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sabato 15 gennaio 2011

Intervista a Marco Polillo (Patron della Polillo Editore)


Sono lontani i tempi nei quali il mystery classico imperversava, quasi cento anni ci separano dalla cosiddetta epoca della golden age. Erano gli anni dove scrittori del calibro di Agatha Christie, Ellery Queen, John Dickson Carr, S.S. Van Dine creavano gioielli inestimabili, veri e propri congegni investigativi che hanno fatto la storia del giallo e che, tuttora oggi, vengono collezionati e venerati da una frangia di appassionati di tutto il mondo.
Una delle poche case editrici che tiene viva la fiamma e permette, a noi appassionati di questo genere che non morirà mai, di godere ancora di opere classiche prestigiose, è proprio la Polillo editore, rappresentata dal suo fondatore il Sig. Marco Polillo. Abbiamo avuto occasione di fare una chiacchierata con lui.

Corpi Freddi: A quasi dieci anni dal debutto della collana “I bassotti” sul mercato, quale è il bilancio che si sente di fare?

Marco Polillo: E’ un bilancio decisamente positivo. La collana, grazie anche a delle splendide recensioni di Antonio D’Orrico sul Magazine del Corriere della Sera, si è imposta subito, senza dover aspettare il passaparola positivo da parte dei lettori e, quel che più conta per il successo sia editoriale sia commerciale, è stato il fatto che i lettori che hanno apprezzato i primi titoli e si sono riconosciuti in un determinato genere letterario, hanno continuato a comperare i libri successivi. Oggi la collana ha in catalogo 90 titoli che vendono tutti  chi più chi meno, naturalmente  anche a distanza di anni dalla pubblicazione.

CF: Perché la decisione, all’epoca, di esordire in un settore non certo facile e propriamente per un pubblico di lettori abbastanza di nicchia? Era consapevole del rischio di scontrarsi con la Mondadori che, fino ad allora, aveva il dominio incontrastato in questo senso?

MP: Quando nell’ormai lontano 1995 decisi di creare una mia casa editrice avevo pensato che, nel momento in cui si fosse affermata sul mercato, mi sarei tolto lo sfizio di aprire una collana nella quale pubblicare quei titoli che avevano allietato i miei primi anni di lettore e che, riletti a distanza di parecchio tempo, continuavano, almeno per me, a essere una lettura estremamente piacevole. Mai e poi mai avrei immaginato che quella collana sarebbe diventata l’asse portante della Polillo Editore. Quanto a Mondadori, devo dire la verità che non ero particolarmente preoccupato. Mondadori, tranne rare eccezioni, quei titoli li propone solo in edicola dove vivono al massimo un mese e ricompaiono, se ricompaiono, a distanza di anni. Le caratteristiche della mia collana (da libreria, in versioni integrali, con traduzioni rifatte) sono completamente diverse.

CF: Come era nata l’idea di dare un nome così curioso alla collana?

MP: Niente di particolare. Volevo un nome ricordabile, un marchio graficamente bello e che richiamasse le caratteristiche della confezione (un po’ più bassa rispetto ai libri normali). E poi gli animali sono spesso usati in editoria per identificare le collane.

CF: Ci può fare un identikit del lettore medio della collana? Non solo relativamente ad età e sesso, ma pure a vizi e manie.

MP: Difficile rispondere. Da quanto ho potuto vedere (dalle lettere e dalle mail che riceviamo, dalle persone con le quali parliamo nelle fiere di Roma e Torino) sono le più varie. C’è uno zoccolo duro di appassionati che segue tutto (e che, fortunatamente, continua a comperare con regolarità) e lettori occasionali (incuriositi dalla grafica, dai titoli, o dai suggerimenti degli amici) che si avvicinano alla collana, ne scoprono le caratteristiche e non la abbandonano, andando spesso a recuperare anche i titoli già pubblicati. Non ci sono classi di età né differenze di sesso: i miei lettori variano dai 13 ai 90 anni, e sono indistintamente maschi o femmine.

CF: Ai giorni nostri, nell’epoca del thriller, del noir e soprattutto della contaminazione, quanta importanza riveste ancora questo affascinante genere letterario? Quanto, secondo Lei, assume rilevanza la conoscenza delle origini anche per apprezzare e analizzare meglio il nuovo che avanza?

