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martedì 25 giugno 2013

Muore Richard Matheson. Lui era Leggenda


Parafrasando un suo romanzo "Lui era Leggenda". Domenica 23 giugno 2013 (ma solo oggi è trapelata la notizia) se ne va un'altra penna illustre del panorama letterario mondiale, Richard Matheson, autore di decine e decine di libri che hanno fatto la storia della letteratura di genere e non solo.
La figlia, Ali Marie Matheson, dello scrittore fa sapere ai suoi fans che "... il mio amato padre è morto ieri a casa circondato dalle persone e le cose che amava ... era divertente, brillante, affettuoso, generoso, gentile, creativo, e il più meraviglioso padre che mai potessi avere ... mi manchi e ti amo per sempre Pop ("papà" ndr) e so che ora sei felice e sano in un bel posto pieno di amore e gioia ... "

Ricordare tutte le opere di Matheson sarebbe davvero un lavoro monumentale, ma romanzi quali "Io sono Leggenda", "Io sono Helen Driscoll", "Tre millimetri al giorno", e tantissimi altri sono stati d'ispirazione per gli scrittori di genere.
Una grandissima perdita, l'ennesima di questo anno funesto.

Articolo di Enzo "BodyCold" Carcello


Frozen Heat - Richard Castle (Fazi Editore 2013)


Il quarto capitolo della saga investigativa di Nikki Heat è arrivato sul nostro tavolo qui ai Corpi Freddi, potevamo esimerci dal parlarne? Giammai!
Nikki Heat e il giornalista Jameson Rook si godono un placido risveglio mattutino insieme quando vengono interrotti da una telefonata che annuncia un nuovo omicidio di cui la nostra detective si dovrà occupare. Giunta sulla scena del crimine troverà il corpo di una donna sconosciuta pugnalato a morte infilato dentro una valigia. L'indagine sull'omicidio si rivelerà da subito complicata perché farà emergere dal passato un altro omicidio che riguarda direttamente Nikki e che la porterà a scoprire elementi del proprio passato che ignorava, la costringerà ad affrontare verità che pensava potessero rimanere sepolte per sempre.
E qui mi fermo perché il rischio “spoilers” è altissimo.
Ne abbiamo già parlato ampiamente, sia io che Marianna con la quale ci dividiamo le recensioni su Castle, del fatto che parliamo non solo di un romanzo basato sulla finzione ma in questo caso anche lo scrittore è una finzione, ottima trovata pubblicitaria per l'omonima serie tv.
Lo ribadisco anche in questo caso: mi sono divertito a leggere questo romanzo, mi ha intrattenuto, mi ha appassionato tanto che trovavo difficile riporlo.
Tra gli altri due i punti a favore di questo libro che voglio sottolineare: il primo è che durante la lettura mi sono ritrovato a pensare ad un lato del mio carattere che in qualche modo davo per scontato è che si è riproposto con prepotenza. Nella prima parte del romanzo c'è una situazione che si verifica e che in quel momento mi ha causato una certa incazzatura nei confronti della nostra Heat. La risoluzione di quell'impasse si è rivelata quanto meno banale ma con una forte componente altruistica alla quale non avevo pensato minimamente, al contrario mi sono reso conto che l'avrei risolta in maniera egoistica così facendo avrei menomato il romanzo, lezioni per gli aspiranti scrittori. Questa inaspettata nota personale ha reso più ricca la lettura. Parlando con l'amico Michele, lettore del cui giudizio mi fido, mi ha detto: “l'importante è ciò che ti dà un libro e non il valore assoluto che la società gli dà”. Credo che questa frase riassuma al meglio i miei sentimenti verso questo libro.
Il secondo punto a favore di questo romanzo è il finale, così inaspettato da provocarmi un piacere dolce amaro.
Insomma una bella lettura, se non siete lettori forti è perfetta per l'estate, se siete lettori forti potrà sorprendervi.
Intanto preparatevi perché il quinto volume della storia arriverà nelle librerie americane a settembre e da noi, presumo, subito dopo. Qui ai Corpi Freddi ve ne parleremmo, se sarò io o sarà Marianna, scopritelo con noi in autunno.

LA SERIE
2010 ― Heat Wave
2011 ― Naked Heat
2012 ― Heat Rises
2013 ― Frozen Heat
2013 ― Deadly Heat (previsto in USA a settembre)

Articolo di Stefano Pitzus

Dettagli del libro

  • Autore: Richard Castle
  • Titolo: Frozen Heat
  • Traduttore: Giuseppe Marano
  • Editore: Fazi
  • Pagine: 427
  • Prezzo: €15,00
  • Data di Pubblicazione: 18 Aprile 2013


mercoledì 19 giugno 2013

Joyland - Stephen King (Sperling & Kupfer 2013)


Kingland…wonderful!

Apprendere la notizia che a breve esce l’ultima fatica di King è sempre un evento che il lettore vive come un bambino che vuole andare nel magico mondo di Disneyland, nel paese delle meraviglie di Alice, nel nostrano Gardland … oppure a JOYLAND, in balia di trepidazione e aspettative, sapere che in Italia è uscito in contemporanea con gli Stati Uniti, il Canada e la Gran Bretagna, rende l’evento ancora più appetibile.
Benvenuti nel magico mondo di Joyland, che la meraviglia abbia inizio!
Devin Jones, raggiunta l’età senile, racconta l’esperienza vissuta nell’estate del 1973 lontano dal Maine, quando in attesa di frequentare l’università si appresta a cercare un lavoro estivo e trova una collocazione a tempo pieno presso il parco giochi più grande del Nord Carolina sulla costa, Joyland appunto. La storia comincia con una narrazione che subito ha fatto presa, Devin è un personaggio bello, positivo, intelligente e molto vitale, riesce ad entrare in perfetta sintonia con tutti i lavoratori del parco comprese tutte le varie peripezie che lo cambieranno dopo quell’occasionale lavoro stagionale. Aleggia il mistero certamente, ma in maniera quasi palpabile e prevedibile, la componente magica è legata alle profezie dell’indovina rumena della baracca dei tarocchi e alla giostra della casa degli spiriti, niente di più scontato.
Niente horror o scene raccapriccianti, l’adrenalina si smorza e finisci per apprezzare il lavoro della narrazione, almeno è quello che mi capita quando leggo un King-non-solo-horror. Il suo modo di narrare è certamente il punto di forza, ha uno stile inconfondibile, non è un RE solo nel nome lo è anche perché nel suo genere non è secondo a nessuno. King è il maestro delle lunghe narrazioni, lente e a volta anche sfiancanti, ma in questo ultimo lavoro, più breve rispetto ai precedenti, arrivi a metà lettura e pensi “che lento”, poi si ingrana la marcia e si decolla sulle montagne russe. Il tono e gli intrecci che si susseguono rimangono pacati ma succulenti. I personaggi appaiono quasi ovattati e facili bersagli per essere etichettati come deboli, ma non fai tempo a pensare questo che King subito dopo ti bacchetta col proporti la sua sensibilità sulle malattie, sull’amore sincero, sulla positività e la grandezza dei gesti coraggiosi e ricci di sentimento. Non è la sua migliore opera, ma ti lascia il segno dopo averlo finito di leggere. E’un maestro che sa dosare l’orrido e il cuore, l’ironia nelle similitudini sulla Oates, sui Pink Floyd, sui Doors, sui favolosi anni 70 a cui King è molto legato sono ottimi ammortizzatori che tra una storia e un’altra li infarcisce come la senape sull’hotdog, non c’è niente da fare, lui è il Re, anche quando scrive un semplice giallo deduttivo.…diffidate dalle imitazioni.

