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lunedì 22 giugno 2009

Intervista a Giacomo Bevilacqua e Giulio Gualtieri




Intervista a soggetto, Giacomo Bevilacqua e Giulio Gualtieri


Corpi Freddi: Giulio, Giacomo, da quali idee prende spunto Homo Homini Lupus e come nasce la collaborazione tra di voi?


Giacomo: La collaborazione è nata in un bar della Magliana un paio di anni fa.
Giulio era studente alla scuola internazionale di comics, e, due volte a settimana, io pranzavo assieme a Lorenzo Bartoli, noto sceneggiatore ed insegnante di Giulio presso la scuola, a questi pranzi era spesso presente anche lui, e, proprio in occasione di uno di questi, mi parlò di HOMO HOMINI LUPUS, l’idea mi piacque subito tantissimo.
Da lì il passo è stato piuttosto breve.
Giulio: confermo quanto detto da Giacomo. Per me questa collaborazione è stato un vero colpo di fortuna, perché sono convinto che siano stati i disegni di Giacomo a spingere il progetto verso la pubblicazione. D'altronde il fumetto è arte visiva, e una buona storia da sola non può convincere nessun editore, figuriamoci qualche lettore.

CF: Giulio, per il titolo hai addirittura scomodato Macchiavelli, letteralmente significa che ogni uomo è lupo per un altro uomo. Perché questo titolo?

Giulio: è molto semplice. Questa frase è da sempre la più gettonata tra coloro che hanno una visione pessimistica della natura umana: da Plauto ad Hobbes, passando per il già citato Machiavelli, l'uomo è sempre considerato come un essere malvagio pronto a nuocere ai suoi simili. Ora, avendo come protagonisti un gruppo di simpatici Serial Killer, credo che la scelta fosse piuttosto obbligata, anche se in questo caso la cattiveria dei protagonisti va oltre l'essere umano, e finisce per riversarsi addirittura su quelli che normalmente identifichiamo come nostri carnefici: vampiri e lupi mannari. Per dirla con una battuta, il vero mostro siamo noi!

CF: In Italia, il fumetto non sempre ha ricevuto la giusta attenzione dalla critica. Molti editori, però, hanno aumentato le loro pubblicazioni nell’ambito del fumetto. Secondo te il cambiamento avviene perché l’editoria ha smosso qualcosa o sono gli autori ad aver attirato l’attenzione della critica, innovando i contenuti?

Giacomo: Il fumetto è un media largamente sottovalutato. Ultimamente molte più case editrici stanno aprendo gli occhi e si stanno rendendo conto che, rispetto agli altri, il fumetto, è uno dei media più completi che esistono, e si stanno muovendo in tal senso.
Il fumetto è,dopo la televisione, il media d’evasione più a basso costo che esista, cosa che, in periodo di crisi, non è affatto da sottovalutare.
Giulio: Io credo che il problema sia più legato alla critica che al pubblico. In Italia i fumetti vendono da sempre tanto, addirittura tantissimo se compariamo i dati delle edicole nostrane con quelle delle tirature americane. Non esiste però una vera e propria critica specializzata, e quindi nonostante sia un media tra i più popolari non riesce a godere di quella dignità che ottengono cinema e letteratura. Ultimamente qualcosa sta cambiando perché attraverso l'invenzione del termine graphic novel i fumetti rimangono spesso gli stessi di prima ma vengono considerati in un modo nuovo da quella critica che prima li snobbava.

CF: Quali sono i personaggi che ti hanno maggiormente influenzato, non necessariamente autori o protagonisti di fumetti?

Giacomo:
Se parliamo di figure reali e a me vicini, mio padre e mio nonno, il primo, collezionista di fumetti, il secondo, pittore, hanno entrambi avuto un ruolo di estrema importanza nella mia formazione.
Se parliamo di autori, molti autori americani e francesi.
Se parliamo di personaggi di fantasia, qualora avessi avuto la facoltà di dialogare con alcuni di essi, credo mi sarei rivolto ad uno specialista.
Giulio:
il maestro rimane Lorenzo Bartoli, che mi ha insegnato quel poco che so sulla sceneggiatura, ed anche molto di più sulla vita, l'Universo e tutto quanto ( con Lollo c'è sempre da imparare) .
Se devo parlare di influenze, allora vado sul classico con Pratt, Sclavi, Gaiman, Moore, Miller ed Ennis.

CF: Il fumetto è un linguaggio sincretico e in quanto tale si serve anche di altri linguaggi, come quello del cinema o della fotografia, per rendere efficaci le sue modalità espressive. Quanto è stato importante impiegare strategie simili a quelle del cinema, come ad esempio per le inquadrature, per generare determinati effetti di senso?

