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sabato 24 aprile 2010

Il caso con nove soluzioni - Assassinio nel labirinto – J.J. Connington


Il dottor Ringwood quella sera era stanchissimo a causa di un’epidemia di influenza che lo stava costringendo ad orari massacranti e si sognava soltanto di trascorrere una tranquilla serata a casa in compagnia di un buon libro, quando per l’ennesima volta viene chiamato d’urgenza al capezzale di un malato ed è quindi costretto ad uscire nonostante sia una notte buia, gelida e umida. Il medico, a dispetto del nebbione fittissimo, riesce miracolosamente a giungere a destinazione, ma sbaglia numero civico ed entra nel villino immediatamente adiacente, trovandovi uno sconosciuto agonizzante che ha giusto il tempo di mormorare alcune frasi sconclusionate prima di passare a miglior vita. Ringwood, avverte subito Sir Clinton Driffield, il distaccato, razionale, sarcastico e assolutamente insofferente verso l’inettitudine dei propri sottoposti, capo della polizia locale. Non poteva avere un’idea migliore, perché di lì a poco, i due si imbatteranno in un altro cadavere del tutto inaspettato e imprevisto. E non sarà neppure l’ultimo di quella notte di tregenda, tanto che alla fine sarà un caso con nove soluzioni !
La pubblicazione di questo romanzo nella sua versione originale, sottolinea una volta di più il valore dell’operazione “Bassotti” messa in essere dalla casa editrice Polillo. Da una parte c’è la pubblicazione di scrittori e/o romanzi assolutamente inediti per il mercato nazionale e dall’altra, la riscoperta di autori, che magari in Italia sono ai più quasi sconosciuti o comunque caduti da tempo nel dimenticatoio, mediante la riproposta di opere già edite, ma con traduzioni integrali nuove di zecca. Emblematico è il caso di questo romanzo di J.J Connington, di cui esiste una versione uscita nelle collane Mondadori con il titolo “Il segreto di una notte” risalente agli anni ’30 del ‘900, in piena epoca fascista e falcidiata a tal punto dalla censura del tempo, al fine di non menzionare un reato (un tentativo di stupro) che in quegli anni “la gente non doveva sapere”, che la trama appare quasi del tutto incomprensibile. Questa edizione della Polillo rende onore e giustizia ad un romanzo la cui lettura nella sua forma integrale merita senz’altro. E, secondo me, di livello ancora superiore è “Assassinio nel labirinto” primo lavoro in cui compare Sir Clinton. L’inizio è veramente di gran classe. Nel secondo capitolo, due gemelli vengono ammazzati al centro di un labirinto di un tipico giardino inglese. Possiamo vivere in diretta l’orrendo crimine attraverso l’angoscia e il terrore provati da un’involontaria testimone, anch’essa prigioniera del labirinto, negli stessi istanti in cui agisce lo spietato e misterioso assassino. Il problema è che le uniche persone in grado di orientarsi nei meandri del labirinto sono i membri della famiglia, tutti in possesso di un solido alibi. Sarà Sir Clinton, passetto dopo passetto, a smascherare alla fine il colpevole.
Per darvi un quadro generale, visto che questo scrittore, immeritatamente, non gode, di grande fama qui da noi, ci troviamo di fronte a due belle, classiche e solide, storie di detection all'inglese, condotte con sicurezza e indubbio mestiere dall’autore, con la “morte nel villaggio” nel primo e con il tradizionale “delitto nella casa di campagna” nel secondo, con gli indizi seminati ad arte, le false piste ingannevoli, il poliziotto infallibile e la sua spalla un po’ tonta a fargli da controparte, strani quanto misteriosi veleni e intrugli letali, giardini all’inglese, l’immancabile cara vecchia nebbia anglosassone, cadaveri che fioccano inaspettati, errori di domicilio, lampadine bruciate in maniera incomprensibile, corridoi bui, delitti tanto impossibili quanto bizzarri, che un assassino dei giorni nostri mai si sognerebbe di concepire, il tipico british lifestyle delle classi medio-alte a cavallo delle due guerre che non impedisce ai protagonisti, la sera stessa dell’omicidio, di radunarsi in biblioteca per l’immancabile appuntamento a base di bridge, sigaro e buon brandy d’annata. Tutto ciò raccontato nel pieno rispetto dell’intelligenza del lettore, che lo scrittore inglese conduce in maniera del tutto leale verso la soluzione, coinvolgendolo in prima persona nell’indagine e non trattandolo piuttosto come lo sciocco, quanto necessario, “Watson” di turno. Dai suoi romanzi possiamo ricavare l’assioma che la caccia agli indizi e alle prove, può essere tanto divertente e eccitante quanto la rivelazione del “chi è stato” che comunque rimane celato nell’ombra fino alla fine. Sintomatico della “correttezza” di Connington, è proprio “Il caso con nove soluzioni”. Non si tratta, come erroneamente potrebbe far pensare il titolo, di nove soluzioni alternative l’una all’altra (in stile ”Il caso dei cioccolatini avvelenati” di Anthony Berkeley - Bassotto n. 5 - in cui ognuno dei protagonisti sul finire del romanzo espone la propria soluzione personale in contrasto con quella degli altri e in quanto tale un po’ troppo inverosimile e oggetto di varie parodie da parte dei detrattori del genere) ma piuttosto nel combinare insieme, in una serie di permutazioni possibili, le diverse chiavi di lettura che si possono dare ad un evento mortale (quali siano lo lascio scoprire a voi). A questo punto Sir Clinton, più seguace dell’interpretazione “realistica” degli indizi propria di Sherlock Holmes (che non piuttosto delle intuizioni e dei lampi di genio delle cellule grigie di Monsieur Poirot) per cui “Quando hai eliminato l'impossibile, qualsiasi cosa resti, per quanto improbabile, deve essere la verità” prende per mano il lettore e lo segue passo passo nell’analisi e nella confutazione delle varie ipotesi che si sono ottenute, eliminando via via quelle impossibili, finché, alla fine, non ne resta una e una sola: l’unica possibile.
Tale “modus operandi”, esposto nel capitolo 6 di questo romanzo, si trasforma in una vera e propria lezione, che tanto ricorda la ben più famosa “conferenza sulla camera chiusa” contenuta ne “Le tre bare” di John Dickson Carr. Da manuale poi è la “lectio magistralis” discussa nel capitolo 8 di “Assassinio nel labirinto” in cui Sir Clinton illustra l’esigenza, da parte dell’investigatore, di dare una risposta esaustiva ai tre capisaldi di un’indagine: opportunità, metodo e movente.
In conclusione, due appassionanti storie che si trasformano in altrettante vere e proprie dissertazioni letterarie su alcuni canoni a cui dovevano rispondere i romanzi gialli durante il periodo conosciuto come “golden age”, che pur non sfoggiando i tradizionali depistaggi di Agatha Christie, le classiche camere chiuse e i delitti impossibili di John Dickson Carr o le inconfondibili sciarade di Ellery Queen, contengono un poco di tutto questo e la cui lettura mi sento di consigliare caldamente agli amanti del genere.
Se Dame Agatha viene, giustamente, universalmente riconosciuta come la “Regina”, il serioso Dr. Jeckyll/Alfred Walter Stewart (vero nome di Connington) professore universitario di chimica che nel tempo libero si trasformava in Mr. Hyde/J.J Connigton può, a tutti gli effetti, concorrere alla carica di “Magnifico Rettore” dell’Università del Giallo.