NOTA. Il traduttore, Giovanni Arduini, che è una persona simpaticissima e che si è molto appassionato alla traduzione è stato molto coerente al testo originale(tradurre un americano con i suoi intercalari non è cosa semplice), quindi appena vedrete il conio della Parlata (citata nel libro) di parole come “frollocconi”, “cacatanto”, non è colpa del traduttore, ma sono espressioni volutamente inserite dall’autore.

Articolo di Gracy

Dettaglio del libro

  • Titolo: Joyland
  • Autore: Stephen King
  • Traduttore: Arduino G.
  • Editore: Sperling & Kupfer
  • Collana: Pandora
  • Data di Pubblicazione: Giugno 2013
  • ISBN: 8820054272
  • ISBN-13: 9788820054274
  • Pagine: 351
  • Formato: rilegato


lunedì 17 giugno 2013

La donna di troppo - Enrico Pandiani (Rizzoli 2013)


Che Enrico Pandiani ci sapesse fare non è una novità, l’incipit de Les italiens è uno dei più incredibilmente straordinari che io abbia mai letto, i tre romanzi che ne sono seguiti, sempre con Mordenti come protagonista, sono più o meno indimenticabili, quello che non sapevo è che Pandiani è anche coraggioso, anzi molto coraggioso. Ci ha conquistato con il suo stile secco,  asciutto, ironico, graffiante, avrebbe potuto continuare così all’infinito e invece no, lascia Les italiens, cambia completamente registro, si lancia in una nuova avventura e ci trascina a conoscere questa sua nuova affascinante creatura, l’investigatrice privata Zara Bosdaves. Una donna intelligente, scaltra, cazzuta e molto maschia (Io non sono solo una donna, io sono Zara Bosdaves), ex poliziotta che vive in una Torino a lei sconosciuta, ma che Pandiani descrive in maniera accurata e cinematografica, e che si trova per le mani un caso che è un vero rompicapo. Tutto ha inizio con la morte, apparentemente accidentale,  del ricco industriale Leone Dalmazzo volato da un ponte con la sua macchina. Per la nostra investigatrice è un semplice fatto di cronaca fino a quando la ex moglie di Leone, l’algida e gelida Lucrezia, non le dà l’incarico di ritrovare il loro unico figlio Filippo, scomparso dal giorno della tragedia. Bosdaves non ha la minima idea in quale ginepraio andrà a cacciarsi e neanche noi lettori che ci troviamo di fronte ad una trama ricca di colpi di scena che sembra scriversi mano mano che si va avanti nella lettura, con un finale che spiazza.
A me questo romanzo è piaciuto, non  sarà un capolavoro e non sarà indimenticabile, ma questa nuova versione “Pandianesca” non mi dispiace affatto; La donna di troppo è ben scritto, scorrevole e coinvolgente e Zara è un bel personaggio,  bisogna leggerlo senza fare paragoni, so che non è facile ma si può fare e lasciandosi alle spalle Les italiens, ci è riuscito lui potete farcela anche voi.

Non puoi sapere in anticipo di cosa sono capaci le persone, devi aspettare, dar tempo al tempo. È il tempo a comandare, è lui il compagno che sta giocando di fronte a noi, e ha in mano tutte le carte buone del mazzo.

Articolo di Cristina "cristing" Di Bonaventura


Dettagli del libro

  • Autore: ENRICO PANDIANI
  • Titolo: LA DONNA DI TROPPO
  • Editore: RIZZOLI
  • Collana: LA SCALA
  • Pagine: 360
  • Prezzo: 17,00 EURO
  • Anno prima edizione: 2013
  • ISBN: 17064330


domenica 16 giugno 2013

Le colpe dei padri - Alessandro Perissinotto (Piemme 2013)


La colpa è dell’uomo! Libera nos a luame…

Un autore che racconta la sua città è la dimostrazione dell’amore che lo lega alla storia, alle conquiste e alle sofferenze che nel tempo si sono intervallate per la crescita e l’affermazione in tutti i campi della propria gente. Perissinotto è torinese ed ama la sua Torino, la ama in toto e lo fa mescolando storie di torinesi che respirano il profumo dell’aria satura di progresso, rendendola industriale, artificiosa e che con il suo spirito ha cambiato la natura dei suoi abitanti. Una città importante, che è stata amata e odiata nel tempo.
“Le colpe dei padri” credo che rappresenti l’opera più importante di Alessandro Perissinotto, per le sue peculiarità a far incontrare le storie degli operai nel contrasto di una complessa struttura che ha dimensioni mondiali.
La chiave di lettura è la sindrome di Stoccolma, il carnefice è la grande industria che lascia un grande vuoto profondo quando abbandona il lavoratore a se stesso rendendolo vulnerabile e depredato della sua identità, per capire la crisi odierna e il cinismo delle strutture industriali di oggi bisogna ricordare inesorabilmente il passato: il dopoguerra, le rivoluzioni sindacali, gli anni di piombo, il terrorismo e le Brigate Rosse.
La storia privata del personaggio principale Guido Marchisio/Ernesto Bolle si inserisce nella storia sociale in modo molto avvincente e credibile, attraverso un ricordo, un flash-bulb e alcune circostanze fortuite, la vicenda si snoda con una suspance che ti tiene attaccato alla pagina e ti culla con uno stile e una narrazione molto appassionata ed ad alti livelli.
Il padre è la fabbrica che genera il lavoro e la ricchezza, il padre è chi genera figli che diventeranno uomini, entrambi hanno l'indole di fare il bene con naturale istinto eppure finiranno per far emergere le smagliature e a divenire colpevoli e carnefici, è molto sottile la linea di demarcazione dell’arbitrio tra responsabilità e irresponsabilità.
Guido come Ernesto sono l’antitesi di Torino nella sua essenza: il ricco e il povero, il potere e la lotta….bisogna attendere di leggere le ultime pagine per capire il bene e il male e i loro confini fino a dove possono arrivare e fino a che punto si insediano e muoiono le colpe dei padri.

