Codice EAN: 9788870910759
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