_

domenica 19 aprile 2009

Recensione e Intervista a Stefano Massaron





In Ruggine, il ritmo è molto incalzante, la lingua assai diretta, l’argomento molto tosto tale da chiuderti lo stomaco; anche la costruzione è molto interessante in quanto i punti di vista sono tre: quello dei bambini, quello degli adulti che una volta erano quei bambini, e quello del pedofilo.
La storia è narrata attraverso i loro occhi; si hanno quindi tre visuali e tre linguaggi diversi. Quello semplice dei bambini, quello di loro da grandi che ricordano e rielaborano i fatti alla luce di una certa maturità, e quello del maniaco, ovviamente folle e delirante. Si capisce che dietro questi linguaggi, ci sono sicuramente uno studio e un lavoro non da poco.
Massaron sa dipingere molto bene al lettore (forse perché lo ha anche vissuto), un quadro di una Milano periferica alla fine degli anni Settanta, marcia e disagiata, dove i bambini, nonostante l’orrore che sono costretti a subire, guidati dalla loro fantasia, riescono lo stesso a giocare e divertirsi come solo i bambini sanno fare, fino a quando purtroppo il deposito di rottami, che per loro è il regno dei giochi e della magia, si trasforma in un incubo. Ed è lì che finiscono i sogni e finisce anche l’infanzia.
E' proprio vero, come è già stato detto, che questo libro, per come è scritto e per come descrive luoghi e sensazioni, ti lascia addosso l'odore della ruggine...e quando un libro è in grado di fare questo, io mi inchino.

Articolo di Vivara

Dettagli del libro


* Titolo: Ruggine
* Autore: Massaron Stefano
* Editore: Einaudi
* Data di Pubblicazione: 2005
* Collana: Einaudi. Stile libero
* ISBN: 8806173154
* ISBN-13: 9788806173159
* Pagine: 238
* Reparto: Narrativa italiana

Intervista

Corpi Freddi: Salve Stefano, grazie per la disponibilità e per avermi sopportato per giorni con i miei sfottò a sfondo calcistico via anobii...Tornando seri, chi è Stefano Massaron?

Stefano Massaron: Un pianista mancato. Sarebbe stato quello il mio sogno, se avessi potuto scegliere: ma mancava il talento. Quindi, a un certo punto, dovevo avere più o meno sedici anni, ho deciso di scrivere. Non l'avevo mai fatto in vita mia, ma mi è venuto abbastanza bene. Con il tempo, è diventata una passione.

CF: Esistono o sono esistiti veramente gli “Alveari” nella periferia di Milano raccontati in "Ruggine"?

SM: Sono esistiti. Ora non ci sono più. Nel romanzo li ho "cambiati" un poco, trasformandoli in quello che mi sembravano da bambino: degli orrori. Diciamo che io sono cresciuto, ma insieme a me sono cresciuti anche gli alveari: la proporzione nell'altezza e nell'ampiezza è rimasta la stessa.

CF: In “Ruggine” c’è qualcosa della tua infanzia quindi?

SM: Molto, moltissimo. I giochi in cortile, le bande di ragazzini, la gioia di giocare sul cemento e di esplorare luoghi che sembravano soltanto strani e non squallidi (lo squallore è un concetto che, almeno per me, è entrato un po' più tardi a far parte della mia estetica). Più che altro, della mia infanzia c'è... la nostalgia.

CF: Cosa è rimasto ora a Milano, della periferia degli anni Settanta?

SM: Molto, ma ha cambiato "destinazione d'uso". Per esempio, le "casette" ci sono ancora. Un tempo erano posti orribili, dove abitavano famiglie povere, prefabbricati ammassati l'uno sull'altro a creare vicoli stretti e reticolari. Ora, ho scoperto (con mio grande stupore) che le "casette" sono di proprietà, e vengono affittate a prezzi esorbitanti agli studenti che arrivano a Milano da altre parti d'Italia. Il deposito di rottami è esistito veramente, ed era esattamente come l'ho descritto nel romanzo: in questo caso, non ho esagerato affatto. Le dimensioni erano immense, i pericoli insiti nel giocare e nel fare acrobazie tra le travi e le lamiere, magari a dieci metri di altezza, erano reali... ma a noi non importava. Nel 1995 l'hanno demolito, e ora al posto del deposito di rottami c'è il parcheggio di una palestra e due palazzi di uffici (solo questo dovrebbe far capire quanto fosse enorme in realtà).

CF: “Ruggine” racconta la periferia di Milano; “Residui” (altro tuo libro) racconta di vite marginali al Parco Lambro di Milano…c’è qualche nesso? Sembra che ti sia cara la Milano “meno bene”, se così si può dire.