“Superior stabat,lupus, longeque inferior agnus” 

Articolo di Gracy 

Dettagli del libro

  • Titolo: Le colpe dei padri
  • Autore: Alessandro Perissinotto
  • Editore: Piemme
  • Data di Pubblicazione: Aprile 2013
  • ISBN: 8856625369
  • ISBN-13: 9788856625363
  • Pagine: 316
  • Formato: rilegato
  • Prezzo: € 17.50



venerdì 14 giugno 2013

Warriors. Le nuove furie - Alan D. Altieri (TEA Ed. 2012)


Finalmente ho (ri)letto l’Altieri che mi aspetto. Intendiamoci, qualsiasi cosa pubblichi a me va benissimo, ma l’ultima raccolta di racconti mi aveva lasciato l’amaro in bocca.
Ora si torna al suo livello. Questa raccolta di racconti è particolare nel suo genere. Normalmente i protagonisti dei romanzi del “Maestro Italiano dell’Apocalisse”, sono infarciti di personaggi maschili al limite della “deità”. Durissimi, tostissimi, incorruttibili, granitici, virtuosissimi, idealisti, puri, sino agli “estremi pregiudizi” (come cita spesso Altieri). In questa raccolta, si ribalta il punto di vista, e i protagonisti, o meglio le protagoniste sono tutte donne. E come sono le donne di Altieri? Naturalmente durissime, tostissime, incorruttibile, granitiche, virtuosissime, idealiste, pure, sino agli “estremi pregiudizi”.
Nel primo racconto dei sei racconti, Kogon, master sniper in una guerra (demente), continua a fare il suo sporco lavoro, tra le rovine di un mondo oltre il limite dell’apocalisse. Tutto è perduto, solo quel barlume vitale femminile sembrerebbe resistere, se non fosse ancora attuale il conflitto uomo-donna.
Nel secondo (e per me più bello, per tantissimi motivi), è Lidia la protagonista (si è strizzato l’occhio con l’assonanza a Livia, personaggio della quadrilogia nera di Scerbanenco?). Compagna, in ogni senso, nella “Resistenza Partigiana”. Nell'introduzione al racconto (L’unico fascista buono .. ) Altieri espone il motivo e la volontà di questo racconto. Non dimenticare cosa è successo, per non dimenticare anche le donne che hanno combattuto (tutto il libro è dedicato alla partigiana Bruna).
L’ambientazione del terzo racconto (T/Mek, protagonista sergente Katherine Lydia Ash, e non so se anche qui si possono scorgere legami “di sangue” tra i vari personaggi dei suoi romanzi), è quella “futura” di un ponte che pochi voglio (almeno io non conosco nessun Siciliano o Calabrese che sia favorevole) e che diventa teatro di devastazione. L’ho trovato l’unico racconto dove si può sorridere. Il feroce sarcasmo nel descrivere il popolo di vacanzieri, rende l’idea del “luogo” mentale dove ci stiamo dirigendo.
Victory (la protagonista è Alberta Venn), scorre via in un lampo (forse la brevità non aiuta ad apprezzare la tematica), prima di arrivare al piatto forte (il racconto più lungo o il romanzo breve) contenuto in questo volume. Con protagoniste due Donne (Brenda e Susan) si viene catapultati nella Los(t) Angel(e)s post apocalittica che, chi legge Altieri, conosce bene, e si incontrano anche nomi che risvegliano adrenalina (Alan Jericho Wolf).
La quinta raccolta di racconti di Altieri si legge d’un fiato, e con tanta adrenalina. Naturalmente tra il terzo racconto e Victory (il quinto), si posiziona Bloodstar. E.L.E., l’Evento a Livello Estinzione, è una tematica già trattata (si possono citare i Linea 77 con “aspettando un meteorite”) l’ho lasciato per ultimo perché spero si leghi ad un altro ELE: il prossimo Juggernaut uscito da qualche giorno in libreria.

Articolo di MaXxX

Dettagli del libro

  • Brossura: 304 pagine
  • Editore: TEA (21 giugno 2012)
  • Collana: Narrativa TEA
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8850228392
  • ISBN-13: 978-8850228393
  • Prezzo di copertina: EUR 13,00


giovedì 13 giugno 2013

La fabbrica delle vespe - Iain Banks (Meridiano Zero 2012)


Due anni dopo aver assassinato Blyth, ammazzai il mio fratellino Paul, per motivi completamente diversi e più seri, e l'anno successivo feci lo stesso con la cuginetta Esmeralda, più che altro per capriccio. Finora questo è il totale realizzato. Tre. Sono anni che non ammazzo nessuno, e non intendo farlo ancora. Stavo soltanto attraversando una fase.

Ho finito questo libro provando un gran sollievo! Non perché sia brutto, ma perché scene di violenza sugli animali proprio non le sopporto.
Si capisce da subito che sono pagine intrise di violenza e crudeltà, ma non credevo mi avrebbero causato tanto disgusto.
Protagonista della storia è il diciassettenne Frank Cauldhame, che vive praticamente recluso su un’isola scozzese. Frank è perfido, crudele, e passa il suo tempo a torturare ed uccidere conigli, incendiare vespe, sgozzare topi, giochi da ragazzi insomma!  La madre se ne andata quando era ancora piccolo, lasciandolo con un padre dedito a strani esperimenti e un fratello, Eric, uno psicopatico amante del fuoco e che adesso è fuggito dal manicomio dove era rinchiuso e sta tornando a casa preoccupando non poco il padre di Frank.
Un romanzo raccapricciante, da voltastomaco. Frank ci porterà a spasso con lui, raccontandoci la sua vita attraverso le sue terrificanti scorribande. La parte centrale del romanzo risulta un po' pesante, troppe descrizioni, troppe elucubrazioni mentali del protagonista; le ultime pagine, al contrario, sono un crescendo di ansia e stupore. Il finale del tutto inaspettato.
Non saprei come definire La fabbrica delle vespe di Iain Banks, perché è troppo cruento per essere bello, ma dannatamente scritto bene per essere criticato. La cosa più sconvolgente è la normalità con cui Frank racconta le sue gesta, descrizioni che non lasciano spazio all'immaginazione, che a volte mi hanno costretta a chiudere il libro e respirare a fondo.
Meridiano Zero torna in libreria rinnovata nella grafica ma a quanto pare, e direi per fortuna, non nello stile! Il romanzo non è una novità editoriale in quanto venne pubblicato anni prima da Fanucci, poi da Guanda ed infine da Tea. Vorremmo anche ricordare lo scrittore inglese per un post che pubblicò sul suo blog, qualche mese fa, dove annunciava la malattia che lo avrebbe portato alla morte.
Riposa in pace Mr. Banks.

