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mercoledì 17 marzo 2010

1977 - David Peace


Se ne cerchi uno ce ne sono due, due tre, tre quattro. Se ne cerchi quattro ce ne sono tre, tre due, due uno e così via.

Little Red Riding Hood è la favola di Cappuccetto Rosso.
Riding, dall’antico sassone thriding , terza parte, erano anche i distretti, nord, est, ovest in cui era suddiviso lo Yorkhire, prima del frazionamento in quattro contee avvenuta nel periodo in cui è ambientata la tetralogia di Peace.
Il gioco di parole allude al sangue versato in quei territori e alle paure ancestrali cui da vita una rilettura della fiaba di Perrault se si guarda non al suo messaggio palese, ma a quello sotterraneo, metaforico, l’eresia del sesso e la sua condanna, che passa da stupro a violenza e cannibalismo.
Il secondo episodio emerge dalle ceneri del precedente, anzi, si potrebbe dire, non è altro che un fuoco che si rialza dalle braci rimaste ad alimentarsi nel buio della coscienza. E’ un avvio senza soluzione di continuità, il racconto trabocca come una corrente neuronica, un’onda anomala più che un’ordinata esposizione degli eventi.
L’unico stacco vero e proprio è solo il tempo passato dai fatti dello Strafford Pubbling House, tre anni in cui in realtà di donne ne sono continuate a morire in quella desolazione di terre e di cuori. Si chiamano Joan, Theresa, Marie, l’ultima l’hanno trovata nel parco di Soldier’s Field, il cranio sfondato e lo stomaco aperto. Il Sovrintendente Capo Noble è costretto ad affermare “Signori, lo Squartatore è tornato”. C’è appena il tempo di riallacciare alcuni nodi, fascicoli che sono rimasti chiusi in un cassetto, capire che c’è qualcosa di strano nelle prove sui casi più vecchi, che si ripiomba in un nuovo incubo, una donna stesa dietro al tempio sikh di Bowling. Il fatto è che, si può girarla come si vuole, prima di ogni scomparsa c’è sempre un poliziotto, ma queste sono solo basse insinuazioni. Il collegamento esiste, la prima a morire è una testimone. Poi ne arriva a destino un’altra, Rachel, 16 anni, e con lei le lettere, dall’inferno. Sei gli omicidi, quattro le aggressioni. Cosa c’entra Spunk la rivista. Meglio non svegliare il can che dorme.
Corrotti, sadici, immorali sono gli attori, le figure che rappresentano le forze dell’ordine, giudici e boia allo stesso tempo, stretti una ondivaga alleanza con le leve migliori del giornalismo da strada. Sconti di pena non ce n’è per nessuno, nemmeno per le due figure meno spregevoli, protagoniste di questo secondo round. Quel Jack Whitehead che abbiamo visto in competizione perla prima firma sulla cronaca dell’Evening Post, ed un poliziotto di Millgarth, Bob Fraser, ora della Squadra Omicidi delle Prostitute. Entrambi alle prese più con i propri problemi esistenziali che con la ricerca del killer, demoni che li assalgono, deliri di amanti uccise che sconvolgono loro l’equilibrio,
La narrazione è un passaggio di palla, un flusso incontrollato che travasa come vasi comunicanti dall’uno all’altro, senza apparente logicità, segnato da ripetizioni febbrili e refrain che entrano in risonanza con una colonna sonora da sbattimento: “Police & Thieves”, “Good save the Queen”, “The Damned”. Ecco, il ritmo della scrittura è un martellare che simula bassi e chitarre liberi di sgarrare nella festa punk di fine seventies.
L’intreccio diventa man mano più rarefatto, frammentato come un vinile segnato. Sequenze disturbate, immagini confuse che prendono forma, mentre si snodano gli elementi raccolti sulle scie di sangue lasciate da vittime e sopravissute.
La pellicola è punteggiata da flash subliminali: il presagio del doppio 7, la trama incompiuta di Edwin Drood(*), la scritta rossa Tophet sul muro, stivali di gomma n°43. Si accavallano omicidi rituali e criminalità spicciola, entrambe contraddistinte dalla stessa violenza inutile.
Lo Squartatore è un prestito alla fama, lo specchio del degrado di un’umanità intera, dell’odio patologico di uomini per le donne, delle ingiustizie sociali sotto il dominio delle classi abbienti. Ma anche il frutto di una suggestione collettiva, il pretesto per assecondare un desiderio d’espiazione, il fio che si paga per non aver potuto salvare nessuno.
Peace abbraccia le proprie ossessioni, assieme a quelle di un’intera generazione, con la sensibilità del caso, senza dimenticare il dolore di quelli che restano, ma senza voler ignorare quali siano gli estremi, perché non possibile esplorare il male senza ritrarlo come effettivamente è. Al centro della sua attenzione l’offesa alla donna, mero bersaglio di pulsioni ormonali, un pezzo di carne senza alcun valore al pari di un nero, uno zingaro od un cane, sui quali è giustificato possa perdersi anche la ragione. E anche il maschio inglese non è da meno, calato in un modello di autodistruzione, dove l’alcool è l’alimento sostitutivo e la rabbia, gli impulsi omicidi il carburante per tirare avanti. Il crimine è il sintomo di una malattia più grande.
L’aspettativa cresce, le pagine si accumulano, in dirittura d’arrivo con il fiato corto in vista del gran finale. Non è più tempo di formule note, la trama si liquefa come burro lasciato aperto, quello che si raccoglie è solo tempesta, fuori ci aspetta una pioggia di rane.

