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lunedì 21 febbraio 2011

L' allieva - Alessia Gazzola (Longanesi 2011)


Sul fatto che Longanesi avesse deciso di riporre enormi aspettative, concentrare notevole attenzione e grandi risorse pubblicitarie su questo debutto letterario, è parso evidente già sul finire del 2010. In redazione pervenivano, con cadenza periodica, misteriosi pacchettini contenenti criptici booktrailer in DVD , inquietanti seghe da autopsia di cartone e caramelle griffate dal contenuto non meglio identificato. Tutto materiale evidentemente funzionale a generare quell’hype, capace spesso di rivelarsi un arma a doppio taglio; da un lato, sicuramente, un veicolo per fare lievitare la soglia d’interesse del lettore, dall’altro un pericoloso meccanismo tendente a creare altissime attese e aspettative.
C’è da premettere che l’editore, nonostante le abili astuzie di marketing, non ha giocato sporco e già dalla fascetta di copertina recitante la commistione “Patricia Cornwell – Bridget Jones”, ha edulcorato e stemperato i toni dal puro e serrato medical thriller. In caso contrario la delusione, soprattutto per il giallista esigente e più oltranzista, sarebbe stata davvero cocente. Siamo infatti molto lontani, per intenderci, dalle atmosfere cupe e morbose dei romanzi della Reichs, della Slaughter e della Gerritsen, con “L’allieva” ci si avvicina maggiormente ai territori del rosa crime in odore da best-seller ad alto tasso glicemico. Rimane comunque da capire cosa intendano gli esperti di marketing per “thriller al femminile” e devo dire che questa espressione ha scatenato in me più di una riflessione. Esiste forse un modo di costruire gialli “al femminile”? Personalmente non ci credo a questa ghettizzazione del genere o all’individuazione giocoforza di un target ben specifico. Per me esistono due modi di fare thriller: uno buono e uno cattivo. Indipendentemente dalla sensibilità più o meno femminile.
Protagonista indiscussa della vicenda è Alice Allevi, giovane specializzanda in medicina legale. Impacciata, timida, pasticciona ma dotata comunque di acume e notevole intuito, mal si presta ad un ambiente lavorativo che fa del servilismo e dell’arrivismo il suo paradigma. Vessata dai colleghi e malvista dai superiori, il suo percorso sembra lastricato da delusioni professionali e amorose. L’episodio della morte sospetta per overdose da eroina di una giovane della Roma bene, può dare impulso positivo alla sua carriera o affossarla per sempre. La sua testarda determinazione e il coinvolgimento emotivo dovuto alla superficiale conoscenza con la vittima, la spingono a cercare di vederci chiaro in questa losca storia.

“L’allieva” si presta a due chiavi di lettura (e di conseguente critica). Se lo prendiamo come romanzo di semplice evasione fa senz’altro il suo dovere. La lettura è scorrevole e piacevole, il libro è caratterizzato da un gradevole humour e, a livello formale e stilistico, risulta scritto bene e con accuratezza. Dove presta maggiormente il fianco alla critica, (e all’occhio clinico e chirurgico del prototipo corpo freddo), è proprio nella componente “thriller”, davvero esile e gracilina.
L’aspetto più prettamente investigativo è ridotto all’osso. Pesa soprattutto, a mio avviso, la mancanza di una fattiva correlazione tra il laboratorio di medicina legale e il team di polizia incaricato delle indagini. Mi rendo conto che Alessia ha voluto concentrare l’attenzione sull’ambiente scientifico ma tenere questo aspetto solo abbozzato sullo sfondo ne fa perdere in credibilità. Anche le vicende amorose, a mio avviso troppo intrusive, sfilacciano e mettono in secondo piano questa componente.
Mi aspettavo qualcosa in più anche a livello di dettagli scientifici. Al di là di alcuni test su un fazzoletto trovato nei pressi della scena e qualche analisi del DNA c’è davvero poco altro. Mancano i rilievi sul luogo del rinvenimento del cadavere, quasi del tutto assente l’esame autoptico, ecc. Insomma troppi pochi dettagli per un romanzo che, comunque sia, nelle campagne di marketing, utilizza espressioni come “medical thriller” e “forensic thriller”.
Altro particolare che mi ha fatto storcere il naso è la descrizione dei personaggi. Possibile che tutti i protagonisti siano belli/e, adoni e dotati di fisici scultorei? Questo aspetto me li ha resi troppo costruiti, artefatti, quasi di cartapesta, più a ricordare una fiction americana e una bella fiaba colorata.
Interessante e ben caratterizzata invece il personaggio dell’Allevi, potenzialmente valido, (e sicuramente costruito), in ottica seriale. Anche se, a mio avviso, la serialità pone di fronte a dei compromessi, delle limitazioni e delle barriere troppo strette. Con il serio pericolo di rimanere schiavi e prigionieri del proprio personaggio. Alessia con “L’allieva” è alla prima prova, ci sono segnali positivi ma allo stesso tempo ancora tanta strada da fare. Forse sarà necessario per il futuro fare una scelta di campo più coraggiosa: o seguire la sua anima rosa o, viceversa, le influenze più da “giallista”. Il rischio di un prodotto ibrido è quello di non soddisfare del tutto in maniera soddisfacente nessuna delle due categorie di lettori. In ogni caso il consiglio rimane quello di privilegiare principalmente le scelte di cuore, perché è quello che alla fine vince sempre.