Una volta ho legato una vespa al piano di battuta delle campanelle color rame che stanno in cima alla sveglia, nel punto in cui, la mattina dopo, il martelletto le avrebbe colpite quando fosse scattata la suoneria. Mi sveglio sempre prima che la sveglia suoni. E così ho potuto assistere alla scena.

Articolo di Marianna "Mari" De Rossi

Dettagli del libro

  • Titolo La fabbrica delle vespe
  • Autore Banks Iain M.
  • Prezzo € 14,00
  • Dati 2012, 235 p., brossura
  • Traduttore Di Luzio A.
  • Editore Meridiano Zero  (collana De te fabula narratur)



lunedì 10 giugno 2013

Pista nera - Antonio Manzini (Sellerio Editore 2013)



Qualche anno orsono lessi con piacere “La giostra dei criceti” e pensai che Antonio Manzini avesse un’innata capacità di intrecciare storie e mescolare generi.
Quel romanzo era infatti un sapiente e affascinante miscuglio di commedia, noir e thriller. Sono trascorsi sei anni senza nuove pubblicazioni, fatta eccezione per qualche racconto a quattro mani con il suo amico Niccolò Ammaniti: un peccato!
Poi quest’anno salta fuori “Pista Nera”, un giallo impacchettato in un piccolo libro blu, come quello che ospita Camilleri o Malvaldi. Il vicequestore romano Schiavone, da poco trasferito ad Aosta (un po’ come il magistrato prestato alla politica Ingroia!), si trova alle prese con un cadavere sulle piste da sci.
Questo è l’avvio della storia, che offre all’autore la possibilità di raccontare Schiavone, con il suo essere fuori luogo sui monti della Valle d’Aosta, il suo essere corrotto e violento ma dal cuore buono, il suo cinismo e il suo gigioneggiare tipico dell’uomo un po’ coatto della capitale. Al tempo stesso ovviamente tesse la storia che si dipana nei canoni classici del giallo, sovrapponendo indizi e dettagli, aggiungendo sospettati e probabili colpevoli, il tutto con competenza ma anche con l’abilità non comune di inventare soluzioni originali. Al contrario del primo romanzo che ho citato, in cui i protagonisti sono molti e tutti accuratamente tratteggiati, in questo, il vicequestore è l’unico sotto il riflettore, tutti gli altri, che non sono pochi, sono soltanto comparse, che si caratterizzano solo per tratti salienti. Così conosciamo gli agenti con tanto adipe e poco cervello, le donne belle e pettegole, l’amico romano del protagonista, la moglie (che ci offrirà una sorpresa finale) e l’amante. Camminano e vivono nel microcosmo di Champoluc, tutti si conoscono e sono più o meno parenti, tra loro come un extraterrestre si aggira Schiavone, sovvertendo le regole e facendo scricchiolare la comunità con metodi poco ortodossi ma fondamentali per il conseguimento dell’obiettivo.
Il silenzio iniziale dei monti al tramonto, in cui la neve viene pettinata dai gatti delle nevi, si spezza con la scoperta del cadavere e il caos sembra avere il sopravvento pagina dopo pagina, fino al rendez-vous finale in cui tutti gli indizi disseminati si compongono per consegnare il colpevole alla giustizia, non prima però di aver permesso allo scrittore una piccola divagazione in cui ci fa conoscere il lato oscuro del vicequestore e forse più in generale dell’italiano medio.
Un romanzo godibile, politicamente scorretto a tal punto da infastidire, ma in fondo anche questa è un’emozione, e quindi come non consigliare una storia per l’appunto emozionante e ben orchestrata?

Articolo di Pierpaolo Turitto

Dettagli del libro

  • Pista nera
  • Antonio Manzini
  • Prezzo di copertina € 13
  • 278 pagine
  • Sellerio Editore Palermo
  • (collana La memoria)


giovedì 6 giugno 2013

Intervista a Matteo Strukul - Regina Nera (E/O Ed 2013)


Corpi Freddi: Redattore di uno dei siti più influenti del panorama italiano che tratta letteratura di genere, organizzatore di eventi legati ai libri, direttore editoriale di una collana di successo. Insomma mangi pane e libri oramai da parecchi anni. Scrivere dei libri è stato un passaggio normale o è una passione che coltivavi già da tempo?

Matteo Strukul: Caro Enzo, anzitutto grazie per lo spazio su Corpi Freddi. Riguardo alla scrittura, posso dire che nasco come lettore nevrotico, divoratore di libri che non smette praticamente (Quasi) mai di perdersi nelle storie e nei generi più diversi. Credo nella lettura e nella scrittura come conseguenza necessaria per liberare spazio nella mente, un po’ come quando liberi l’hard disk. Faccio un patchwork di tutte le letture, i film, i fumetti letti e visti e tiro fuori un romanzo. Insomma la scrittura è liberazione, nel senso che attraverso i romanzi di Mila - che considero veri e propri pastiche di genere - posso fare spazio per immagazzinare nuove ossessioni. Ad esempio, con “Regina nera” ho infilato Hoffman e Schiller, Willocks e Peace, il Nibelungenlied e la trilogia Millennium, Clancy e Novalis, Sons of Anarchy e Guthrie, il black metal e la mitologia germanica, le valchirie e l’hard rock e lo dico solo a livello d’ispirazione, mi pare chiaro. Giammai oserei anche solo ventilare l’idea di un paragone. Però tutte queste letture, riferimenti, paranoie hanno trovato un mixaggio pulp-crime-gotico e hanno costituito il substrato narrativo del nuovo romanzo di Mila, io ho liberato un po’ il cervello e adesso sono pronto per immagazzinare altre letture fino al prossimo romanzo. Insomma scrivo per sopravvivere mentalmente e non crollare sotto i colpi della demenza che avanza. Invecchio, quindi ho meno capacità di ritenere le nozioni, ecco perchè scrivo e faccio spazio per i pochi neuroni rimasti, come diceva Pinketts: “L’ultimo dei neuroni”.

CF: Piccola curiosità personale: ma come “min#@§a” organizzi la tua giornata per riuscire a fare tutto questo?