SM: E' assolutamente vero. Sono convinto che gli impulsi creativi, nell'Italia di adesso, non possano che arrivare dalle periferie. Non ho nessun interesse, né mai lo avrò, a raccontare di gente ricca. Non solo per una scelta politica, ma proprio perché li ritengo meno interessanti: se uno non deve lottare per ottenere qualcosa, la sua vita è noiosa. Non a caso, chi scrive libri con protagonisti alto-borghesi, finisce sempre per scrivere menate pazzesche introspettive o a descrivere il sesso svogliato tipico di chi ha molto tempo da perdere e troppi soldi da spendere. Ma non ne faccio una colpa "diretta" agli scrittori: sono i loro personaggi che sono noiosi fino alla disperazione.

CF: Come ti è venuto in mente di scrivere una storia su un tema molto forte come quello della pedofilia?

SM: Volevo qualcosa che minacciasse l'infanzia dei bambini, la loro innocenza, e che al tempo stesso mi permettesse di tenere del tutto al di fuori gli adulti e la polizia dal romanzo. Gli adulti non li volevo proprio (idealmente, mi piaceva un mondo "alla Peanuts", in cui lo sguardo non va mai oltre le ginocchia della mamma di turno). E, scusa se ti sembro esterofilo (ma per quanto riguarda la narrativa lo sono), la figura dell'appuntato, o del brigadiere, o del poliziotto alla Commissario Rocca la trovo veramente stucchevole. Se ci fai caso, in "Ruggine" la polizia c'è credo in tre o quattro pagine. Tornando alla domanda specifica, mi serviva un personaggio del genere, che fosse sufficientemente "rispettabile" esternamente da impedire ai bambini di confidarsi con i genitori. Le parti scritte in prima persona, "nella testa del mostro", mi sono costate parecchio: a un certo punto, me lo sognavo anche di notte, e ho deciso di contravvenire a una delle mie regole: ho scritto senza rispettare l'ordine cronologico. Le parti del pedofilo mi davano così fastidio, mi turbavano così tanto, che le ultime cinque o sei le ho scritte tutte insieme... giusto per togliermelo di dosso.

CF: Ti sei ispirato per caso a qualche fatto di cronaca accaduto realmente?

SM: No. L'ambientazione è in gran parte reale, e l'atmosfera pure, ma -- che io sappia -- nella quartiere in cui sono cresciuto non è mai accaduto nulla del genere.

CF: Nei tuoi libri, ti sei ispirato a qualche scrittore? Qual è il tuo modello di riferimento, se c’è un modello?

SM: Non si può fare a meno di farlo, se si legge tanto. Io, poi, non leggo scrittori italiani, li trovo veramente troppo noiosi per essere veri. Le uniche eccezioni sono Niccolò Ammaniti, che è un grande narratore, Aldo Nove, che è letterariamente e culturalmente anni luce avanti a tutti, e Marilù Manzini, che riesce nell'impresa impossibile di scrivere di ragazzi ricchi senza farmi addormentare. Quindi, i miei modelli sono tutti stranieri. Per esempio, quando qualcuno mi ha detto che "Ruggine" gli ricordava l'atmosfera di "Stand by me" di Stephen King, ho provato l'impulso di baciarlo. Mi piacerebbe poter scrivere come Ian McEwan, ma è su un altro pianeta.

CF: Tu sei anche un traduttore…hai tradotto scrittori come Joe Lansdale, Jonathan Coe e Jeffery Deaver. Pensi di esserne stato influenzato in qualche modo?

SM: Anche il mio lavoro di traduttore mi porta a infilarmi completamente nei libri di altri, e quindi di assorbire molto del loro stile e del loro metodo. Più il metodo che lo stile, in realtà. Lansdale è unico, per esempio, mentre Jeffery Deaver è probabilmente l'autore più "perfetto" nella costruzione di una trama. Non si può non imparare da gente come loro...

CF: E’ in cantiere il film tratto da “Ruggine”… stai lavorando anche alla sceneggiatura? Ci puoi anticipare qualcosa?

SM: No, non posso. Nel senso che non parteciperò alla sceneggiatura. Sinceramente, non mi è stato offerto di farlo. E, altrettanto sinceramente, avrei rifiutato: so bene cosa sono in grado di fare e cosa no (al contrario di molti miei colleghi), e di sicuro non sono in grado di scrivere qualcosa usando soltanto i dialoghi. Non è proprio il mio genere di scrittura, mi troverei ad annaspare in cerca d'aria, a implorare mentalmente che mi diano la possibilità di scrivere qualcosa al di fuori delle virgolette.

CF: Qual è il libro o racconto che hai scritto, al quale sei più legato e per quale motivo?

