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venerdì 19 novembre 2010

I vampiri di Ciudad Juarez – Clanash Farjeon (Gargoyle Books 2010)


Morir es no volver a estar
a la misma hora
en los mismos lugares,
con las mismas personas.
No aparecer, cada mañana,
como esa gran luz nueva
disuelta entre las cosas;
dejar interrumpidos los trabajos,
los viajes en punto muerto.
Ajenos a los mares y a los astros.
Morir es estar quietos, sordos,
ciegos, mudos, desaparecidos,
desconectados de todos y de todo,
de nosotros también;
no regresar a casa nunca más.
No emitir ya señales, recibirlas tampoco.
Morir es no volver.
(Angel Quinda )

Dal 1993 ad oggi, nella città messicana di Ciudad Juarez sono state assassinate circa 5000 donne, dai 10 ai 25 anni. Mutilati, torturati, sfigurati, così sono stati rinvenuti i loro cadaveri, abbandonati come vecchi stracci nell'area desertica che circonda Ciudad. Questo vale solo per le “ fortunate” sparite ed uccise fino al 2001, in seguito solo per 400 delle 600 ragazze “prelevate” in pieno giorno mentre tornavano da scuola o dal lavoro, si è potuto sapere, quale, seppur atroce, destino era stato loro riservato. Ma nessuna di loro ha avuto giustizia.
Falsi colpevoli, procuratori ed avvocati che difendevano la verità uccisi o vittime di incidenti dubbi, giornalisti minacciati di morte perchè abbandonassero le ricerche sugli omicidi, corpi di polizia disorganizzati per un'indagine coordinata, ma simbioticamente allineati nello sminuire e ridimensionare a bagatelle di basso profilo criminale questa “caccia” delittuosa quasi infinita. Nessuna traccia dei veri colpevoli. Nessuna traccia è la parola d’ordine. Ridurre
al nulla, cancellare, far scomparire completamente, sono le parole chiave della criminalità locale, a seguito dell'interesse e delle indagini di associazioni umanitarie come Amnesty International. Lechada ( una mistura di acido che liquefà persino le ossa ) e depistaggio sono i vocaboli di colpevoli e complici.
A soli 4 km da “Gringolandia” Ciudad Juarez non è solo una città di confine non comune, non solo una zona franca industriale, o uno spartiacque tra lo sviluppo e il sottosviluppo, è un coacervo di violenza, di omertà criminale e ricattato silenzio, di soprusi e strategie di mercato industriale estero, ed è, soprattutto, l'Eldorado dei narcotrafficanti della vicina Colombia.
Centinaia di emigranti si riversano ogni anno in questo “bacino di raccolta” per allontanarsi dalla miseria dell'entroterra o anche solo per tentare di superare in seguito quel maledetto confine, per almeno un “giro” nella terra dei sogni e delle opportunità.
Questo è il tessuto connettivo su cui Clanash Farjeon ( anagramma dell’attore inglese Alan John Scarfe ) costruisce e sviluppa il suo romanzo, primo di una trilogia in uscita per Gargoyle da qui al 2012.
A Città del Messico, in una piccola clinica privata, muore per complicanze cardiache in un banale intervento di liposuzione, Florido Batista Morales. Un uomo qualunque apparentemente, in realtà questo decesso è seguito, per motivi diversi, da servizi segreti, da un anziano ex agente e dai cartelli della droga. Perchè Morales altri non è che lo pseudonimo di Amado Portillo, potente capo clan di una famiglia di narcotrafficanti e padrone e signore di ogni vita a Ciudad Juarez. O almeno è quanto si sa' .. Nel contempo nell'uggiosa Londra, Michael Devenport, ipocondriaco , spocchioso, petulante freelance di una misconosciuta rivista dall'altisonante nome “Enigma”, affetto da un'influenza che gli altera le facoltà olfattive e celebrali, oltre a renderlo lagnoso fino all'inverosimile, riesce a farsi mandare sulla costa soleggiata degli States ( Miami- Los Angeles ) per un'intervista scoop. Idiosincrasie , tirchieria imperante e la passione per la fotografia di felini e deserti, lo spingono a scegliere il viaggio in autobus per l'ultimo tratto che lo separa dalle assolate spiagge in stile Baywatch.
Seppure si crede, come Jim Carrey in “23” che non esiste il destino e che le scelte non sono altro che “cose da fare”, a volte prendere un autobus piuttosto che un aereo può fare la differenza tra una vita che scorre lenta e definita come un treno ed un precipitare velocemente e senza appigli o bussola in un abisso. Una sosta ad El Paso rappresenta per Michael questa differenza. Nell'obiettivo della sua videocamera si staglia la quasi onirica silhouette di una tigre bianca. Precipitarsi dietro il felino e varcare il confine nell'ansia di registrare ogni particolare di una fiera così maestosa è un tutt'uno. Incurante di tutto ciò che gli accade intorno continua a seguirla fin nell'abitato. Uno stridio di gomme. Una macchina lussuosa che si ferma. Lo sportello posteriore viene aperto e la tigre sale all'interno dell'abitacolo. Poche frazioni di secondi ed il volto del passeggero viene immortalato dalla videocamera. Poche frazioni di secondi e Michael viene assalito e privato della cassetta registrata. I Portillo sono i padroni della tigre e l'abitato non è altro che la città di Ciudad. Questo è quanto viene a sapere nel bar di El Paso da Chuck, ex agente dell'antidroga, che ha una morte in sospeso proprio con Amado Portillo. Rientrare in possesso della cassetta è l'imperativo di Michael, ad ogni costo, anche quello di entrare nella casa-castello del più feroce ed importante narcos messicano. Ma nulla lo ha preparato ad ascoltare e vedere quanto di più feroce ed aberrante la mente umana può concepire per instillare paura, generare terrore, applicare torture indicibili, con il consenso, oltretutto, di chi ha interesse politico ed economico perchè tutto questo rimanga nascosto.
I Portillo non sono solo un potente clan di narcotrafficanti, sono vampiri e Ciudad non è solo la loro zona d'azione è il loro parco-giochi ed il loro pasto.
Se vi aspettate vampiri con pelle diamantina e capacità amatorie alla Twilight, o mutaforma vendicativi dall'anima antica ancora vibrante di vetusto ed imperituro amore alla Dracula di Bram Stoker, siete decisamente fuori strada. Questi “vampiri” non temono la luce del sole, non sono tenebrosi e romantici, non attraversano le ere sentendo il peso della loro unicità. Sono, invece, mortali e mortalmente spietati, senza pietà alcuna, volgari, prevaricatori, assassini seriali.
Farejon dà una sua personale, seppur da molti condivisa, almeno per quanto riguarda chi e per quale motivo vengono coperti, spiegazione per le sparizioni e gli omicidi di giovani donne che avvengono ormai da 17 anni a Ciudad Juarez.
L'unico neo di questo romanzo, personalmente parlando, è che questa idea del vampirismo, sebbene molto originale e comunque supportata da riscontri reali alla voce perversioni nei manuali di studio dei serial killer, sembra inizialmente trasportare il lettore nella certezza quasi assoluta che siano dei veri novelli Lestat e che si tratta di un ennesimo libro sulla scia dei sanguisuga cinematografici, poi una virata improvvisa, uno stacco e siamo in presenza di esseri ben più mostruosi dei zannuti qui sopra . Mostri come solo gli uomini con un potere illimitato e lontani da qualsiasi scintilla d'anima sanno essere.