MS: La mia giornata è il caos, non c’è nessuna organizzazione, ma la mia giornata è anche molto lunga. Sto anche pensando, in effetti, di cambiare la mia giornata perché mi sento un vero coglione a passare il tempo davanti al Mac quando posso uscire e godermi il sole… anche se ultimamente è piovuto molto. Però il punto è che ho bisogno di stimoli continui, quando ho scritto il romanzo volevo fare il fumetto, quando ho fatto il fumetto volevo che i romanzi trovassero la strada per l’estero, quando i romanzi di Mila sono stati comprati per essere pubblicati in USA, UK, Canada, Australia ecc. ho pensato…be’ a sto punto siamo pronti per il film…staremo a vedere, ma il punto è che immagino che i miei personaggi facciano parte di un loro mondo, e quel mondo voglio sia il più possibile pop e cross-mediale. Poi, siccome sono un lettore d’assalto, adoro poter portare e promuovere autori stranieri in Italia e questo perché con molti di loro ho creato rapporti d’amicizia fantastici e poi, in seconda battuta, perché imparo come un pazzo. E poi è bello contaminarsi, leggere tanti altri bravissimi scrittori e farli conoscere al pubblico italiano. Insomma, Victor Gischler, Tim Willocks, Allan Guthrie, Ray Banks sono autori magnifici e credo meritino di essere letti, e non basta farli arrivare in libreria bisogna portarli fra i lettori, bisogna andare in tour, confrontarsi, girare: rock’n’roll, cazzo.

CF: Parliamo adesso di Mila, uno dei personaggi più cazzuti e "freschi" degli ultimi anni. Da dove nasce l'idea e perché mai una donna?

MS: Perché una donna così nei romanzi non c’era. Mi spiego: c’era eccome a livello di cinematografia, fumetto e letteratura straniera - pensa a The Bride, Elektra, Lara Croft, Crimilde, Lisbeth Salander, Nikita – ma non c’era affatto nella narrativa italiana, specie in quella di genere. L’ho trovato folle, tanto più considerato che le lettrici sono oggi sempre più maggioranza, e poi perché mi rompeva tremendamente che nel genere italiano le donne dovessero sempre stare a fare le comprimarie, le dark lady, le anatomopatologhe, le poliziotte sfigate con i figli a carico, e comunque trovavo sempre personaggi femminili che non facevano girare la storia: le donne nei romanzi italiani di genere sono quasi sempre quelle che rassicurano, quelle che… ci sono per darti una spalla su cui piangere. Vaffanculo! Io volevo un personaggio femminile guerriero, in grado di urlare, di sputare via il dolore, di infliggerlo, volevo sangue e morte e tormento e romanticismo da Sturm und Drang. Volevo contraddizioni e integrità, volevo un personaggio spezzato e in grado di rialzarsi. E doveva essere protagonista: dall’inizio alla fine. E doveva essere complesso…e una donna bella, ferita, arrabbiata ma anche dolce, fragile, una donna bambina e una valchiria insieme, una donna così poteva offrirmi - come scrittore e come lettore - la prospettiva che cercavo. E credo che poi ogni donna nella vita di tutti i giorni sia almeno un po’ così, no? Solo che io ho la fortuna di usare le alchimie del romanzo…e allora, osiamo, ti pare? Victor Gischler ha detto che Mila è un bellissimo esempio di un classico, di un archetipo: prendi una donna, rovesciale il mondo addosso, dalle una spada e una pistola in mano, fai un passo indietro e resta a guardare qual che succede. La trovo una definizione magnifica perché sintetizza il senso di quello che ho fatto. E poi, sempre ricordando quello che diceva Victor, tutti noi nella vita abbiamo bisogno di donne bellissime che ci facciano paura almeno un po’… e le donne bellissime sono quelle che hai davanti, ok? Non quelle dei fumetti, parlo di vita reale. Basterebbe ascoltarle. Ecco, diciamo che Mila è una che si fa ascoltare.

CF: Non sarebbe stato più semplice per te creare un personaggio di sesso maschile?

MS: Forse sì, e infatti ne ho creato uno, ma lo conoscerete l’anno prossimo, credo e spero sia un bel personaggio davvero, insomma a me piace, ho molta fiducia in lui, eh eh. Però guarda non ho scelto la cosa più semplice ma quella che volevo raccontare e non perché avessi chissà quale missione ma semplicemente perché come autore voglio essere fedele alle storie che spingono per uscire. Mila mi ronzava in testa da un po’ e si sa che con Mila…è meglio non dire di no, non sai mai quanto male la possa prendere.

CF: Il personaggio di Mila, è parecchio fuori dagli schemi in un momento storico-sociale in cui i mezzi di informazione si sono accorti del fenomeno del femminicidio e moltissimi libri di genere hanno come protagonista un uomo. La tua eroina, fredda ma triste, di certo non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi, ma non rischia di diventare un po’ troppo poco reale?

MS: Mila è fuori dagli schemi, ma non credo, sinceramente, sia fuori dalla realtà. Lo stupro che ha subito Mila, da quattro uomini, ad esempio, è un’ipotesi schifosamente reale. L’incapacità di elaborare il lutto del padre ucciso. Il rinchiudersi nel silenzio e nel dolore senza denunciare la violenza di cui è stata vittima… e tutto questo c’è ne “La ballata di Mila”. E poi mettici gli incubi, i disturbi di personalità, quel senso d’impotenza che deriva dal voler amare qualcuno che invece odi per quello che ha rappresentato per te, e però allo stesso tempo vorresti vincere le tue barriere, l’orrore che ti mangia come un cancro dopo che sei stata violata quattro volte. E tu lo sai e non riesci a superare quello che ti ha devastato, bruciato dentro. E “Regina nera” parla di questo, parla di Mila, parla della sopraffazione ma anche della reazione delle donne. Non definirei Mila fredda, lo è quando svolge la propria missione, hai ragione su questo, è una professionista, ma nelle parti di diario o in quelle di incubo, o quando fa il five finger fillet o quando è sotto la doccia, quella è una Mila piena di passione e furore. No, non definirei Mila fredda. Ma quel mix di ghiaccio e fuoco, rabbia e dolcezza, fragilità e spavalderia, be’ solo una donna può essere così, e in modo magnifico.

CF: Il Nord Est Italia è la selva in cui ti muovi, organizzi eventi ed è scenario dei tuoi libri. Non credi che limitarsi solo allo stesso territorio sia un po’ come ghettizzarsi? 

MS: Guarda, non saprei, a Lansdale nessuno dice che si ghettizza, certo è Lansdale, insomma un autore geniale, eppure parla del Texas, del Texas, del Texas e fa bene accidenti perché è ciò che conosce. Poi, è chiaro, si può anche cambiare ma quello che mi è piaciuto è che invece un sacco di gente ha apprezzato la scelta di un territorio preciso e fra l’altro il mio nuovo romanzo ad esempio è per buona parte ambientato in Alto Adige, una terra che conosco piuttosto bene e di cui non si parla mai nei romanzi. E lo stesso potrei dirti per il fumetto, ambientato completamente, invece, sul Delta del Po, altro luogo dall’iconografia formidabile. Credo che se racconti ciò che conosci, ma provi ad affrontare temi universali come la vendetta, il complotto, il crimine, il dolore, allora quel regionalismo non è d’impaccio ma è invece un personaggio che potrà essere il quid in più delle tue storie. Ed ecco che il pulp si fa sugar pulp, eh eh.

