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sabato 7 agosto 2010

Tre sorelle nei guai - Rex Stout


Un Rex Stout in gran spolvero…

Stavo pensando ad un pezzo dal possibile titolo “Il sorriso tra i morti ammazzati” (si vede che non ho niente da fare?) quando mi sono ritrovato tra le mani Tre sorelle nei guai di Rex Stout, Mondadori 2010. Come a dire un Maestro del sorriso. Stout è stato un grande scrittore. Vita lunga e intensa. Lettore precoce, mille mestieri: cito contabile ambulante, venditore di sigari, di souvenir indiani, di libri, guida turistica, perfino stalliere… e una penna abilissima (Un consiglio a tutti coloro che tendono, temerariamente, alla carriera di scrittore. Ecco, fate prima mille mestieri). Vispo da morire e un furbetto di tre cotte, per avere messo a braccetto con Archie Goodwin e Nero Wolfe l’hard boyled americana ed il classico mystery inglese. Movimento e azione insieme a spaparacchiata deduzione. In più il riso e il sorriso che saltellano giulivi (questo del saltellare giulivo è una mia fissazione) tra morti ammazzati. Il tutto servito su un piatto d’argento (frase strafatta) dove sono bene amalgamate la passione per le orchidee, per la buona cucina, per le raffinate conversazioni e la diffidenza verso il gentil sesso. Un vero e proprio capolavoro di alchimia giallistica.
Tra il 1969 e il 1971 comparvero alla televisione una serie di sceneggiati su Nero Wolfe interpretati magistralmente da Tino Buazzelli. Fu un trionfo. Me lo ricordo bene perché erano gli anni della contestazione studentesca, per cui di giorno mi ritrovavo a blaterare con i “compagni” sciocchi slogan del tipo “Tutto e subito” (magari meglio un poco per volta) e la sera, invece di studiare come combattere l’Autorità con la A maiuscola, me ne stavo ignominiosamente rincantucciato sulla poltrona a godermi le esilaranti avventure nate dalla penna di Rex Stout. Una delle tante contraddizioni della beata gioventù un fico secco (almeno della mia. Mai una lira in tasca). In quegli sceneggiati che davvero fecero epoca c’erano altri attori di gran pregio: Paolo Ferrari ad impersonare Archie Goodwin, Pupo de Luca che rappresentava il cuoco e maggiordomo belga Fritz Brenner e Renzo Palmer nelle vesti dell’ispettore Fergus Cramer.
Non fa eccezione il libro citato (rispetto all’umorismo). Tre sorelle, appunto: April, May e June Hawthorne, un fratello morto Noel e dunque il classico problema del testamento. Un testamento, a dir la verità, piuttosto eccentrico: una piccola parte alla moglie Daisy e sette milioni di dollari alla collaboratrice, forse amante (io leverei il forse), Naomi Karn. Alle suddette sorelle una mela, una pera e una pesca che tanto non hanno bisogno (non sto scherzando).
Ecco che Wolfe deve convincere questa benedetta-maledetta Naomi a lasciar perdere una bella fetta dell’eredità. La situazione si complica quando si scopre che il nostro Noel è morto, sì, ma ammazzato. E allora l’arrivo dell’ispettore Cramer e del procuratore distrettuale Skinner. Il primo abbaia, il secondo ringhia, Wolfe grugnisce fino a quando arriva il commissario Hombert che abbaia pure lui a completare una bella polifonia animalesca. Tutti sospettati, dunque, le sorelle insieme ad un altro cospicuo gruppo di personaggi. Intrallazzi politici e questioni di cuore (ci sono sempre).
Intanto Goodwin guarda, scruta, osserva, riferisce, punzecchia e nello stesso tempo agisce, mentre Wolfe se ne sta spaparanzato sulla poltrona a setacciare mentalmente i fatti. Se ne sta, o meglio se ne stava in altri racconti, perché questa volta deve alzare il culone per spostarsi da un’altra parte e addirittura ritornare di nuovo a casa sua (mi immagino la faccia).
Ironia, umorismo, battute varie, un va e vieni di personaggi che entrano ed escono dalla stanza in cui si è piantato Wolfe da far girare la testa. Poi una donna col velo che si sdoppia, un nuovo assassinio, una foto particolare, un fiore particolare…E alla fine il nostro grassone a tirare le fila di tutto l’ambaradan e ad evitare perfino un possibile arresto per reticenza.
Insomma un bel casino più o meno divertente (secondo i gusti) e alla parola “casino” dategli pure il senso che volete.

Articolo di Fabio Lotti

Dettagli del libro
  • Edizione: Giallo  Mondadori
  • numero uscita 1250
  • prezzo: 4,90 €
  • traduzione: Gianni Montanari
  • data uscita: 22/07/2010

9 commenti:

Martina S. ha detto...

Nero Wolfe in genere mi piace, ma questo non è stato quello che ho apprezzato di più.

Anonimo ha detto...

Infatti, Martina, quel "casino" può veramente essere visto come positivo o negativo.
Fabio

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

La mia esperienza con Rex Stout è un fatto strano.
Tutti sanno quanto lo scrittore americano è stato prolifico nella sua carriera: ebbene, c'è stato un periodo nella mia vita di lettore che ne ho letti tantissimi, uno dietro l'altro. Ad un certo punto mi è venuto il rifiuto totale, quasi una "indigestione letteraria".
Non sono più riuscito a leggere nulla da allora.
Però leggere Fabio è sempre un piacere.

Anonimo ha detto...

Anche a me, Marco, ogni tanto viene in uggia qualche scrittore e, se proprio devo essere sincero, anche qualche "tipo" di romanzo poliziesco per cui saltello giulivo (mi sto prendendo in giro) tra vari autori e vari modi di esprimere l'ambaradan mortuario.
Fabio Lotti

Anonimo ha detto...

Grande appassionata e autrice di gialli classici, avrei piacere di segnalare la nuova collana Giallografia, dedicata al giallo a enigma e pubblicata da Terza pagina edizioni.

Scéf ha detto...

grazie per la segnalazione niki e benvenuta tra le nostre pagine :)

Calogero ha detto...

Chi sono Paolo Ferrari (Archie Goodwin), Pupo de Luca (il cuoco e maggiordomo belga Fritz Brenner) e Renzo Palmer (ispettore Fergus Cramer)?

Martina S. ha detto...

@Calogero: sono gli attori italiani che affiancavano Tino Buazzelli (Nero Wolfe) nello sceneggiato di quegli anni.

Matteo ha detto...

Curiosità: ma gli ultimi Stout, tradotti dalla Grimaldi, sono già integrali o appartengono ancora al periodo in cui Mondadori tagliava selvaggiamente i romanzi? Grazie!