Articolo di Marco "Killer Mantovano" Piva

Dettagli del libro
  • Listino € 18,60
  • Editore Longanesi
  • Collana Nuova Gaja Scienza
  • Data uscita 27/01/2011
  • Pagine 378, rilegato
  • Lingua Italiano
  • EAN 9788830429970

21 commenti:

Martina S. ha detto...

Interessante recensione, Marco: specie coi nuovi autori credo sia utilissimo metterne in luce sia gli aspetti positivi che quelli più carenti. E in ogni caso l'importante è che il lettore sappia cosa aspettarsi, per decidere in libertà se leggere quel libro e non restare deluso da aspettative troppo alte o comunque diverse.

Anonimo ha detto...

Grazie, non mi aspettavo niente di meno :-)

Concordo con Martina, solo che dopo una recensione così analitica, da un lato penso: ottimo per rilassarsi in un weekend al mare, dall'altro: con tutti i bei thriller che ci sono al mondo, dovendo scegliere privilegerei qualcos'altro.

Simona

Anonimo ha detto...

Per pura coincidenza ho finito di leggere anche io il suddetto libro. Praticamente un gialletto... etto...etto in un romanzetto rosa.
Un complimento a Marco che non si lascia ammaliare dalle sirene del buonismo imperante.
Fabio

Ivanalessia ha detto...

Bella recensione
anch'io ho notato una mega promozione per questo romanzo e purtroppo ci sono sempre pro e contro in questi casi.
Comunque sono curiosa di leggerlo (visto che hanno paragonato la protagonista a Kay Scarpetta).
Saluti

Cristing ha detto...

Ottima analisi Marco, la penso esattamente come te che "Il rischio di un prodotto ibrido è quello di non soddisfare del tutto in maniera soddisfacente nessuna delle due categorie di lettori". Per quanto mi riguarda il rosa crime non è proprio nelle mie corde, ho letto qualche romanzo e il risultato è che mi ha innervosito, è chiaro e normale che i protagonisti abbiano una storia, un compagnio/a ma quando la componente "rosa" predomina e mi irrita distraendomi dal "giallo", il rischio è quello di chiudere il libro prima della fine.

daniela "eccozucca" contini ha detto...

Sono completamente d'accordo con la tua analisi Marco, soprattutto sul "troppo clamore" che genera attese( e speranze sigh! ) a volte, come in questo caso, decisamente troppo alte e troppo brillanti da divenir cenere nella , ahimè, dolorosa scoperta che non si sono raggiunte quelle altezze sperate..Faccio per tanto un mea culpa per essermi lasciata intrigare dalla copertina, dalla quarta di copertina..tanto da essermi "innervosita" già alla terza pagina..

Anonimo ha detto...

guardate che questo libro sta avendo un successo enorme di pubblico e di critica e il fatto che non abbia convinto il gruppo corpi freddi perché non si tratta di un vero giallo non è indice né di scarsa qualità né di speranze mal riposte o di troppo clamore per nulla. in realtà i fatti danno ragione alla casa editrice e non a voi.

Anonimo ha detto...

Bravo Marco, hai detto tutto:) Io l'ho letto e concordo su quello che hai scritto. Un buon Harmony da leggere sotto l'ombrellone.
gracy

Scéf ha detto...

Anonimo (sarebe stato bello leggere anche una firma al tuo commento, ma no problem) carissimo, infatti non abbiamo detto che il libro sia orrendo tant'è che io personalmente non vedo l'ora di incontrare l' autrice presentandola. Si è solo detto in questo sito (sito che ti ricordo si occupa di letteratura di genere "gialli/thriller/ecc) che le aspettative potevano confondere i puristi del genere.
che abbia notevole successo è un augurio che faccio all' autrice per prima ^_^
per intenderci è come far recensire il nuovo album di Ligabue alla rivista di metal "Hammer", quindi non significa che Ligabue faccia schifo ma al pubblico + "estremista" di Hammer magari sarà diviso nella critica.

Caporedattore

Anonimo ha detto...

