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giovedì 31 maggio 2012

Le nostre assenze – Sacha Naspini (Elliot 2012)



Odo il cranio, a ogni bolla, gemere e pregare: "Quando finirà questo gioco feroce e ridicolo?" Perché quel che la tua bocca crudele sparpaglia nell'aria, mostro assassino, è il mio cervello, il mio sangue, la mia carne!" (C.B.)

Ci sono assenze che ti lasciano dritto e duro come un fuso, ma scavandoti una voragine come il mare tra il petto e le scapole, che rischia ad ogni passo di farti annegare. Buchi così vuoti che nessuna terra può riempire.Ossa rimaste scoperte all'aria ad imputridire con i pensieri storti partoriti dai vermi di un dolore che non sai capire. Pensi a quella culla che nei primi giorni solo mani estranee hanno toccato, ti chiedi se questo è un ricordo o solo un grumo nero. Come una gomitata sotto lo sterno dopo aver pranzato e  nessun conato che ti venga a "liberare" da quel peso.
A carezze e pacche sulle spalle rimaste in polvere nell'aria. Piccoli fotoni di desiderio mai esaudito, che rammenti di aver visto gravitare ai margini degli occhi e del cuore senza poterli catturare. Ci sono assenze che non sono tali, almeno non assomigliano ad una sedia rimasta vuota o ad un coperchio che si chiude su di un volto per sempre addormentato, ma sono piuttosto bucce vuote che siedono alla tavola con te, che chiami con nomignoli definiti dall'affetto. Quel vuoto te lo aprono in sordina, un cucchiaio di cuore alla volta, finchè rimane solo il sangue a girare e senti che nessun luogo, nessuna scelta, nessun corpo puoi chiamarlo "casa".
Sei nato di traverso e quelle scelte, qualunque scelta seppur piena di buone intenzioni, trova sempre il modo di lasciarti ad un metro dall'uscio in cui speravi ancora di poter entrare.
Vuoti che ti trascinano giù benchè tu non lo voglia e ti costringono a guardare in una sola direzione. Paraocchi spirituali che la rivalsa, a volte, ti cuce sul perdono e sui pensieri.
Sono queste assenze che divorano occhi e spirito del protagonista nell'ultimo romanzo di Sacha Naspini. Una tomba etrusca scoperta per caso, un padre presente solo nello spazio occupato dal suo corpo, un amico-nemico bello come un putto e libero come uno zingaro ed una piccola storpia con un'orizzonte tutto chiuso in un recinto, tutti "vuoti" che bruciano i "bianchi" dell'esistenza, rendendola sovraesposta come una foto malriuscita.
Se ne " I Cariolanti" Naspini ci aveva regalato uno squarcio su di una vita relegata in una dimensione di assoluta "invisibilita'" dalla civiltà umana, una sorta di "autismo" esistenziale reso tale da condizioni volute da terzi e portate all'estremo, qui sembra di rivivere l'atmosfera che si respira nei "Malavoglia" del Verga. Vite e persone segnate, non tanto dalla povertà di mezzi, quanto da una sconfitta interiore sempre in agguato. Vinti dalla propria stessa pelle e dallo stesso cuore.
Scelte "obbligate" dall'assenza, da un amore così povero e così cieco da essere figlio del caso e non del credo. Leggere questo romanzo è comprendere che l'oscurità si può toccare, respirare, alimentare con quella perdita costante che l'assenza di chi è intorno a noi procura, che quella "casa" che non abbiamo avuto e non sappiamo trovare è l'unica luce che conta davvero.

«Tutto questo vuoto che si crea tra le persone, spesso senza motivo. Capita che la gente ci veda dentro un mondo, e impazzisce»

Articolo di Daniela "eccozucca" Contini

Dettagli del libro


  • Formato: Brossura
  • Editore: Elliot Edizioni
  • Anno di pubblicazione 2012
  • Collana: Scatti
  • Lingua: Italiano
  • Pagine: 190 
  • Codice EAN: 9788861922181
  • Prezzo: 16,00€



1 commento:

Anonimo ha detto...

Il commento di Daniela è eccezionale, ho letto il libro e purtroppo ha dovuto fare i conti con "I cariolanti" ed ha perso in parte, il pathos "presente" in Bastiano mi è sembrato "quasi assente" nell'amico di Michele.
gracy