SM: "Residui", senza dubbio. E' stato il mio primo progetto veramente ambizioso, e ne è venuto fuori un romanzo di quasi 1000 pagine che ha occupato sei anni della mia vita. Ho voluto bene e amato tutti i personaggi, dal primo all'ultimo. E' stata un'esperienza fantastica, che mi piacerebbe ripetere. Mi spiego subito: non mi piace scrivere libri brevi, anche se gli editori preferiscono così. Ho sempre amato i libri lunghi, corposi, dove accadono mille cose in ottocento pagine, quelli che quando li finisci hai la sensazione di essere stato per qualche giorno in un altro mondo, da un'altra parte. Ecco, se ne avessi il tempo, mi piacerebbe riprogettare un altro romanzo di questo genere. Alla "It", o alla "The Stand", o alla "Swan Song", tanto per intenderci.

CF: Hai in programma di scrivere qualcosa in futuro? Se sì, qualche anticipazione?

SM: Sì, certo. Sto scrivendo un nuovo romanzo, che magari per molti "aficionados" sarà un po' una delusione, visto che è un romanzo molto leggero, scritto in modo (spero) divertente. Non ci sono mostri, non ci sono tragedie, non ci sono morti, non ci sono violenze. Il fatto è che, se dopo "Ruggine" avessi scritto un altro romanzo del genere, l'etichetta non sarei più riuscito a togliermela. Invece vorrei che il pubblico si abituasse ad essere sorpreso: il mio scopo (il mio sogno) è che qualcuno compri un mio romanzo non perché sa già di che tipo di storia si tratta, ma perché sa che l'ho scritto io. Un po' ambizioso, vero? Lo so, lo so...

CF: Un saluto ai Corpi Freddi che ti hanno letto e che ti leggeranno in futuro

SM: Nessun saluto, ma un grazie. Perché non si scrive mai senza avere in mente qualcuno che ti leggerà. Anzi, diffidate dagli scrittori che dicono il contrario: mentono. Non si scrive per se stessi e basta. Se fosse così, la scrittura sarebbe un atto che si autocompleta nel momento in cui termina il racconto o il romanzo. Invece non è così: la pubblicazione è la prova che ogni scrittore pensa ai suoi lettori mentre sta scrivendo. Per questo motivo il mio è un "grazie" e non un saluto.

BodyCold: Ci gridi FORZA JUVE? hahahahaaah

SM: Mai. Non credo che riuscirei a farlo nemmeno in cambio di un Oscar come miglior soggetto. In cambio di un Nobel per la Letteratura dovrei pensarci, e non sarebbe comunque una scelta facile... :)


Intervista di BodyCold e Vivara

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Devo assolutamente mettere in wishlist questo libro! Bella recensione di Vivara e anche al'intervista! ^_*
Blueberry

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Fantastico!!!!
Ho già acquistato il libro di Stefano di cui avevo sentito parlare un gran bene.
Un altro autore che tiene alto il nostro paese per quel che riguarda il nostro genere preferito!!!
Corpi Freddi sta inanellando interviste sempre più prestigiose!!!
Corpi freddi rulez!!!!

Marta ha detto...

Bella intervista e bella recensione, dove sembra di vedere i quartieri alveari.

AngoloNero ha detto...

[OT] Beccati, vi linko :)

Anonimo ha detto...

L'ho cercato in ogni libreria che mi capitava a tiro per alcuni mesi. Niente da fare. Non sono mai riuscito a trovarlo.

Alla fine, l'ho ordinato in rete. Dovrebbero spedirmelo il 28. Finalmente potrò leggerlo.

Carol ha detto...

L'argomento di Ruggine mi interessa molto, la mancanza di polizia per me è un grande pregio, il paragone a Stand by me mi ha convinta al 90% e le risposte di Stefano hanno fatto il resto!! (a essere sincera Ruggine è nella mia wish list da un mucchio di tempo, ma non sapendo bene a cosa andavo incontro non mi sono mai sbattuta più di tanto a cercarlo, ora so che ne vale la pena!)

Linda80 ha detto...

L'ho letto e mi è piaciuto moltissimo!
Grazie anche per questa splendida intervista Body!

Palazzo Lavarda ha detto...

Le interviste di BodyCold sono sempre molto belle e invogliano ancor più a leggere gli autori che intervista. Il tema di questo libro poi mi colpisce sempre molto. Lo metterò in wish list!!!

Scéf ha detto...

ricordo che l' intervista è fatta a 4 mani, mie e di Vivara :)

Vivara ha detto...

Sono emozionata per questa cosa...e poi le risposte di Stefano mi sono piaciute un sacco!!
Grazie Body per l'opportunità che mi hai dato e grazie a Stefano per aver scritto un libro così.

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Stefano è davvero una bella persona oltre che come scrittore.
Ho avuto modo di confrontarmi con lui su facebook e mi ha davvero colpito in positivo.
Corpi Freddi supporta Stefano Massaron

Anonimo ha detto...

L' ho lrtto in un giorno, non riuscivo a staccarmene. Bellissima storia e scritta davvero bene....sembra di sentirlo il sapore della ruggine.....