MP: Secondo me molta. Soprattutto perché il thriller di oggi non è altro che la evoluzione del giallo di una volta. Con una differenza sostanziale: che a quei tempi nel mystery si cimentavano personaggi molto spesso di primissimo piano nel campo letterario e intellettuale: professori universitari che volevano arrotondare le loro entrate, studiosi, scienziati, medici, avvocati e, naturalmente, scrittori a tempo pieno. Varie intelligenze, quindi, che spesso scrivevano solo per il piacere di concepire trame diverse e più ingegnose di quelle realizzate dal collega o dall’amico, e spesso solo per puro divertimento. Molta più passione, quindi, che professione. Meno mestiere, forse, ma più sentimento. E secondo me si sente.

CF: Nella sua enorme conoscenza della materia e del panorama letterario, ha individuato qualche scrittore contemporaneo che si rifà espressamente ai miti dell’epoca?

MP: Grazie per la “enorme conoscenza” che in ogni caso non ho. La risposta comunque è no, almeno tra gli autori di punta. Ci sono stati in passato alcuni che hanno provato, ma la strada non è stata seguita fino in fondo. Ci sono in Inghilterra, questo sì, autori che si rifanno alla tradizione di un tempo, ma non sono riusciti ancora a ottenere – secondo me – risultati notevoli.

CF: Come avviene il lavoro di ricerca e di cernita delle opere? Quali sono i criteri che adottate per la scelta?

MP: Fortunatamente l’età d’oro del giallo è durata alcuni decenni e quindi di titoli che meritano di essere pubblicati ce ne sono ancora molti. I criteri sono quelli di rispettare le regole canoniche: plot intelligente e ingegnoso, ambientazione caratteristica, delitti “degni” di essere risolti, nessun inganno al lettore e, soprattutto, libri che una volta letti non lascino un ricordo deludente. Il lettore deve rimanere soddisfatto alla fine. Magari avrebbe preferito che il colpevole fosse un altro o che la storia d’amore (c’è spesso una storia d’amore nei gialli dell’età d’oro) finisse diversamente, ma la soluzione deve soddisfare. Quanto agli autori, per i primi 50 titoli ho preferito scegliere sempre nomi diversi anche perché c’era spazio per mantenere una grande varietà e un livello alto. Dopo il 50 ho iniziato ad alternare autori nuovi ad altri già pubblicati; un po’ per non abbassare la qualità della collana e un po’ per soddisfare le richieste di quei lettori che cercavano altri romanzi di un autore che a loro era particolarmente piaciuto e che trovavano incomprensibile il fatto che non venissero pubblicati nella medesima collana. Senza sapere che, purtroppo, a volte gli stessi autori hanno all’interno della loro produzione delle differenze di qualità notevolissime.

CF: Quali sono le opere delle quali va più orgoglioso di avere pubblicato nella collana?

MP: Ce ne sono tante che francamente non saprei quale indicare. Ci sono alcune cose che invece avrei cambiato e non ho potuto. Il titolo della Sayers Il segreto delle campane, per esempio, l’avrei modificato in I nove rintocchi (in originale il libro si chiama The Nine Tailors), che secondo me è molto più evocativo, ma il romanzo è troppo conosciuto in Italia con quel titolo e quindi non era possibile. Così come avrei cambiato il titolo di Nicholas Blake La belva deve morire (che in originale è lo stesso). E’ un libro bellissimo, con una serie di colpi di scena straordinari, che con quel titolo perde più del 50% del suo potenziale. La gente pensa che sia un hard boiler e invece non lo è per niente. Leggetelo, se non lo avete ancora fatto, e consigliatelo. Merita.

CF: E i suoi più grandi rammarichi? Quale sarebbe uno scrittore e un’opera in particolare che ruberebbe alla concorrenza?