CF: Quando lessi il primo romanzo di Mila, pensai subito che sarebbe stata una gran figata vederne una trasposizione a fumetti e il dio Anobii credo hanno ascoltato le mie preghiere visto che ne è stata creata una serie fumettosa grazie al mitico Vitti. Parlaci di questo progetto.

MS: Per la verità volevo da subito arrivare al fumetto, nel senso che, essendo fissato con il concetto di cross-media e il mix di linguaggi, be’ trovavo il fumetto uno sviluppo naturale. Io e Vitti ci siamo conosciuti quando il mio primo romanzo doveva essere ancora pubblicato. A me piaceva come disegnava e a lui, per mia fortuna, come scrivevo io. Ne è venuta fuori una miniserie che si concluderà con il prossimo terzo numero che presenteremo in anteprima a Rovigo Comics il 25 e 26 maggio. Ma stiamo già pensando di lavorare a un’altra miniserie, insomma ci stiamo prendendo gusto. Lavorare con lui è stato bellissimo e il risultato ci ha completamente soddisfatti. Credo sia piaciuto anche ai lettori che ci hanno anche fatto premiare con il Leone di Narnia per il miglior fumetto italiano. Tutto merito di Ale, è chiaro, però Mila…

CF: Facendo tutti gli scongiuri del caso (negli anni ho imparato che gli autori odiano questa domanda…), se ne sta preparando anche una versione filmica.

MS: Guarda è presto per parlare però posso dirti che la notizia della pubblicazione dei romanzi di Mila sul mercato anglo-americano ha scatenato i produttori e attualmente è in atto una trattativa che al solo pensiero ululo, ma so già che se parlo muore tutto quindi taccio e incrocio tutto quello che ho.

CF: Ma Strukul non è solo Mila Zago. A breve esce per Multiplayer.it un’antologia dal titolo “Storie Ordinarie per Vite Ordinarie” che ti vede assieme a nomi del calibro di: Sarasso, Gardella, Roversi, Avoledo, ecc. Di cosa parlano l’antologia e il tuo racconto?

MS: Insieme a Luca Crovi, che ha firmato la prefazione, Tullio Avoledo, Simone Sarasso, Paolo Roversi, Massimo Gardella, Roberto Recchioni, Alessandra Contin e altri autori ho firmato un racconto per la bellissima antologia, edita da Multiplayer.it, “Le realtà in gioco”. Il mio racconto è un urban fantasy a base di vampiri, monaci guerrieri, eroi, spade e un praticante avocato supernerd, direi che questo manipolo di figure rende bene l’idea che sta alla base del progetto: quella di spingere sull’acceleratore della cultura pop e sviluppare storie che partano dalla narrativa videoludica – che sviluppa personaggi, intrecci e trame mozzafiato per i moderni videogiochi – e la miscelino con il quotidiano. Ho trovato l’esperimento affascinante, il progetto del resto è arrivato a compimento dopo un contest durato alcuni mesi e che ha portato alla selezione di una serie racconti di autori esordienti che si sono visti scegliere da una giuria di qualità e da un consesso popolare. Tutti i racconti cercano di tenere una linea sottile fra realtà virtuale e quotidiano, utilizzando il mondo e la dimensione del videogame come cardine narrativo. Trovo che Multiplayer.it sia una delle case editrici più attente, stimolanti, vivaci e attive degli ultimi anni e sono davvero felice che mi abbiano voluto a bordo per il progetto

CF: Quindi sei anche un po’ nerd, heeheh?

MS: Altro che, quando pensate ai nerd, pensate a me.

CF: Prima di chiudere quest’intervista vorrei porti una domanda “seria”. Come detto in precedenza, sei sia scrittore che direttore editoriale di una collana per BD. Secondo te, come sta messa oggi la scena letteraria italiana?

MS: La scena letteraria italiana di genere secondo me sta bene perché si sta rinnovando ancora una volta, grazie ad autori come Simone Sarasso, Pierluigi Porazzi, Francesca Bertuzzi, Marilù Oliva, Marcello Simoni, Lorenza Ghinelli e tanti altri che propongono romanzi di grande qualità, che osano, che mescolano i generi, che virano sui linguaggi espressivi differenti e quindi mixano cinema, fumetto, videogame, serie tv. “Invictus” di Sarasso prende il romanzo storico e lo rende pop, addirittura pulp, meraviglioso! Francesca Bertuzzi gioca con i cliffhanger ne “Il Carnefice” come farebbe uno sceneggiatore cinematografico di gran classe, chapeau! E tutti gli altri, anche quelli che non ho nominato, e solo per motivi di spazio, stanno facendo lo stesso. In questo senso l’antologia per multiplayer.it è una bomba. Ho letto i racconti di Paolo Roversi ad esempio e Massimo Gardella e ho goduto come l’ultimo dei nerd, e ci mancherebbe altro, poi c’è un Maestro come Tullio Avoledo, ma appunto io adesso parlo degli autori della mia generazione che sono quelli che inevitabilmente hanno qualcosa di veramente nuovo da dire. Poi, chiaro, se pensi che Carlotto fa quattro romanzi in quattro mesi per Einaudi, con Videtta, e tira fuori una miniserie fantastica, meravigliosa, cambiando il concetto stesso di romanzo o che Avoledo firma i romanzi per la serie Metro 2033 e li ambienta fra Roma Ravenna e Venezia be’ è ovvio che spalanco gli occhi e urlo esaltato ma, ripeto, anche la mia generazione sta dando il suo porco contributo. Ed è giusto sottolinearlo.

CF: E solo una piccola curiosità personale: premetto che adoro per affinità di gusti la collana “Revolver” (adoro i lavori in stile Gischler, Lansdale, Willocks), ma come mai così pochi italiani ne fanno parte?

MS: Guarda, non hai tutti i torti, la verità è che quando hai autori come questi in catalogo devi pretendere un uguale livello per gli autori italiani e non è – sinceramente – facilissimo. Però Marina Marazza ha scritto un gran romanzo storico-gotico e infatti l’abbiamo pubblicata con grande orgoglio e non escludiamo di fare altrettanto quest’anno magari con qualche altro autore/trice. Quindi che aspettate? Fatevi sotto!