Articolo di Alberto "Allanon" Cottini

Dettaglio del libro
  • Titolo: “Il caso con nove soluzioni”
  • Autore: J. J. Connington
  • Editore: Polillo
  • Collana: I Bassotti n. 60
  • Pagine: 266
  • Anno pubblicazione: 2008
  • ISBN: 9788881543151
  • Euro 12,90

Dettaglio del libro
  • Titolo: “Assassinio nel labirinto”
  • Autore: J. J. Connington
  • Editore: Polillo
  • Collana: I Bassotti n. 27
  • Pagine: 301
  • Anno pubblicazione: 2007
  • ISBN: 9788881542123
  • Euro 13,40

6 commenti:

Martina S. ha detto...

Adoro le recensioni dei Bassotti fatte da Allanon (assieme a quelle di Carrfinder, of course!): delle vere e proprie 'lezioni' sul giallo classico. Ogni volta imparo qualcosa di nuovo e metto altri Bassotti in wish list.

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Signori e Signore: scende in cattedra Allanon e lascia la platea dei corpi freddi totalmente a bocca spalancata. Magnifica recensione, completa sotto tutti gli aspetti. Un grandissimo lavoro di ricerca e analisi critica. Complimenti Alberto. Come diceva Dan Peterson: "per me numero 1"

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Mannaggia: che due gioellini, che due bocconcini succulenti ^__^

Carrfinder ha detto...

Un'altra appassionante lezione del nostro "professore" di Giallo Classico!
Solo in questo blog si possono leggere recensioni così complete ma anche "sentite": Alberto docet.

Lofi ha detto...

Alberto fuoriclasse!

Unknown ha detto...

Grande Alberto ^_^
Magnifici bassotti e magnifico pezzo!
Bacioni :******