MP: I rammarichi sono tanti. Ci sono scrittori che non posso pubblicare perché tuttora presenti in libreria presso altre case editrici e altri che non posso pubblicare perché gli agenti che ne trattano i diritti per il mercato italiano non me li danno. Se devo comunque fare un nome e un titolo, La tragedia di X di Ellery Queen. Ci ho provato ben tre volte a convincere gli agenti a darmelo. Preferiscono l’edizione Mondatori in edicola che esce una volta ogni morte di papa. Contenti loro… Che ci posso fare?

CF: Quali sono i romanzi più venduti del catalogo? Quali sono gli scrittori più richiesti?

MP: Il romanzo più venduto in assoluto è Il caso dei cioccolatini avvelenati di Anthony Berkeley, seguito da I delitti di Praed Street di John Rhode. Molto bene vanno anche tutte le antologie finora pubblicate (in particolare Delitti di Natale e Enigmi & Misteri). E questa è una cosa abbastanza curiosa perché in Italia i romanzi si vendono sempre meglio delle raccolte di racconti. Quanto alle richieste non ce n’è una particolare. Se proprio devo fare un esempio è James Hadley Chase. Chi ha letto Niente orchidee per Miss Blandish ne è rimasto affascinato e mi scrive domandandomi come mai non pubblico altri titoli dello stesso autore. Purtroppo Hadley Chase non ha scritto nulla, a mio avviso, nemmeno lontanamente paragonabile a Miss Blandish. E’ quello che dicevo prima rispondendo a un’altra domanda: la qualità non sempre viene mantenuta.

CF: A parere suo quali sono gli scrittori più geniali della golden age del giallo? E i più sopravvalutati?

MP: Se facciamo un discorso in generale sulla produzione complessiva di un autore, secondo me John Dickson Carr rimane il migliore insieme a Ellery Queen e a Van Dine (anche se per tutti e tre i titoli degli ultimi anni sono decisamente inferiori). Altri autori hanno scritto un grandissimo capolavoro, però in una produzione normale. Anthony Berkeley, per esempio, è uno di questi. Il caso dei cioccolatini avvelenati è unico, di gran lunga superiore agli altri suoi romanzi, così come L’omicidio è un affare serio, firmato Francis Iles, ha un finale straordinario, ben superiore a quello de Il sospetto. Anche Rex Stout ha una buona media, mentre molto altalenante è Agatha Christie. Geniale L’assassinio di Roger Ackroyd, del tutto inverosimile Assassinio sull’Orient Express.

CF: Sappiamo che uno dei più grandi miti amati e venerati dell’epoca è il maestro della camera chiusa John Dickson Carr. Dello scrittore americano risulta ancora inedito un romanzo del 1936 “ The Murder of Sir Edmund Godfrey” (che poi non è propriamente un romanzo ma quasi un saggio storico). Esiste una possibilità per la sua pubblicazione italiana?

MP: Non per il momento. Come ho detto prima, Dickson Carr è il mio autore preferito, ma curiosamente nei Bassotti i due libri che ho pubblicato, Occhiali neri e Discesa fatale (quest’ultimo scritto a quattro mani con John Rhode) non sono andati granché bene. Oltre a tutto, come lei dice, quell’inedito di Carr non è propriamente un romanzo e ha pure il grande difetto (per l’economia dei costi della collana) di essere abbastanza lungo.

CF: Ci può dare qualche anticipazione per il 2011. Quali saranno i grandi colpi targati Polillo per la collana “Bassotti”?

MP: Ci sono alcuni inediti di cui sono particolarmente fiero. L’alibi di Scotland Yard (Scotland Yard Alibi in originale) di Don Betteridge, per esempio, che uscirà alla fine di gennaio. Poi Svanito nel nulla (Into Thin Air) di Horatio Winslow e Leslie W. Quirk (richiestissimo dagli intenditori), Delitto ai grandi magazzini (The Whispering Window) di Cortland Fitzsimmons, Sette cadaveri (Seven Dead) di Jefferson Farjeon (l’autore di cui ho pubblicato Sotto la neve). Per gli appassionati ci sarà (spero) da divertirsi.

CF: E soprattutto lo storico n. 100 ormai imminente, è possibile sapere cosa dovremo aspettarci?

MP: Questo è un bel problema. Non lo so ancora. Può anche darsi che se non trovo qualcosa di veramente bello si passi dal 99 al 101. D’altra parte una collana di questo genere è difficile che possa riservare un colpo clamoroso dopo 99 titoli… Vedremo.