CF: Altra odiosa e banalissima domanda per chiudere: progetti futuri? :P

MS: Un thriller storico virato al gotico, una trilogia di romanzi urban fantasy con vampiri su cui sto lavorando, il terzo romanzo di Mila, una commedia pulp, parecchi fumetti in forno.


Intervista di Enzo "BodyCold" Carcello


mercoledì 5 giugno 2013

L'ultima vittima - Tess Gerritsen (Longanesi 2013)


"Lentamente alzò lo sguardo. La donna era tutta vestita di nero. Portava i capelli raccolti in una coda e le sue ciocche bionde erano così chiare da riflettere la luce del lampione. 'Chi sei?' 'Il mio nome non ha importanza. Vieni con me, se vuoi vivere'."

Inutile nasconderlo, anche perché chi ci segue da un po' avrà letto intervista e parecchie recensioni di questa autrice sulle nostre pagine. Parlo ovviamente di Tess Gerritsen, autrice edita da Longanesi in Italia e che è da pochissimo tornata tra gli scaffali con un nuovo romanzo, "L'ultima vittima",  della saga che vede come protagoniste il detective Jane Rizzoli e il medico legale Maura Isles.
Il nuovo romanzo è incentrato sulla vita, non proprio fortunata, dell'adolescente Teddy Clock, che pur essendo ancora adolescente ha subito due traumi enormi durante la sua giovane esistenza. Dapprima la morte della sua famiglia biologica e dopo esser stata adottata, anche della sua nuova famiglia. Infatti Teddy si è visto strappare da un folle omicida la prima famiglia mentre erano in vacanza a largo delle Isole Vergini e qualche anno dopo, un altro cinico killer ha sterminato i genitori adottivi insieme ad altri tre figli adottivi mentre lui era nascosto sotto il letto.
Tornato solo al mondo, viene trasferito presso una struttura che ospita ragazzi che hanno subito traumi forti, simili a quelli appena avuti da Teddy, situata nel Maine, il college Evensong.
Ad esser sinceri, aspettavo da un po' questo romanzo o meglio aspettavo da un po' una storia simile, non tanto per i contenuti quanto per la freschezza considerato l'andamento un po' a calare degli ultimi due libri, pur sempre belli, ma troppo statici e con poco mordente rispetto ai precedenti della coppia Rizzoli & Isles.
In questo romanzo infatti, si respira aria di novità, pur mantenendo intatte le caratteristiche delle due protagoniste, la Gerritsen ha giocato più sulla costruzione della storia, rendendola molto affascinante. Rizzoli e Isles sono due personaggi molto forti individualmente la cui potenza però, viene amplificato solo dalla presenza l'uno dell'altro, e Gerritsen fa un lavoro magistrale nei suoi romanzi per continuare a dipingerle sempre con le stesse caratteristiche ma senza mai snaturarle, per dirla più semplicemente, sono reali, e quindi facilmente riconoscibili. Piccola pecca forse per la serie tv che vede le due protagoniste interpretate da Angie Harmon e Sasha Alexander, che secondo il mio parere sembrano alcune volte un po' troppo fredde rispetto alle loro pari cartacee, pur restando una serie comunque molto carina.
Tornando al libro, è di certo un romanzo veloce e che si fa leggere molto gradevolmente (336 pagine), ricco di pathos e colpi di scena (il finale è fighissimo). Questo è un libro fondamentale per una serie che continua a migliorare. Usando una frase da fascetta scritta per l'occasione da Lee Child: ""Leggerlo non è solo consigliabile. E' obbligatorio."
Piccola parentesi legata alla Gerritsen, vorrei ricordare che è stata da poco ospite del Festival di Cremona Le Corde dell’Anima, tenutosi sabato 1 giugno 2013 che vedeva la presenza dell'onnipresente Luca Crovi a far da relatore e dove la scrittrice americana ha impressionato gli astanti con una performance di violino, sublime. Peccato non esserci stato, ma ricordo alla Gerritsen che per accordi presi durante l'ultima intervista fatta col sottoscritto, ha un buono per una carbonara da consumare a casa mia :D
Buona Lettura!!

video preso dal sito della Provincia di Cremona

Articolo di Enzo "BodyCold" Carcello 

Dettagli del libro

  • L'ULTIMA VITTIMA
  • Tess Gerritsen 
  • Traduzione di Adria Tissoni 
  • Thriller
  • Collana: La Gaja scienza 
  • Pagine: 336
  • Prezzo: € 16.40
  • In libreria dal: 30 Maggio 2013

domenica 2 giugno 2013

Intervista Vito Bruschini - Educazione Criminale (Newton Compton 2013)


La banda dei marsigliesi programmava i sequestri con l’efficienza di una catena di montaggio. C’era chi s’incaricava di cercare il nascondiglio; chi trovava le armi e rubava le auto per il rapimento; c’era poi la squadra specializzata nel prelevare l’ostaggio e portarlo nel rifugio. Un altro gruppo si occupava della custodia del sequestrato per il periodo della trattativa; e infine c’era chi era delegato a tenere i contatti con i familiari e, in genere, anche al ritiro del riscatto. Tutto questo però avveniva ai tempi d’oro del clan: i primi anni Settanta. Ora che il decennio stava volgendo al termine, anche la stella dei marsigliesi stava per tramontare.

Cristina Marra: Quando hai deciso che era giunto il momento di dedicarti al clan dei Marsigliesi?

Vito Bruschini: Nei miei due precedenti romanzi (Vallanzasca e La Strage) ho descritto le gesta delle principali “batterie”, così si chiamavano a quel tempo le bande organizzate, stiamo parlando degli anni Settanta. Vallanzasca, Turatello, Andraus, conosciuto come il Macellaio delle carceri, gli inizi della banda della Magliana, insomma nel raccontare gli anni più disgraziati della nostra Repubblica, ci si imbatte in questi personaggi poco raccomandabili. Per concludere questa ipotetica trilogia mi mancava ancora il clan dei Marsigliesi. Bergamelli, Berenguer e compagni sono stati i primi banditi, organizzati come un vero e proprio commandos militare, a comparire sulla scena del crimine italiano. Con loro ho chiuso con gli anni del terrorismo.

CM: Il romanzo percorre trent’anni di storia italiana dal dopoguerra agli anni Settanta. Mi racconti brevemente quell’epoca? Cosa scatenò tanta violenza?

VB: I Settanta sono anni complicatissimi. Ci fu il 68 che è da considerare lo spartiacque tra due epoche: quella dominata dall’autoritarismo (in famiglia, nelle scuole, sul posto di lavoro) e quella che iniziò a distruggere la posizione di forza di genitori, professori e padroni. Ma a queste istanze, che all’inizio furono soltanto sociali, presto si affiancarono anche motivazioni di tipo politico. Lo scopo era quello di scardinare la democrazia. Non pensate subito alle BR, quelle arrivarono nel 1977. Fino a quell’anno furono i gruppi di estrema destra a bombardare le repubblica, con le stragi che conosciamo, per dare ossigeno alla strategia della tensione. In questa fase i neofascisti chiesero aiuto alla criminalità organizzata, alle batterie metropolitane, e persino alla mafia. Insomma l’Italia in quegli anni fu un vero campo di battaglia.