@BodyCold
Si, infatti il libro non è orrendo, è scorrevole e piacevole per quel genere. E poi è un esordio che lascia intendere un seguito, io per prima sono curiosa di vedere l'evoluzione della dottoressa Allevi.
gracy

stefano ha detto...

ho letto un intervista su Vanity Fair all'autrice e mi è parsa molto simpatica. una possibilità gliela darò sicuramente, ma aspetto TEA.
Ste.

Luca Conti ha detto...

Più che orrendo, è un romanzo imbarazzante dal punto di vista della trama e della scrittura. Serve altro?
LC

Anonimo ha detto...

@Luca Conti
si, il prezzo. Un pò troppo caro per essere sinceri, un lettore che legge tanto e compra tanti libri è imbarazzante pagare tanti soldi per un esordio.
gracy

Anonimo ha detto...

Di una orrenda fragilità dal punto di vista del "giallo" e di una sconcertante banalità dal punto di vista del "rosa".
Detto questo non mi sento affatto superiore a chi lo considera un ottimo libro. Tanto per chiarire.
Fabio lotti

laBalza ha detto...

Chapeau!
Marco obiettivo e sincero come sempre.
Le darò una chance, ma come altri aspetterò l'estate e possibilmente l'economica.

daniela "eccozucca" contini ha detto...

@Anonimo ( non gracy che si firma in calce ) che un romanzo abbia un successo enorme vuole dire tutto e nulla..anche Gigi d'Alessio riempie le piazze ma non è Mario del Monaco e, soprattutto, non deve ( e non può ) piacere a tutti indistintamente e tantomeno in virtù del fatto che ci sono persone che seguono i suoi concerti e comprano i suoi album ( tanto per rimanere nel paragone musicale ). Non siamo, inoltre, così "puristi" o "talebani integralisti" da ripudiare o scartare con sufficienza un giallo perchè non collimante a rigidi standard..nè, certamente, fustigatori di esordienti..personalmente posso dire, e ribadire, che in questo romanzo il livello del contenuto e lo stile non sono corrispondenti al mio ( personalissimo e valido seppur opinabile ) gusto. Detto questo aggiungo solo che migliorare è sempre auspicabile e possibile e che auguro, come tutti noi del resto, un grande grandissimo successo all'autrice.

Anonimo ha detto...

La vera intelligenza sta nel leggere le recensioni...e poi fare di testa propria!!!

Daniela "eccozucca" continini ha detto...

Infatti nessuno ha detto mai o ha mai preteso che le recensioni (di questo blog o di altri ) siano dei dictat sono opinioni ..e ognuno ha le proprie anche questo si sa'..sapere e' conoscere e la conoscenza e' intelligenza..

Lilli Luini ha detto...

Grazie, Marco. Ero molto incerta se sacrificare 18 euro perché il mio dubbio era proprio questo: sarà mica un gialletto dentro una storiella rosa?
Io sono un lettore onnivoro: ma se ho voglia di un rosa, mi compro un rosa conclamato. Se compro un nero, voglio un nero.
Il fatto è che alla gente piace il genere. Storie facili, che scivolano via senza inquietare troppo. Il personaggio seriale è seguito spesso per il suo privato e, da autrice, posso testimoniare che le domande e le richieste che fanno i lettori quasi sempre riguardano quella sfera. Contro cui non ho niente, ma insomma ci vuole un certo equilibrio. E soprattutto onestà intellettuale. Se un autore è portato per il rosa, non può mascherarlo da giallo perché tira di più.
Lilli

Stefania ha detto...

Romanzo che non mi ha attirato fin dalle prime volte apparso in libreria, ora però dopo tutti questi post un minimo di curiosità è salita...chissà magari quando riuscirò a trovarlo nell'usato e/o se uscirà in economica, per ora passo.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con questa recensione nella sostanza. Ovvero, penso che sia stato commesso un grave errore presentando questo libro come un medical thriller. non lo è, e su questo non ci piove. non si può proporre questo romanzo alla falange di lettori amanti della reichs o di deaver: troverebbero qualcosa di simile alla evanovich o alla kinsella, e aritmeticamente non gradirebbero. nondimeno, ho amato molto questo libro. per la leggerezza con cui è descritto questo lavoro, in maniera del tutto nuova e inedita. per la varietà degli argomenti trattati. perché mi ha offerto intrattenimento purissimo, divertendomi da matti. e vorrei dire a lilli luini che i libri, come il mondo, sono pieni di sfumature, i generi possono fondersi e il risultato ovviamente può essere discutibile, ma non per questo mancare di onestà intellettuale... non credo che l'autrice abbia mascherato il proprio romanzo. il romanzo, in realtà, è molto onesto, sin dalla prima pagina. più discutibile è la presentazione, e su questo concordo totalmente con killer mantovano.
Sara Liberti