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venerdì 30 aprile 2010

Intervista a Kenneth Wishnia


Corpi Freddi: Ciao Kenneth innanzitutto complimenti per il tuo libro. Quanto ci hai messo a scrivere un libro così impegnativo?

Kenneth Wishnia: Dio mi aiuti. Ci son voluti quasi sette anni; tre anni di ricerche e più di tre anni di scrittura. Ho fatto 20 bozze solo delle prime 50 pagine. In tutto, ho prodotto 14 bozze di 600 pagine, il cui risultato è la pila alta 1 metro che potete vedere sul mio sito. Non ho mai lavorato così tanto ad un solo progetto e per la prima volta ho capito un po’ come dev’esser stato per un muratore tagliare le pietre per le prime cattedrali gotiche, impiegando 20 anni per un unico progetto. Rappresenta anche un periodo di vera maturazione per me come artista, e per questo non c’è orario che tenga.
Potrei aggiungere che ho passato solo un anno a scrivere a tempo pieno. Lavoro come insegnante in un college locale, e mio figlio è autistico, così tutto ciò occupa molto del mio tempo. Tuttavia sette anni sono molto più tempo che per qualsiasi dei miei romanzi precedenti, per i quali in media ci volevano 2 anni dal manoscritto al libro finito.

CF: Ne il quinto servitore il vero protagonista è il popolo ebraico del ghetto mentre l'omicidio della piccola Gerte passa quasi in secondo piano. Perché proprio nel 1592?

KW: È senz’altro vero che il tipo di eventi raccontati ne IL QUINTO SERVITORE sono accaduti molte volte nel corso dei secoli, ma ho scelto di comprimere l’azione in tre giorni per acuire la tensione drammatica e per creare situazioni emblematiche che sostituiscono questioni molto più ampie (per esempio ci saranno sempre divisioni politiche fra gli Ebrei). Un’altra ragione per scegliere il 1592 è che Rabbi Low era attivo a Praga a quel tempo, ma non aveva ancora consolidato la sua posizione come studioso e rabbino rispettato.

CF: Sei uno specialista della storia e della cultura ebraica e si vede benissimo. Ma la cena a casa del Rabbi Low e tutti i preparativi per la Pasqua sanno di “vissuto” e non di “studiato”.

KW: Grazie per questa affermazione, poiché questo era proprio il mio obiettivo. Non è ciò che ogni romanziere cerca di fare? Far vivere qualcosa? Far credere al lettore che esiste un altro mondo, un mondo di mia creazione? È un po' come zucchero filato, davvero (anche se stai costruendo una cattedrale). Ma è molto gratificante quando funziona, perché può lasciare sulle persone un'autentica impressione emotiva.
Probabilmente mi aiuta il fatto che mia madre era una delle fondatrici del Programma di Studi Femminili alla SUNY Stony Brook (un'università newyorkese, n.d.t.), e che come storica femminista faceva parte dell'onda di cultura degli anni '70 che passò dall'insegnare la storia come una successione di re e battaglie all'analizzare e descrivere la storia così come veniva vissuta da masse più rappresentative di persone.

CF: Il Rabbino Low, Mordecai Maisel (entrambi sepolti nel Vecchio Cimitero Ebraico) e Rodolfo II, sono personaggi storici, non ho trovato tracce né di Benyamin Ben-Akiva né del Vescovo Stempfel.

KW: Sì, ho inventato i due personaggi. Se devi descrivere un vescovo che si comporta così male come il Vescovo Stempfel, è meglio inventarlo.

CF: Il “problemino” di salute del Vescovo Stempfel mi ha fatto sorridere; lo rende ancora più ridicolo, se possibile, era questa la tua intenzione o lo hai voluto punire per la sua cattiveria e la sua inettitudine?

KW: Giusto tutto quello che dici. Mi sembrava anche un modo particolarmente divertente e scandaloso di drammatizzare lo scontro tra fede e scienza: il vescovo ha una ragade rettale e quando il Dr. Lybrmon (un nome ebraico) gli dice che la ferita dev'esser ricucita, un dottore cristiano scarta questo consiglio a favore di una cura “miracolosa”. Devo dirti che quando ho finito di scrivere quella scena, ho pensato, “CIÒ farà sì che il libro sia proibito a Boston”
[Nota culturale: per molte generazioni, la città di Boston era nota per la sua mescolanza di atteggiamenti puritani e rigidità della vecchia scuola cattolica irlandese. “Proibito a Boston” diventò un epiteto corrente attribuito a qualsiasi cosa lontanamente controversa.]

CF: Il personaggio femminile di Anya è quasi attuale con la sua cocciutaggine e la sua intraprendenza, oserei definirla una sorta di “femminista”.

KW: Mi sa che dovrò citare di nuovo mia madre. Una cosa che ricordo sempre dalle sue lezioni universitarie è che le donne hanno sempre lavorato. Non è un fenomeno “post-femminista” avere una donna forte e sicura di sé che lavora accanto agli uomini (le mie ricerche hanno mostrato che in effetti la figlia del proprietario di una tipografia di Praga era una famosa compositrice tipografica). Ma è estremamente importante notare che mi sono preso il disturbo di evitare quel genere di anacronismo che i film di Hollywood hanno sempre: persone in costumi d'epoca che proclamano idee molto moderne.
Infatti per me una delle cose più difficili da fare è stata disimparare 40 anni di pensiero femminista nel descrivere il personaggio principale. Benyamin Ben-Akiva NON avrebbe detto “persone”, avrebbe detto “uomini”. E anche se egli idealizza le donne in molti modi, è spesso piuttosto stupito quando una di loro dice qualcosa di intelligente.