CF: “Il mistero del n. 72”. Non mi sto riferendo a un mystery, ma alla mancata uscita di questo giallo nella collana(“La ragazza tagliata nel montaggio” di Cameron McCabe) che, francamente, un po’ stona per noi feticisti collezionisti. Può raccontare i retroscena dietro questa problematica pubblicazione? C’è qualche speranza di vederlo edito?

MP: E’ una questione che un po’ mi fa soffrire. Il libro di McCabe è famoso tra gli intenditori e quindi, una volta recuperato il testo originale non facile da trovare, mi sono messo alla ricerca del proprietario dei diritti. Finalmente sono riuscito a individuarlo (nella figura del figlio dell’autore) che in passato era stato rappresentato in Italia da una determinata agenzia letteraria. E a quell’agenzia ho inoltrato la mia richiesta. Il tempo passava senza che questa riuscisse a venire a capo di nulla. Poi, qualche mese dopo, mi è giunta notizia che un altro editore voleva pubblicare il libro. Ho messo l’agenzia sul chi vive, ricordando che erano ormai mesi che avevo fatto la mia richiesta. La beffa ha voluto che l’altro editore nel frattempo era riuscito a rintracciare il proprietario dei diritti  che non era più il figlio dell’autore, bensì una casa editrice americana  rappresentato in Italia dalla… stessa agenzia che avevo contattato io e che, per una serie di sfortunate circostanze e dimenticanze, ha finito per vendere i diritti all’altro editore. Potete immaginare le mie proteste, così alla fine siamo venuti a un accordo. Dopo un po’ di tempo dalla pubblicazione dell’altro editore il libro l’avrei pubblicato anch’io nei Bassotti su sua licenza. Peccato che quando qualche mese più tardi si è trattato di definire l’accordo l’altro editore abbia fatto delle inaspettate resistenze per cui la pubblicazione, che pensavo di fare a ottobre 2010, è scivolata una volta ancora in avanti. Mi riprometto di tornate alla carica nei prossimi giorni e spero che, prima o poi, il numero 72 riuscirà a vedere finalmente la luce.

CF: Quest’anno ha visto pure l’esordio di una nuova collana Polillo “I Mastini”, che propone i romanzi dell’epoca, dotati di una impronta maggiormente action, più all’americana, il classico hard boiled. Trovo l’idea assolutamente geniale e coraggiosa. Come è nata questa esigenza?

MP: Mi è sembrato naturale sviluppare in una collana diversa quella che, in qualche modo, è stata la trasformazione del giallo classico. E’ vero che l’hard boiled si è affermato in un periodo nel quale il mystery era ancora in piena esplosione, ma poi col passar degli anni il giallo classico si è perso e il poliziesco (più il thriller, il noir, la crime styory, la detective story, ecc.) si è definitivamente affermato. Ci sono autori degli anni 50 e 60 che meritano di essere riscoperti e riportati all’attenzione dei lettori di oggi. Come il giallo classico non è fatto solo di Ellery Queen, Agatha Christie e pochi altri che si trovavano regolarmente sul mercato prima dell’avvento dei Bassotti, così l’hard boiled non è fatto solo di Dashiell Hammett o di Raymond Chandler. Purtroppo il genere letterato dei Mastini è più ampio rispetto a quello dei Bassotti e quindi è più difficile riuscire a cogliere un’identificazione così precisa con un certo gusto dei lettori come per i Bassotti, ma valeva la pena di provare. I primi tre titoli usciti sono diversissimi l’uno dall’altro e i due successivi, che arriveranno in libreria a marzo, saranno diversi ancora. Spero che questa operazione dia i risultati sperati; mi rendo conto – lo sapevo sin dall’inizio – che si sarebbe trattato di una scommessa più difficile da vincere di quella dei Bassotti, ma mi sono detto che andava ugualmente fatta. I titoli sono oggettivamente buoni (ve lo dice uno come me che come lettore è più vicino al genere Bassotti), quindi ho fiducia. Confido molto anche nell’aiuto degli amici di Corpi freddi e di tutti gli altri amanti del giallo, inteso nelle sue più svariate accezioni, che navigano su Internet.