* sul romanzo incompiuto di Charles Dickens, che nasconde più di un mistero, una interessante trattazione si trova qui, su tommaso pincio post.

http://tommasopincio.splinder.com/post/22246554/MISTERI+INCOMPIUTI

Personaggi e interpreti

  • Peter Noble, sovrintendente capo
  • Michael Ellis , funzionario investigativo
  • Bob Fraser, sergente investigativo
  • Theresa Campbell, Joan Richards, Marie Watts, vittime
  • Stephan Barton, compagno di Marie, buttafuori a Bradford
  • Prentice, Alderman, sovrintendenti investigativi
  • Rudkin, Craven, Gaskins, ispettori investigativi
  • White, sergente investigativo
  • Janice, Denise, Yvonne, Karen, prostitute
  • Jobson, sovrintendente investigativo capo, detto il Gufo
  • Joseph Rose, profeta
  • Billie Hadden, direttore di Yorkshire Post
  • Samuel Wilson, sergente
  • Jack Whitehead, giornalista
  • Gaz Williams, redattore capo pagina sportiva
  • Alfred Hill, sovrintendente capo, Lancashire
  • Clare Strachan, vittima, Preston
  • Colin Milton, Tony Hollis, Dave Roberts, Roger Kennedy, Gillian, Ostello St.Mary
  • Walter Kendall, amico di Clara
  • Bobbye e Louise, figlio e moglie di Fraser
  • Martin Laws, reverendo
  • Carol Williams, vittima de l’Esorcista, Michael il marito
  • Linda Clark, vittima
  • Ka Su Peng, vittima di aggressione
  • Eric Hall, ispettore investigativo
  • Rachel Louise Johnson, vittima
  • Donald Fairclough, taxista, sospetto
  • Barry James Anderson, BJ
  • Donald Mumphries, sergente
  • Bill Molloy, sovrintendente, detto il Tasso, suocero di Fraser

Articolo di Frankie Machine

Dettagli del libro
  • Formato: Libro
  • Pagine: 368
  • Lingua: Italiano
  • Titolo originale: Nineteen Seventy Seven
  • Lingua originale: Inglese
  • Editore: Meridianozero
  • Anno di pubblicazione 2003
  • Codice EAN: 9788882370428
  • Traduttore: Giuliana Zeuli 

5 commenti:

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

A volte mi domando se leggere le recensioni di Frankie Machine faccia bene alla propria autostima; quando leggo le sue analisi mi sento piccolo piccolo.
Geniale.
Ho già acquistato 1974, a quanto pare pure questo è una spesa obbligatoria :-)

eccozucca ha detto...

a bocca aperta..ecco come rimango :) grandeeee Frankie ..era già in wl e questa è una ragione in più per volerlo..

Briciole di tempo ha detto...

Adoro Peace e adoro le recenzioni di Frankie!!!!
Dopo aver letto 1974 non posso non leggere questo....

Lofi ha detto...

La penso come il Killer! Grande Frankie, mai sotto l'eccellenza.

Frankie Machine ha detto...

Ecco, come mi ha appena fatto scoprire Mari, sulla serie dello squartatore di Peace, assieme alla sua versione televisiva, è in corso una trattazione veramente esemplare nel sito di Malpertuis (http://elvezio-sciallis.blogspot.com/, se io non sono riuscito ad esprimere bene quanto ci sia di alieno e originale in quest'opera tanto da spingervi alla sua lettura, credo che, se vi lasciate corrompere, sarà molto più convincente Sciallis.