Articolo di Daniela "eccozucca" Contini

Dettagli del libro
  • I vampiri di Ciudad Juarez 
  • Clanash Farjeon 
  • The Vampires of Ciudad Juarez
  • Traduzione Chiara Vatteroni
  • Gargoyle
  • collana Nuovi incubi 17
  • pagg. 294
  • euro 14,00
  • ISBN 978-88-89541-43-2

4 commenti:

Lofi ha detto...

Daniela è sempre bravissima. Ma cosa volete che vi dica il vampirismo non mi attira per niente. Sarà questa collana d'aglio che porto al collo, mah!! :)))

daniela contini ( eccozucca ) ha detto...

troppo buono Lofi :DD..puoi togliere la collana d'aglio con tranquillità in questo caso..qui il "vampirismo" è solo, secondo me, il termine che più poteva identificare i componenti della famiglia Portillo e similari..nessun Edward e nessun Lestat..ma tanto tanto smarrimento d'anima di fronte a tanta assoluta mancanza di umanità...

Blueberry ha detto...

Interessante commento Dani, bravissima. Infatti il titolo potrebbe trarre in inganno, anche se... a citare il nome di quella città qualche dubbio viene.
Forse si intende un termine più astratto per "vampiri" ovvero, per una mia semplice interpretazione a seguito del tuo commento, quel "succhiare" la vita di quelle persone, come a dire privarle della vita stessa.
'nsomma non so se son stata spiegata XD

Stefania ha detto...

Straordinario commento!
Tentatrice Daniela :))))
Interessante lo scenario, interessante la trama e poi ... la Gargoyle!
Un altro nella lista dei desideri, ho capito! :)