Non so chi sono, né chi ero o chi sono stato. So solo che da tempo sono Morto. Da troppo tempo giaccio in questo triste luogo dove il silenzio viene continuamente rotto da singhiozzi e pianti. Da sussurri, grida e risate isteriche.
Era sullo stesso scaffale di Diabolik, aveva le stesse dimensioni ed anche il design grafico lo ricordava, ed infine anche la copertina si ammantava dello stesso stile di disegno. Ancor più intrigante era la figura del protagonista rappresentatovi: una maschera vestita con calzamaglia nera arrecante la stampa delle ossa del corpo umano e come maschera un teschio. Ho subito pensato – Ma dai...hanno ristampato Kriminal! - ed invece leggo trattarsi di una nuova edizione intitolata “Il Morto” con sottotitolo “Il Nero a Fumetti”. Incuriosito dal nuovo esperimento editoriale l'ho fatto mio e l'ho letto con somma attenzione e curiosità ricavandone infine un unica e lapidale considerazione: che bisogno c'era di scopiazzare in toto idee, stili, formati, e quant'altro componga un edizione a fumetti per le edicole, da classici e icone intoccabili del fumetto nero dagli anni 60 ad Oggi?
Il prodotto, qui rappresentato dal suo primo numero, che oltretutto non è completamente auto-conclusivo ma, furbescamente, rimanda ad un secondo capitolo in uscita tra due mesi, non presenta alcun lembo di originalità ne di scelta stilistica ne di profondi contenuti.
“Il Morto” è un non meglio identificato personaggio rinchiuso in una casa di cura dalla quale, grazie a semplici e poco atletiche, ingegnose, criminali, azioni riesce ad evadere alla ricerca di informazioni su come e chi lo abbia rinchiuso là dentro.
I personaggi che sin ora popolano il suo mondo sono macchiette di malvagi del quotidiano e ipercaricati, i dialoghi stessi che essi usano sono poco probabili nella vita reale e maldestramente volgarizzati. Ne in loro ne nelle atmosfere vi è un minimo di mistero o thrilling o paura, tutto scorre liscio e prevedibile, ed anche là dove ti aspetti una rappresentazione più cruda il disegno e la “regia” sceglie campi larghi e punti di vista assolutamente poco coinvolgenti. Il disegno cerca di seguire le tecniche e i chiaroscuri dei suoi predecessori celebri ma è poco curato, sbrigativo e spesso e volentieri ci si accorge di errori di prospettiva e fisiognomica madornali, che creano un imbarazzante effetto grottesco. Ulteriori elementi negativi sono le ultime pagine del volume dedicate ad una prima breve storia della simbologia del teschio e del costume dello scheletro nella fumettistica mondiale che suona come un omaggio/giustificazione alle scelte adottate, ed infine un ancor più sbalorditiva ed inutile difesa anti-censura di una paginetta che riassume le (non) violenze viste durante la storia giustificandone la loro messa in esecuzione con finalità di contrappasso dantesco.
Unica nota positiva è un racconto finale simpatico e riflessivo che vede protagonista un poetico e curioso personaggio H.W.Grungle, quello si, originale.
Non me ne vogliano gli editori, ai quali va la mia stima per altre produzioni edite negli anni, ma in questo caso non si lamentino se il prodotto non avrà alcun seguito.
Articolo di Dario Bertini
Dettagli del libro
- Ed. Menhir - 2010
- Albo noir distribuito solo nelle edicole della Lombardia
- 128 pagine B/N
- Testi di Ruvo Giovacca
- Disegni Studio Telloli
- Prezzo: 2,00€
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