CF: Parliamo di te. Nel tuo passato hai scritto cinque romanzi gialli, la serie “Filomena Buscarsela Mystery” tra cui 23 Shades of Black (della serie sopracitata) è stato candidato all'Edgar. Perchè passare al romanzo giallo-storico quando era più facile proseguire su una strada già conosciuta?

KW: Bene, è proprio così: “Sarebbe stato più facile.” Ho voluto sfidare me stesso con questo progetto. Ma non mi ero accorto di che razza di sfida si trattava. Ma ne è valsa la pena alla fine. E sfiderò ancora me stesso per il mio prossimo romanzo.

CF: Hai cambiato anche nome da Kja a Kenneth una sorta di ricomincio da zero....

KW: Sì. Sai com'è. L'identità di K.j.a. Wishnia è fissata nel meccanismo dell'editoria come il tizio che scrive gialli contemporanei hard-boiled mitigati da molto umorismo cinico, e Kenneth Wishnia è il tizio che scrive romanzi storici sugli Ebrei. Il proprietario di una libreria mi ha detto, “Sei l'unico autore del quale posso pensare che usa il suo vero nome come uno pseudonimo.”

CF: Il prossimo lavoro sarà firmato da Kja o Kenneth?

KW: Dipende. L'idea è di firmare la mia opera più letteraria sugli Ebrei coll mio nome per esteso, e che qualsiasi storia più vicina al genere giallo tradizionale sia firmata K.j.a. Wishnia. Ma vedremo.

CF: Nei ringraziamenti finali oltre alla tua agente, alla tua editor e tua moglie, ringrazi Dio in persona “per aver sottratto qualche minuto a una delle sue mattinate piene di impegni ed essersi preso cura personalmente di una serie di dettagli che ha reso possibile l'operazione” mi ha incuriosito.

KW: Sì, per molti aspetti IL QUINTO SERVITORE è un libro profondamente spirituale. I personaggi sono molto osservanti, e stanno sempre pregando per avere la forza e la guida necessarie per continuare la loro lotta quotidiana per la sopravvivenza. Ma qualche volta (negli USA, comunque) la gente spinge questo un po' troppo in là, e devo ammettere che volevo prendere un po' in giro le celebrità come gli atleti, che stanno sempre ringraziando Dio per aver concesso loro di vincere qualcosa di così insignificante come una partita di football del college. [Nota: sto parlando di football americano, non della Coppa del Mondo di Calcio, che come tutti sappiamo è incredibilmente importante: in quale altro posto l'Iran può battere gli Stati Uniti tranne che su un campo di calcio?]
Ma non è facile adattare un umorismo sottile a una pagina di ringraziamenti. Un critico online mi ha preso molto sul serio e si è effettivamente lamentato che era piuttosto arrogante da parte mia ringraziare Dio in un modo così familiare (“Grazie, amico. Sei forte. Assolutamente.”) Immagino che lui non abbia capito lo scherzo.

CF: Un grazie dalla redazione dei Corpi Freddi ^_^

Intervista di Cristina "Cristing" Di Bonaventura
Traduzione di Martina "PalazzoLavarda" Sartor

11 commenti:

Scéf ha detto...

un bel libro, una bella intervista ed un personaggio divertente hehehe
bravi tutti :)

Unknown ha detto...

Quoto in toto Enzo ;-)))

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Bellissima intervista, completa in tutti gli aspetti. I miei complimenti vanno soprattutto a Cristina che ha fatto domande stimolanti e che sanno andare in profondità. Ennesimo scoop "freddo"!!!

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Ops....dimenticavo come al solito Martina. Contributo prezioso e impeccabile come sempre :-)

Anonimo ha detto...

Anche io faccio i miei complimenti ed un saluto particolare a Martina.
Fabio Lotti

Martina S. ha detto...

Killer e Fabio, grazie! Ma erano azzeccatissime le domande di Cristina: questo lo si capisce quando arrivano le risposte, articolate ed esaurienti. E spero di far sempre del mio meglio per tradurre rispettando le intenzioni dell'autore.
Ora il libro incuriosisce molto pure me.

Cristing ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Cristing ha detto...

Grazie!!!!! Grazie a tutti davvero! E un ringraziamento particolare a Martina!
.... Il libro dovete leggerlo!!!

Anonimo ha detto...

complimenti cuginetta....sei veramente brava....pensa a quello che ti ho detto..................gs

AngoloNero ha detto...

E brava Cri!! :)
Si vede che il libro ti era molto piaciuto :)

Stefania ha detto...

Complimenti a Cristina e Martina :)
Forse non rientra proprio fra i miei generi preferiti, ma basta solo leggervi per farci un pensierino :)
E quindi...ci penserò :)))