_

lunedì 24 agosto 2009

Cecità - José Saramago



Cecità. Il titolo è piu’ eloquente e inequivocabile che mai. In una città in cui la popolazione perde completamente la vista a causa di una malattia misteriosa, la società perde anche e soprattutto qualcos altro, la ragione, la dignità e l’umanità per trasformarsi in animali selvaggi che non riescono piu’ a controllare pulsioni e istinti. La profonda analisi psicologica di Saramago sulla natura umana, ci conduce a un indiscriminato tutti contro tutti, la propria vita e la propria speranza di sopravvivenza contro quella di qualunque altro essere umano che lotta per i nostri stessi obiettivi.
La cecità, il non vedere piu’ nulla, crea isteria totale e le proprie certezze si sciolgono una a una come gelato esposto al sole, ma ancora di piu’ l’isteria viene creata dal fatto che tutti siano stati colpiti e pertanto il mondo e la vita sociale sono diventati tutti d’un colpo solamente ricordi e allo stato attuale, oggetti misteriosi, di cui aver paura. Senza un appoggio determinante come la vista, tutti i rumori, i piccoli spostamenti, il contatto fisico sono un potenziale nemico fatale, che creano fobie assolute incontrollate e che conducono a gesti estremi di continuo.
L’inesistenza di uno stacco narrativo, scelto appositamente da Saramago e che ne rappresenta un marchio di fabbrica, contribuisce a creare ulteriore tensione ma anche continuità alla lettura (impossibile staccarsi). La narrazione è intensa, intrisa di dramma che non risparmia nessuno e la crudeltà di certe immagini non possono non toccare nell’intimo del lettore che si sente disorientato, scombussolato, e sollecitato a riflettere. Basta un input per mandare all’aria il macchinario sociale, perché questo si blocchi e inizi a scoppiare.
Il libro è una potenziale profezia di cio’ che certe scelte sociali e politiche potrebbero (o magari nel loro piccolo han già fatto) far gravare sul mondo. C’e’ sempre piu’ incertezza, ci si sente sempre piu’ soli seppur in mezzo a una folla di 7 miliardi di persone. E non si sa mai di chi ci possa fidare o meno. Una cosa si salva e potrebbe salvare. E il lettore lo scoprirà solamente leggendo il libro. Non anticipo nulla per non rovinare la lettura a chi deve ancora prendere in mano questo autentico capolavoro della letteratura mondiale. Il film, con Mark Ruffalo e Julianne Moore, doveva arrivare nelle sale italiane ad agosto 2008, ancora non si sa nulla.
A quando l’uscita (sempre se ci sarà)?

Articolo di Andriy

Dettagli del libro
  • Formato: Tascabile
  • Pagine: 315
  • Lingua: Italiano
  • Editore: Einaudi
  • Anno di pubblicazione 2008
  • Codice EAN: 9788806193683
  • Traduttore: R. Desti

5 commenti:

Martina S. ha detto...

Dalla recensione, ottima, di Andriy mi sembra un libro la cui lettura è piuttosto impegnativa. Per cui me lo riservo per un periodo più tranquillo e sereno. Ora non ce la farei proprio.

Linda80 ha detto...

Quoto Palazzo Lavarda!

Marta ha detto...

Causa vacanze, mi ero persa la recensione di Cecità, che reputo uno dei più bei libri mai letti, sempre che bello si possa unire con l'orrore. Non è impegnativo nel senso che ci vuole tanto a leggerlo, anzi scorre via non puoi fare a meno di voltare pagina. E' impegnativa la considerazione che viene dopo il pensarci su e capire, come le nostre certezze sono aggrappate al nulla.
Consiglio fermamente la lettura di questo libro, col fresco di settembre ci sta bene, manca davvero qualcosa se non lo si legge a mio parere.

Marta ha detto...

Dimenticavo, bel lavoro Andriy :)

Matteo ha detto...

Bella considerazione la tua Marta. Secondo me è un must di lettura. E' un libro che sboccia pienamente una volta terminato e al solo pensiero sprigiona tutta una serie di riflessioni che mettono a serio rischio anche il sonno. Saramago ha fotografato la nostra società, cosi' fragile e allo stesso tempo violenta, cosi' insicura e allo stesso tempo cosi' cinica ed egoista. Estremizzando (ma neanche troppo eh) ha voluto semplicemente condannare il nostro tempo. E la cecità non è nient'altro che una metafora dell'essere umano malato.