Giacomo: Il fumetto e il cinema sono strettamente collegati, non per niente, in tutti i film americani (da un po anche in quelli italiani) il regista ha bisogno di uno storyboard per girare tutte le scene.
E lo storyboard altro non è che uno still di una scena che poi, nel film, risulterà in movimento.
E il principio è lo stesso che nel fumetto.
Infatti la nomenclatura dei piani e delle inquadrature, nel fumetto, non differisce da quella cinematografica.
Giulio: il fumetto è cinema fermo, per cui tra le due forme di espressione c'è grande interscambiabilità di tecniche narrative, come è tra l'altro dimostrato dal saccheggio che Hollywood sta portando avanti negli ultimi tempi nei confronti dei fumetti più di successo, in alcuni casi ( come ad esempio nel recente Watchmen) assolutamente ricalcati sul grande schermo, e basta guardare con attenzione per ritrovare inquadrature identiche nei due media.

CF: È facile creare suspense e terrore attraverso il fumetto? Cosa cambia, facilita la lettura o la rende più complessa, secondo te, rispetto ad un film?

Giacomo: Come dicevo prima, un’ inquadratura cinematografica che provoca nel fruitore un certo tipo di emozione altro non è che un movimento della telecamera.
Nel fumetto, basta trovare i punti chiave di questo movimento e usarli per il medesimo scopo.
Una quinta al posto giusto. Delle pause narrative adeguate. Il linguaggio del fumetto si assimila con il tempo, e una volta acquisita una certa padronanza, è come il matrix, si piega facile.

CF: All’estero, in parecchie facoltà universitarie, dal Giappone al Canada, si fanno studi sul fumetto. Quanto, secondo te, è importante portare il fumetto nelle università italiane?

Giacomo: Il fumetto è un fenomeno culturale in continua mutazione ed espansione, a mio avviso dovrebbero dargli la stessa importanza che si da a un qualsiasi altro media del nostro tempo. Sempre più “artisti” adottano il fumetto come forma d’espressione.
Sempre più persone scelgono di abbandonare lo scetticismo derivato dal connotato negativo che la parola “fumetto” si porta dietro, e sempre più lettori si rendono conto che, in effetti, c’è molto altro dietro al muro.
Giulio: Il fumetto è cultura, e come tale deve essere analizzato e studiato in tutte le sue sfaccettature, e portarlo all'Università non potrà che fargli del bene.

CF: Con quale maestro del fumetto, da oriente a occidente, rimetteresti, con piacere, le mani su una delle tue tavole?

Giacomo: Non rimetterei mano alle mie tavole, perché sono pigro e perché se dovessi toccarne anche solo una, mi accorgerei che in effetti sono TUTTE da rifare.
Mi crollerebbero tipo castello di carte.

CF: Cosa leggi al momento, fumetti e non?

Giacomo: Leggo per lo più fumetti americani, dai supereroistici agli indipendenti, un paio di manga, Naruto e One Piece, e qualche cartonato francese in lingua originale, di cui però capisco quasi solo le parolacce.
Giulio: Tutto quello che mi capita sotto mano, da Bonelli al più indipendente degli indipendenti.

CF: Stai lavorando ad una nuova storia, a personaggi inediti?

Giacomo: Per ora, oltre a continuare il mio lavoro per l’EURA EDITORIALE con Lorenzo Bartoli su John Doe e Easter (una nuova serie dai toni horror che uscirà sulle pagine di Lanciostory dal 3 agosto 2009), e il mio Panda (www.pandaliles.com) non sto facendo nulla di nuovo…ma questo non vuol per forza dire che non ci sto pensando.
Appena si apre un piccolo spiraglio di tempo libero magari inizierò a tirare giù qualcosa di nuovo. Non so.
Giulio: La vita è sempre una storia nuova.

http://keisoncomics.blogspot.com/
http://spiridion.blogspot.com/

Intervista di Cristina Greco "Lotgirl"

4 commenti:

Marta ha detto...

Ottimo lavoro Lotgirl, intervista interessante, dove anche io riesco a capir qualcosa :) e sì faccio mea culpa è confesso la mia ignoranza spaventosa per i fumetti. Mi sa che devo iniziare a rimediare!

Scéf ha detto...

Marta sai bene che i miei consigli non sono condizionati da nulla... questo fumetto merita davvero tanto e alcune volte i fumetti sono molto + gradevoli di un romanzo di pari genere letterario..
provane uno e non te ne staccherai + :)

se poi vuoi farte due risate, sempre dello stsso autore ti consiglio un fumetto (ke quello che poi l' ha portato alla ribalta) che si intitola "A Panda piace..." da sganasciarsi dalle risate!!!!

Marta ha detto...

Grazie Enzo, credo proprio che devo rimediare alla lacuna è diventare lettrice in toto di tutto. il blog serve anche a scoprire e sperimentare generi nuove. :))

Stefania ha detto...

Quoto Marta, anche se la sottoscritta non è molto da fumetti (confesso un unico amore del passato per Diabolik :p) , è sempre un piacere scoprire nuovi autori e nuovi indirizzi di lettura, poi l'intervista è simpaticissima e come al solito un piacere da leggere :)