CM:  Massacri, morti eccellenti e corruzione. Che ruolo ebbero i servizi segreti con i marsigliesi?

VB: I nostri servizi, che a quel tempo si chiamavano Sid, agirono da protagonisti in quest’orgia di violenza. Il tramite con le bande criminali furono proprio loro, gli agenti del Sis. Furono loro, i servizi segreti a chiedere ai marsigliesi di creare scompiglio nella cittadinanza con colpi clamorosi, in cambio dell’impunità giudiziaria. E a proposito di morti eccellenti, questa è una rivelazione del giudice Ferdinando Imposimato di alcuni giorni fa, c’è da dire che la prigione di Moro, in via Montalcini fu scoperta dal Sid appena quattro giorni dopo il suo rapimento e che per l’8 maggio il generale Dalla Chiesa aveva organizzato un blitz che però fu fermato dai politici: Cossiga, ministro degli Interni e Andreotti, presidente del Consiglio. Moro fu ucciso il giorno dopo. Ecco quello che rappresentarono i servizi segreti in quegli anni: il braccio operativo di alcuni politici troppo cinici.

CM: Orfano, criminale e anche vittima chi è il tuo protagonista Brando?

VB: Il mio personaggio è un ragazzo che si trova a dover affrontare quegli anni di estrema violenza senza alcuna protezione. Sbandato, senza una famiglia alle spalle, solitario, quale soluzione aveva se non cadere nelle spire della criminalità? La sua scelta è quasi obbligata. All’inizio è un ragazzo tranquillo, fantasioso, ma dal momento che imbocca quella strada, mostra il mister Hide che c’è in lui.

CM: A Marsiglia “il vizio e la criminalità erano la regola”,cosa trova Brando quando arriva? Che rapporto ha con la sua città d’adozione?

VB: Brando arriva casualmente a Marsiglia nei primi anni del dopoguerra. Sono gli anni del contrabbando delle sigarette, dei primi laboratori chimici che trasformavano l’oppio in eroina, gli anni della prostituzione maschile e femminile. Marsiglia è la capitale della malavita europea, l’università del crimine, una specie di Chicago anni ’30. Qui il nostro protagonista, appena adolescente, impara tutto quello che c’è da sapere per diventare un perfetto delinquente. Ma Marsiglia rappresenta per lui anche il ricordo più bello della sua vita: l’amore per una ragazzina che però viene interrotto dall’intervento violento dei servizi sociali che deportano la giovane in un istituto.

CM: Violento e spietato. C’è un momento nella sua vita che rappresenta la svolta?

VB: Brando ha vissuto la violenza della guerra e quella degli anni del dopoguerra. Come poter uscire da questa spirale? Un primo cedimento lo ha liberando alcune cavie umane destinate a morire durante un esperimento atomico organizzato dai francesi. Ma la frattura decisiva avverrà con l’incontro di una donna. Un amore… ma non vorrei dire di più perché questo è uno dei colpi di scena del romanzo.

CM: La tua ricostruzione storico-sociale degli avvenimenti è molto attenta e curata. Quanto tempo hai dedicato al romanzo?

VB: Dal momento che ho deciso di scrivere questa storia alla parola Fine è trascorso un anno e di questo quattro mesi interi li ho passati a documentarmi su alcune delle vicende che fanno da sfondo all’azione principale. Dove ho avuto più difficoltà? Trovare documentazione sulle vicende del Tombolo. Pochi italiani sanno cosa abbia rappresentato questa pineta, a nord di Livorno, in depravazione, violenza, corruzione per molti di noi italiani.

CM: Tra le vittime dell’orrore di Montecassino anche molti bambini. Brando è pure un sopravvissuto?

VB: Per giustificare l’odio e la ferocia di Brando nella caccia agli algerini, nel periodo della sua permanenza nella legione straniera, dovevo creare un presupposto altrettanto forte. Brando dunque subisce un abuso da parte dei gourmiers, le truppe algerine e marocchine che, al comando di ufficiali francesi, violentarono e massacrarono le popolazioni del frusinate quando nel 1944 sfondarono la linea Gustav. Quell’episodio segnerà per sempre la vita del piccolo Brando.

CM: Vito, perché si diventa criminali?

VB: Io sostengo che è l’ambiente in cui si cresce a determinare ciò che diventeremo da adulti oppure una violenza che ci fa avere una visione distorta della vita civile. Studiando le biografie dei grandi criminali ho quasi sempre riscontrato, nei loro anni adolescenziali, la presenza di queste due componenti.

CM: La morte della sorellina scatena la voglia di vendetta in Brando. Altre donne nel romanzo subiscono violenza. Com’è stato raccontare quei drammi? I tuoi personaggi femminili sono tutti forti?

VB: Ho un grande rispetto della forza morale delle donne. In questo le donne sono mille volte superiori agli uomini. Non ho dubbi che il peso sociale della civiltà grava tutta sulle loro spalle. Il progresso civile avviene grazie al loro supporto. Noi maschi abbiamo usurpato questa prerogativa. Dico che se a governarci fossero le donne, forse armamenti e guerre scomparirebbero dalla faccia della terra. Con questa convinzione, tutte le protagoniste dei miei romanzi sono donne forti. Spesso sono loro a risolvere le situazioni più complesse. Anche in Educazione Criminale, sono la madre di Brando e poi la donna che riuscirà a spezzare le catene dell’odio che tengono prigioniero Brando a quella vita disperata, a fornire la soluzione della sua esistenza.

CM: Qualche anticipazione sul prossimo romanzo?

VB: Come ti dicevo abbandono finalmente gli anni Settanta per dedicarmi a un problema dei nostri giorni. Anche questo sarà un thriller, ma dominato dai poteri forti internazionali che hanno portato all’attuale crisi. È una mia teoria che però si basa su fatti che partono anche questi dal dopoguerra… sono stato abbastanza criptico?

Intervista di Cristina Marra

Dettagli de libro

  • Titolo: Educazione criminale. La sanguinosa storia del clan dei Marsigliesi
  • Autore: Vito Bruschini
  • Editore: Newton Compton (collana Nuova narrativa Newton)
  • Data di Pubblicazione: Febbraio 2013
  • ISBN: 9788854147478
  • Pagine: 382
  • Formato: rilegato
  • Reparto: Narrativa