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sabato 16 ottobre 2010

Mirage - Howard Fast (Polillo 2010)


Arrivano i “mastini” della Polillo!

Tra i libri che, ragazzo, facevo abilmente sparire sotto la maglietta dalla bottega del giornalaio del mio paese (in seguito ho cominciato a comprarli) c’erano all’inizio quelli di Brett Halliday con il massiccio e rossiccio Mike Shayne che menava botte da tutte le parti. E allora via a casa con il batticuore per la paura di essere scoperto. Più precisamente in soffitta (un classico), dove mi si aprivano squarci di città tumultuose, uffici scalcinati, facce grifagne, sigarette penzolanti dalle labbra, pupe rotonde, whisky a go-go, sparatorie da tutte le parti, e insomma il nutrito armamentario dell’hard boiled americano che si mischiava con pipe, ghette, baffetti curati, violini, vecchiette sferruzzanti, camere chiuse…ecc…ergo con quello del classico mystery all’inglese.
Per cui, quando ho visto l’infaticabile e benemerita Polillo aggiungere alla copertina rosso fuoco dei “bassotti” quella pur sempre appariscente di color arancione dei “mastini”, riferita alla “crime story”, un saltello di gioia me lo sono fatto insieme ad un bel saltello a ritroso nel tempo.
Dunque Mirage di Howard Fast, Polillo 2010.
Al sodo. New York, via la luce dall’edificio in cui lavora David Stillman, trentasei anni, contabile scapolo in una ditta con ufficio al ventiduesimo piano di un grattacielo (vista sull’isola di Manhattan e sulla Statua della Libertà). Mentre si avvia verso casa, scendendo a tentoni le scale con la pipa accesa, incontra una bella, anzi “bellissima” pupa dai capelli neri tagliati corti (la bionda viene in seguito). Strana e affascinante creatura che sembra conoscerlo e ancora più strana la frase uscita dalla sua boccuccia che tutto è opera di un tal Vincent. Detto questo si dilegua. Per seguirla David arriva in pieno centro di Broadway, qui si imbatte un morto caduto dall’alto di un grattacielo, via al bar di Jimmy White (deve essere una checca) e un doppio bourbon tanto per riprendersi. Il morto (suicida o ucciso?) è il riccastro Charles Calvin in possesso di una maledetta formula di un gas “più economico ed efficace della bomba atomica”.
A casa l’imponderabile nella figura di un uomo in grigio (grigi i capelli, la faccia, il vestito, l’impermeabile, il cappello, solo gli occhi di un blu pallido) che lo sta aspettando con un messaggio ben preciso. David deve partire per ordine di Vincent (ancora lui), già pronto il passaporto e la nuova carta di identità.
Arriva il dubbio, l’assillo, la perdita della memoria. Ergo da uno psichiatra per sapere se è pazzo o meno, poi dal detective squattrinato Mike Caselle, faccia rotonda lentigginosa con il solito ufficio misero e polveroso, per sapere, addirittura, chi è. Caso strano, stranissimo. Mike tentenna ma cinquecento dollari di anticipo e venticinque al giorno sono una bella attrattiva. In casa sparito passaporto, al suo posto nel cassetto un topo morto, sparita pure l’azienda per cui lavora (giuro). Shela, altra belloccia dai capelli biondo platino (una bionda c’è sempre in questi casi), sa chi è ma non può rivelargli la sua identità. Arriva pure il morto con la testa fracassata insieme a fughe, inseguimenti, alla ricerca affannosa e disperata di se stesso e ai ricordi che affiorano pian piano fino all’epilogo e alla scoperta della verità.
Grande perizia stilistica, tuffo nell’inconscio, in un incubo alla Hitchcock, una vena di sottile umorismo che serpeggia per tutta la vicenda serrata dentro una atmosfera angosciante. Il lettore si trova sballottato e confuso tra i pensieri e gli assilli del protagonista che narra in prima persona e nello stesso tempo viene attratto irresistibilmente dalla voglia di scoprire il mistero. Da questo racconto, pubblicato nel 1951 con il titolo “Fallen”, fu tratto il film “Mirage” del 1965 con Gregory Peck e Walter Matthau.
A fine lettura, evidentemente un po’ scosso, passando davanti allo specchio, “Ma chi sono io?” ho detto a voce alta (giuro). Mia moglie, che era da quelle parti, ha scosso ripetutamente la testa facendomi ricordare in maniera inequivocabile chi sono…

Articolo di Fabio Lotti

Dettagli del libro
  • Formato: Brossura
  • Pagine: 192
  • Lingua: Italiano
  • Editore: Polillo
  • Anno di pubblicazione 2010
  • Codice EAN: 9788881543656
  • Traduttore: G. Viganò
  • Prezzo: 13.00 euro

5 commenti:

Martina S. ha detto...

Son sempre stata poco propensa all'hardboiled, ma questi Mastini della Polillo li sto comprando un po' "a scatola chiusa". Questo l'ho ordinato proprio un paio di giorni fa: mi attirano soprattutto le atmosfere angoscianti, i tuffi nell'inconscio, gli incubi alla Hitchcock.
Ora, dopo l'interessante recensione di Fabio, sono ancor più ansiosa di leggere i Mastini.

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Grande Fabio, ladro ma per una giusta causa: quella del giallo.
Splendida recensione.

Anonimo ha detto...

Ad essere sincero spesso li riportavo al loro posto prendendone, però, uno nuovo...:)
Fabio
P.S. A parziale discolpa la mia nonbeataperniente gioventù senza mai una lira in tasca.

Frankie Machine ha detto...

Avvincenti parole le sue caro Lotti, se non mi fossi già convinto da solo a comprarlo, sarei partito a razzo per aggiungerlo alla mia collezione.I mastini faranno una brutta fine!!

Anonimo ha detto...

Caro Frankie
spero che ci possiamo dare del tu.
Con il "lei" mi sento ancora più vicino alla tomba che mi aspetta a braccia aperte.
Fabio