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giovedì 20 maggio 2010

Intervista a Ferdinand von Schirach


"Per una volta, dalla parte di chi uccide. Per una volta, è tutto vero."
Donato Carrisi

Cosa spinge uno stimato e irreprensibile medico di paese ad ammazzare la moglie a colpi d’ascia dopo quarant’anni di matrimonio? E come si può consumare un delitto tanto efferato in un’atmosfera di calma apparente? Muove da qui il racconto di Ferdinand von Schirach, da situazioni di normalità in cui un colpo di vento può scatenare una follia criminale. Dalla sua posizione privilegiata di avvocato penalista, l’autore osserva quotidianamente gli orrori e le violenze della vita di tutti i giorni. Spacciatori, prostitute, skinhead, ma anche famiglie aristocratiche, ricchi uomini d’affari e insospettabili guardiani di museo diventano così i protagonisti di vicende semplicemente inspiegabili dalla ragione.
Entrando in punta di piedi nelle vicende che racconta, l’avvocato von Schirach riesce a mostrarcele sotto una nuova luce, invitandoci a rivedere i pregiudizi sui criminali e sulle cause delle loro azioni, e a riflettere sul labile confine fra il bene e il male.

Corpi Freddi: Prima di tutto grazie per aver accettato la nostra intervista. In Germania le è un rinomato avvocato difensore. Ha seguito alcuni casi di omicidio efferato che hanno molto coivolto l’opinione pubblica. Quanto del suo lavoro c’è nel romanzo “Un colpo di vento” ?

Ferdinand von Schirach: I casi riportati nel libro sono veri. Ciò significa che ne è vera l’essenza, non ogni singolo dettaglio. Ovviamente ho dovuto modificare i nomi, i luoghi, eccetera, in modo da rendere irriconoscibili i miei clienti. Tuttavia le persone hanno vissuto e visto ciò che il lettore legge.

CF: Qual è il limite morale che un autore si deve porre davanti a casi tanto cruenti quanto quelli a cui lei si è ispirato?

FvS: In tribunale non è una questione di morale. Un avvocato difensore non è un padre confessore e non deve dibattere di questioni morali. Innanzi tutto deve stabilire se la persona ha o meno commesso il fatto. Il pubblico ministero presenta le prove. Il difensore prova a confutarle. Ricerca falle nelle perizie, errori nel lavoro della polizia, tenta di capire se un testimone mente. Tutto questo non ha niente a che vedere con la morale. Dopo di che, ammesso che il cliente abbia commesso il fatto, si tratta di stabilre l’entità della colpa. Quanto sia pesante. E questa è una questione di motivazione che dipende dalla vita del cliente. Morale è un concetto davvero eccessivo.


CF: Il suo libro ha venduto moltissime copie in Germania. Secondo lei perché la gente si diverte a leggere di omicidi raccapriccianti?

FvS: Viviamo in un mondo in apparenza sicuro. Tutto è regolato da norme e divieti. Soltanto per andare in ufficio al mattino si rispettano una quarantina di divieti. Il criminale non si attiene a nulla. Fa quel che vuole. Sappiamo che è stato preso ma quasi quasi ci piace che sia libero. Proiettiamo su di lui il nostro bisogno di libertà. Tuttavia la maggior parte dei casi che leggiamo sui rapporti di polizia sono cose banali. La ragazza dice in impeto di stupidità: “C’hai un pene piccolo”. E il ragazzo la picchia di rabbia. È banale e assurdo. A volte è questa stessa frase a far scattare tutto. Se poi si guarda a cosa sta dietro al gesto, a cos’era successo veramente, a com’è tutta la storia, all’improvviso il quadro cambia. È una questione di colpa. La colpa raramente è spettacolare, ma quasi sempre è interessante. E poiché siamo esseri umani, ci interessiamo ad altri esseri umani.

CF: Lei è un eccellente autore. Secondo lei cosa deve avere un romanzo per essere un eccellente thriller?

FvS: Non saprei proprio cosa dire. Credo che si debba semplicemente raccontare una buona storia. E le storie migliori le racconta la vita.

CF:  In un’intervista lei ha detto: “Il mio lavoro è una specie di riscatto”. Potrebbe spiegarmi cosa intendeva?

FvS: Mi sono sempre sentito estraneo. All’interno della famiglia e anche al di fuori. Raramente da bambino ho dormito a casa di qualche amichetto perché credevo di essere di troppo. E questa sensazione mi ha accompagnato a lungo. La mia comunque è stata una vita assolutamente normale. Andavo alle feste, avevo delle ragazze, non ero un solitario. Eppure quella sensazione di estraneità non è mai sparita del tutto. Quando sei giovane non riesci a parlare di queste cose, nemmeno se ti assillano. Soltanto più tardi, praticavo l’avvocatura già da un paio d’anni, ho cominciato a capire che non ero l’unico a cui capitava. I miei clienti si trovavano spesso in un abisso dal quale tutto – cultura, diritto, ordine – erano scomparsi. Ed è forse per questo che questi individui finiscono col raccontare all’avvocato più di quando non abbiano mai fatto. Perché gli guarda fino in fondo. E ad ascoltarli attentamente, si capisce che sono in molti a provare quella stessa sensazione. Ecco cosa mi ha salvato: il fatto di non essere il solo.

CF:  Ho notato che in quasi tutte le interviste i giornalisti le hanno chiesto di suo nonno. Forse si riferiscono ai suoi sensi di colpa. Personalmente li ritengo sciocchi. Per concludere questa intervista non vorrebbe lasciarsi andare e rispondere a quei giornalisti?

FvS: Fare domande è ammesso. Posso capire che la gente voglia sapere cosa ne penso di mio nonno. Ma ovviamente non si tratta di domande molto intelligenti: avevo sei anni quando l’ho visto l’ultima volta.

CF:  La ringrazio di cuore a nome di tutti i Corpi Freddi. Noi tutti le auguriamo di riscuotere in Italia lo stesso meritato successo che ha avuto in Germania!

FvS: Grazie a voi

Intervista di BodyCold
Traduzione di Francesca Ilardi e Linda Fovini Girola

Dettagli del libro
  • Titolo Un colpo di vento
  • Autore Schirach Ferdinand von
  • Dati 237 p., rilegato
  • Prezzo € 18,00
  • Prezzo IBS € 13,50
  • Editore Longanesi
  • Collana La Gaja scienza
  • EAN 9788830427693

 

6 commenti:

Martina S. ha detto...

Ho letto il racconto proposto in anteprima dalla rivista Il libraio e già il punto di vista da cui questo autore scrive mi ha incuriosito. Ora ancora di più...

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Romanzo interessantissimo e già nella mia wish list personale. Corpi freddi sempre in prima linea.
Grande Enzone, Francesca e Linda.

Martina S. ha detto...

Sì, un ottimo lavoro anche da parte delle traduttrici. Bravissime.

Scéf ha detto...

rigaz, il libro è da leggere!!

Anonimo ha detto...

Grande Bodone!
Fabio Lotti

Anonimo ha detto...

certamente calato nelle verità fino al punto che il coraggio serve anche al lettore. Agostino