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lunedì 31 maggio 2010

Cella 211 - Francisco Perez Gandul


In carcere bisogna guardare le mani, tutte, quelle del nemico a anche, di nascosto, quelle dell’amico, perché è nelle mani che viaggia la morte, veloce come una saetta(F.P.Gandul)

Curiosa la crono storia della pubblicazione italiana di questo romanzo che segna il debutto letterario, datato addirittura 2004, dello scrittore giornalista spagnolo Francisco Perez Gandul. Dal presente libro è stata effettuata una trasposizione cinematografica ad opera del regista Daniel Monzon, lavoro che si è aggiudicato ben 8 premi Goya e si è imposto in Spagna come film dell’anno nel 2009. Naturale la corsa frenetica all’accaparramento dei diritti editoriali in concomitanza dell’uscita del film nelle sale italiane. Ad acquisire il romanzo in questione sono, ancora una volta, i volponi della Marsilio che confermano l’aggressiva e coraggiosa politica editoriale, accelerata ulteriormente in questi ultimi anni; e a conferma comunque che la casa editrice veneziana non vuole rappresentare esclusivamente materiale svedese nella narrativa di genere ma, intende proporsi, con prepotenza, dovunque ci siano proposte meritevoli di attenzione.
“Cella 211” è, fondamentalmente, un thriller a sfondo carcerario, che prende il via da una idea davvero interessante che ben si adatta, effettivamente, ad una trasposizione sul grande schermo: Juan Oliver è un ragazzo che trova lavoro come sorvegliante in un carcere di massima sicurezza. Decide di presentarsi al lavoro con un giorno di anticipo, per fare conoscenza con i colleghi e prendere contatto con la difficile realtà del carcere, quando, per una beffarda coincidenza, rimane involontariamente protagonista di un riuscito tentativo di sommossa carceraria ad opera dei pericolosi prigionieri reclusi. Per tentare una altrimenti vana sopravvivenza si fa passare, agli occhi dei criminali, come carcerato a sua volta, azione tutt’altro che facile in una situazione che si fa di ora in ora sempre più precaria e rischiosa.


Cella 211” è un romanzo che utilizza uno stile narrativo atipico; è raccontato, infatti, in prima persona sotto tre diverse prospettive; quella dello stesso Juan, della guardia carceraria Armando e del pericoloso leader mente della rivolta soprannominato Malamadre. Lo stile può risultare fortemente spiazzante, la lettura è, spesso, ostica e difficoltosa; peccato, soprattutto, per la prima parte abbastanza fiacca perché dopo la seconda metà il romanzo decolla, acquista ritmo e il messaggio, che lo scrittore ha voluto trasmettere, ne esce fuori in tutta la sua forza simbolica.
Cella 211” rimane comunque un romanzo non per tutti. Può infastidire la scrittura non certamente elegante ma secca e asciutta, soprattutto nella parti con protagonista il capo della rivolta Malamadre, a tratti, quasi indigeste. D’altronde è da considerare che qua si parla la volgare lingua del carcere fatta di subdoli giochi, tranelli e tradimenti, alleanze di comodo precarie e una sensazione di pericolo costante.
Particolarmente riuscita è la trasformazione progressiva che interessa Juan e più in generale il concetto che lo scrittore vuole dare di bene che non corrisponde necessariamente a quello dalla parte della barricata messa in sicurezza dalle sbarre.
Sia chiaro che chi cerca il classico thriller carcerario tutto muscoli e azione, all’americana per intenderci, ha sbagliato strada e potrebbe rimanerne deluso.
Pertanto da accostarsene preparati.

Articolo di Marco "Killer Mantovano" Piva

Dettagli del libro
  • Formato: Libro
  • Pagine: 240
  • Lingua: Italiano
  • Editore: Marsilio
  • Anno di pubblicazione 2010
  • Codice EAN: 9788831706650
  • Traduttore: F. Cremonesi

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi pare un bel giudizio articolato anche per metterci un pò in guardia. Ci penserò sopra.
Fabio Lotti

Anonimo ha detto...

Bella recensione, come al solito precisa e mirata. Io, come sai, ho visto solo il film, che mi è piaciuto moltissimo. Ciò che mi ha colpito di più sono stati il messaggio fondamentale (...) ma anche la capacità e il coraggio che il genere umano trova nei momenti di estremo pericolo, per salvarsi la pelle! Molto bravi gli attori che interpretano Juan e Malamadre.
Grande killer!! Ciao ciao
Barbara

Martina S. ha detto...

Un Killer Mantovano tornato alla grande sulle nostre pagine, con una recensione ottima, perchè mette in luce pregi e difetti del libro. Per ora non mi ispira... ma non si sa mai.

Cristing ha detto...

Mi intriga parecchio questo libro....

Briciole di tempo ha detto...

Lo leggerò a breve...ero attratta dal film figuriamoci dal libro!!!!

Camilla P. ha detto...

Mi ispira moltissimo, come libro e come film :D

Anonimo ha detto...

Killer hai reso bene l'idea...
gracy

Stefania ha detto...

Bella recensione! Prima sinceramente non mi ispira molto , ora ... uhm ... il piatto della bilancia tende più sul nì...e i libri che vorrei mettere sugli scaffali sono tanti (troppi:P) ma...sento che potrebbe avere un suo perché. E poi un Marsilio finora non mi ha mai delusa.
Ci penserò :)