CF: In linea generale come vede lo stato dell’editoria italiana? Che periodo stiamo attraversando?

MP: Sarò laconico. Niente di nuovo sotto il sole.

CF: Oltre che fondatore della Polillo editore Lei è pure un apprezzato scrittore che ha pubblicato due romanzi per Piemme (“Testimone invisibile” e “Corpo morto”). Ha in programma nuovi romanzi? Quali sono gli autori che l’hanno maggiormente influenzata?

MP: Non solo ho in programma un nuovo romanzo, ma l’ho anche scritto, terminato e consegnato al mio agente. Il titolo che gli ho dato  e che spero piaccia all’editore e quindi lo mantenga  è Il pontile sul lago. E’, in qualche modo, la continuazione di Corpo morto. Il personaggio principale è Zottìa, naturalmente, alle prese con la sua complicata storia d’amore con Serena e con un delitto (o meglio, almeno un delitto) commesso a Orta, sul Lago d’Orta. Con ogni probabilità uscirà nel 2011. Quanto agli autori che più mi hanno influenzato, i gialli classici – ebbene sì – per la parte “a enigma” (in Corpo morto c’era un omaggio preciso a John Dickson Carr) e Fruttero & Lucentini per il modo in cui viene trattata (da loro infinitamente meglio di me) la scrittura. Spero che tutti gli amici di Corpi freddi gli riserveranno lo stesso affetto che riservano ai Bassotti.

CF: Relativamente alla critica letteraria del nostro paese, si è diffuso sempre di più in questo periodo il fenomeno dei “blogger”, tipo appunto il nostro di “Corpi freddi”. Quanto ritiene utile alla causa un tipo di giornalismo più appassionato e disinteressato, forse meno di forma ma senz’altro più di cuore?

MP: Lo ritengo utilissimo. E’ un sistema che punta al cuore degli appassionati della materia che tratta (che siano gialli, libri di diverso genere o altro non conta). E questo permette non solo di informarsi reciprocamente, ma anche di suggerirsi i titoli, scambiarsi pareri, discutere, legare insieme una rete di persone che hanno passioni e interessi affini. I Bassotti devono molto ai blogger. Continuate così.

CF: La ringraziamo per il tempo prezioso che ci ha dedicato.

Intervista di Marco “Killer mantovano” Piva

Marco Piva, Martina Sartor e Marco Polillo

8 commenti:

Scéf ha detto...

postata con ritardo perchè mentra la sistemavo la leggevo. una delle + belle intervista in cf. Bravo Marco

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Grazie Enzo. Intervistare il Sig. Polillo è sempre fonte di grande arricchimento professionale e umano. E' un professionista molto serio e preparato; oltre ad essere una persona disponibile e gentilissima.
Quando ne ho occasione non mi faccio mai scappare una chiacchierata.

Martina S. ha detto...

Sapevo che doveva uscire l'intervista al signor Polillo e l'ho attesa con ansia. Interessantissima e ricca anche di nuovi spunti di lettura. Mi son segnata tutti i Bassotti degni di nota segnalati da Polillo e che ancora mi mancano. Per noi amanti del giallo classico la sua casa editrice ha fatto molto e non possiamo che ringraziarlo infinitamente.
E poi... Enzino, hai messo pure me nelle foto con Polillo e il Killer, che onore!!!

Carrfinder ha detto...

Grazie a Mr. Polillo per quello che ha voluto condividere con noi.
Domande interessanti e risposte ricche di spunti e informazioni.
Marco intervista e Marco risponde: un nome e una passione in comune!

La cura dell'editore si vede da quello che pubblica.
Romanzi "da libreria, in versioni integrali, con traduzioni rifatte": questi sono I Bassotti, senza però dimenticare che dal 2010 ci sono anche I Mastini!

AngoloNero ha detto...

[OT] Hai ricevuto un Sunshine Award - passaparola! http://angolonero.blogosfere.it/2011/01/sunshine-award.html

Anonimo ha detto...

Un ringraziamento a Polillo, Marco e al bel sorriso di Martina.
Fabio

Anonimo ha detto...

