_

martedì 16 novembre 2010

Cicatrici - Gianluca Morozzi (Guanda 2010)


Perché la cosa più crudele che può fare un Dio cattivo a un cieco e dargli la vista per dieci minuti, e poi sottrargliela di nuovo(G.Morozzi)

Recensire il nuovo lavoro di Gianluca Morozzi è una fottuta patata bollente, una notevole gatta da pelare. Perché parlare del tema portante e dell’idea principale che anima il libro, quella che ci si rende conto, con il senno di poi, apre e chiude in maniera perfetta il cerchio, significherebbe vergognosamente rivelare la geniale trovata finale che lascia interdetto il lettore. Il maledetto, irrispettoso e vigliacco SPOILER.
E allora sarà mio compito cercare, senza entrare troppo nello specifico, di generare curiosità, perché ritengo “Cicatrici” un romanzo che merita attenzione, una bella lettura, una piacevole esperienza che diventa pure un viaggio nel tempo e nella mente.
Antefatto: siamo in Irlanda, per l’esattezza a 6 km da Limerick, immersi nella campagna Irlandese. Un tranquillo padre di famiglia un bel giorno, si alza dalla poltrona e, “senza un apparente motivo”, prende un fucile a canne mozze e privo della minima esitazione crivella di colpi la moglie e i due figli. Poi rivolta il fucile contro se stesso e si fa saltare le cervella. Gesto di follia oppure una azione che nasconde un significato o un disegno ben preciso e immutabile?
Giorni nostri: Siamo in una città non meglio specificata del nord Italia. Nemo Quegg è un uomo qualunque, di professione fa il tipografo, conduce una esistenza come tante, anonima, grigia, tranquilla, scandita in maniera regolare e quasi ossessiva dalle stesse azioni abitudinarie. Eppure una giornata qualsiasi, sotto gli occhi di una folla di persone sconvolte, si accanisce come una bestia feroce su un uomo e lo uccide barbaramente a coltellate, anche in questo caso “senza apparente motivo”. Oggi Nemo Quegg è in prigione e ci racconta, con l’aiuto di una psicologa, che in premessa anticipa i fatti al lettore, la sua inquietante storia, una vicenda con i contorni dell’incubo.
“Cicatrici” è una favola nera dove ossessione, amore, dolore, morte e un pizzico di soprannaturale si fondono in un connubio vincente. Potrà sembrare strano pensare a Gianluca Morozzi in questa dimensione, ma in “Cicatrici” c’è tanta storia d’amore; quella tra Nemo e Felice, una misteriosa ragazza che il tipografo incontra “casualmente” sull’autobus in una mattina come tante, un episodio che cambierà la sua vita per sempre.
Amore che diventa ossessione, passione che diventa dolore, insopportabile ed impossibile da reprimere, dolore compresso che rischia di implodere e deve per forza di cose fuoriuscire, tagliando la pelle a formare cicatrici, per cercare paradossalmente di lenirne le sofferenze, come il vapore da una pentola a pressione arrivata all’ebollizione.
Scritto in maniera diretta, secca e senza fronzoli, “Cicatrici” è un romanzo che inchioda il lettore alla poltrona, che lo spinge capitolo dopo capitolo avidamente a cercare di capire dove lo scrittore vuole parare, per cercare delle risposte definitive e confortanti. E Morozzi in maniera beffarda ti scardina le certezze e ti insinua nel cervello il tarlo del dubbio che forse gli episodi che succedono nel destino, all’apparenza casuali, hanno una loro perversa ragione di essere.
Come quando “casualmente” scegli di leggere un romanzo, o almeno credi, perché sono sempre i libri a chiamare le persone.

Articolo di Marco "Killer Mantovano" Piva

Dettagli del libro
  • Listino € 16,00
  • Editore Guanda
  • Collana Narratori della Fenice
  • Pagine 238, brossura
  • Lingua Italiano
  • EAN 9788860884022

9 commenti:

Cristing ha detto...

... E io lo metto subito in w.l.. bravo Marco ottima analisi...

Martina S. ha detto...

"...perché sono sempre i libri a chiamare le persone."
Ecco, ce l'avevo già in wishlist: ora mi toccherà proprio comprarlo ^__^
L'analisi che ne fai, Marco, pur attenta allo spoiler, dice proprio quelle cose che fan pensare a un lettore di andare a verificare di persona sul libro e di cercare qual è quella geniale idea di cui parli senza rivelare nulla.
Senza contare che guardare quella copertina rossa mi fa sentire un peso impressionante, fisico, sulle cicatrici reali... (ma questa è un'altra faccenda ;-))

Anonimo ha detto...

Bravo Marco. Mi stuzzicherella.
Fabio

Unknown ha detto...

Complimenti Marco! Ottima recensione, incuriosisce senza svelare nulla...
Bravo!!!

Briciole di tempo ha detto...

Libro interessante. Marco ma i due fatti geograficamente così distanti sono in qualche modo collegati? Non voglio spoiler, ma solo capire se c'è una risposta ad entrambe le storie o se sono solo due casi di "un giorno di ordinaria follia"...

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

@Mari: I due casi sono collegati.
Eccome.
Torno nella bettola: ho già detto troppo :D

Briciole di tempo ha detto...

E allora è ancora più interessante!
Grazie Killerone!!!!!

Unknown ha detto...

Ho avuto le stesse difficoltà a non spoilerare, veramente difficile!!
Perchè l'unica cosa che puo non piacere al lettore è proprio il finale, perchè del resto è un libro scorrevole e ben scritto e anima una curiosità totale di sapere come finisce!!! Ma se il lettore non è d'accordo col finale o non gli piace cade tutto il libro!
Anche Blackout, pur non avendo una parte centrale cosi bella, ha un finale che mette molto in disaccordo, a certi è piaciuto, e a certi no.
Io non amo il soprannaturale, comunque i finali di Morozzi per me non sono del tutto soprannaturali, ci si puo anche credere, è per questo che alla fine mi sono piaciuti. Sempre meglio di quei finali dove vivono tutti felici e contenti!!! ;-))
Comunque bravo Marco, recensione che merita come il libro!!!;-)

Anonimo ha detto...

Lo voglio!!!
gracy