Una bella intervista.
Quello che ne ricavo è:
usciranno altre raccolte di racconti (il che, per quello che altri non fanno, è un bell'intendimento: e pensare che fino alla fine degli anni '90, per quasi 35 anni, ogni anno uscivano 4 raccolte stagionali di racconti..in edicola !); non usciranno Ellery Queen (quindi Tragedy of Errors, se uscirà, sarà pubblicato da altra Casa Editrice); ci sarà un altro Farjeon (una bella notizia assieme alla riconferma dell'uscita tra due mesi del Winslow & Quirck); usciranno solo romanzi anglosassoni.
Del resto da altre fonti, attendibilissime, mi è giunta, a Natale, la notizia che a meno di ripensamenti radicali, autori francesi non saranno pubblicati nella collezione de I Bassotti che fin dall'inizio si è contraddistinta per essere una eccellente serie di romanzi inglesi e americani (anche se personalmente qualche critica mi vien di farla per alcuni titoli non proprio eccezionali; ma d'altronde, quando si va a spillare il vino dalla botte, non è detto che esca sempre il migliore: a forza di spillarlo, si corre il rischio di andare a grattare il fondo). Semmai qualche cosa di transalpino potrebbe, secondo queste voci che ho raccolto, andare a finire nella collezione de I Mastini, qualora essa incontrasse il favore della consorella.. canina.
Questa è però una brutta notizia: tanto vorrei che lui annunciasse il contrario, perchè la proposta di romanzi francesi, a mio parere, amplierebbe di molto il ventaglio delle eccellenze, consentendo che romanzi straordinari degli anni '30 potessero uscire in Italia: Windry, Boileau, Lanteaume, Very, Gensoul & Grenier, etc..
Peccato.
Il fatto è che, anche se di romanzi notevolissimi inediti ce ne sono ancora, sono però sempre meno; e si corre il rischio di leggere delle cose che insomma..non è che siano sempre capolavori. Tanto più che intendimento non proprio sotterraneo di Polillo è stato quello di realizzare una raccolta che presentasse NON SISTEMATICAMENTE come per es. in Mondadori, ed ora in Barbera e Rusconi (per Van Dine) le opere di un autore: insomma suo intendimento è quello di dar vita ad una raccolta di quello che secondo lui è il meglio del Giallo Classico anglo-sassone, ovviamente tenendo anche conto di quuello che non riesce a prendere e quello che gli agenti non gli danno, in cui ogni autore sia rappresentato da un'opera, talora due o tre ma non di più. Così, prima o poi gli autori di culto finiscono e cominciano quelli di nicchia, i minori, che potrebbero rivelarsi anche delle bellezze; ma anche altro. A me per es. è piaciuto moltissimo aver proposto un Rupert Penny, un Porlock, un Innes, i romanzi inediti di Berkeley (anche sotto pseudonimo diverso), un Walling; meno, un Bellairs.
Mi aspetterei almeno che facessero un Rawson (magari Morte dal cappello a Cilindro integrale o Un fischio al diavolo di Derek Smith o l'altro di Smith, pubblicato solo in Giappone, e notevolissima Camera Chiusa); e qualche altro Rupert Penny,Philip MacDonald, Michael Innes degli anni d'oro. Se riuscisse a pubblicare Clason sarebbe un grande colpo e anche la Tillett (The Man Who killed Fortescue). Questo mi auguro ( e auguro a tutti voi).
Non so se son stato chiaro. Io la penso così. Ovviamente chiunque può pensarla diversamente.
Piero

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Il lungo pregevole discorso di Piero mi trova d'accordo sulla richiesa di pubblicare anche classici di autori francesi, cosa che potrebbe davvero allargare il bacino di "possibili" romanzi di alta qualità.
Anche perchè non capisco proprio la ragione di limitarsi ai soli gialli classici anglosassoni. L'intendimento della collana "I Bassotti" deve essere quello di recuperare il meglio del mystery dell'epoca d'oro, senza ghettizzare determinate "aree geografiche". Anche perchè, appunto, il materiale buono tende sempre più a ridursi. Quale migliore occasione quindi di ampliare il raggio di ricerca delle opere.