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domenica 30 dicembre 2012

Altro successo per Maurizio de Giovanni


Sotto segnalazione di Cristina Marra, vi rigiro un articolo uscito su un notissimo sito spagnolo "ElPeriodico.com" dove si comunica che critici e librai hanno eletto come miglior libro spagnolo del 2012 "La primavera del comisario Ricciardi", dell'amico Maurizio de Giovanni (la mejor novela negra del 2012).
Dietro di lui altri due nomi noti del giallo mondiale: 'Con el agua al cuello' de Petros Márkaris, y 'Headhunters' de Jo Nesbo.

Ecco la classifica dei primi 10


LOS 10 MEJORES LIBROS DE NOVELA NEGRA
1. 'La primavera del comisario Ricciardi' / 'La primavera del comissari Ricciardi'. Maurizio de Giovanni
2. 'Con el agua al cuello' / 'Amb l¿aigua fins el coll'. Petros Márkaris
3. 'Headhunters'. Jo Nesbo.
4. 'Praga mortal'. Philip Kerr. 
5. 'La muerte de una heroína roja'. Qiu Xialong.
6. 'Invierno ártico' / 'Hivern àrtic'. Arnaldur Indridasson.
7. 'La marca de sangre'. Johan Theorin.
8. 'Un final perfecto' / 'Un final perfecte'. John Katzenbach.
9. 'La marca del meridiano'. Lorenzo Silva.
10. 'La danza de la gaviota' / 'La dansa de la gavina'. Andrea Camilleri.

Grande Maurizio

sabato 29 dicembre 2012

iTunes regala Marcello Simoni



Dal 26 dicembre fino al 6 gennaio, potrai scaricare gratuitamente un regalo al giorno con la app di iTunes 12 giorni di regali. Avrai a disposizione una fantastica selezione di brani, app, libri, film e altro ancora. Ogni regalo sarà disponibile per il download solo per 24 ore.

Non hai un iPhone, iPad o iPod touch? Non preoccuparti. Ritorna il 26 dicembre per scaricare i regali dal tuo computer.

Per accedere a questi regali, l'impostazione "Formato regionale" sul tuo iPhone, iPad o iPod touch deve corrispondere a quella del tuo account iTunes Store.

Come quarto regalo della promozione “12 Giorni di Regali iTunes”, Apple ha scelto di offrire come download gratuito a tutti i suoi clienti il libro Il mercante di libri maledetti, vincitore della sessantesima edizione del premio Bancarella. Il libro può essere letto su iPhone, iPod touch e iPad utilizzando iBooks.

Se siete interessati potete procedere con il download del contenuto direttamente dall’iPhone, attraverso l’applicazione “12 Giorni di Regali iTunes” che vi rimanderà all’apposita pagina in iTunes/App Store. In alternativa, basterà cliccare dal vostro computer su questo link per essere reindirizzati all’apposita pagina per il download degli articoli da iTunes.


domenica 23 dicembre 2012

Scrittori attenti. Cambiano le regole



Roma, 21 dic. (Labitalia) - Con l'approvazione definitiva da parte del Senato, diventa legge la riforma della professione forense. Il provvedimento, atteso dalla categoria per cambiare norme che risalgono a 80 anni fa, interviene nei rapporti tra avvocato e cliente e stabilisce, tra l'altro, importanti novità per i compensi. E' bandito ogni riferimento alle tariffe: il professionista ha libertà nella determinazione del compenso, informando il cliente sulla complessità dell'incarico e sulle spese ipotizzabili e fornendogli, a richiesta, un preventivo. In caso di disaccordo, vengono in soccorso i parametri del ministero.

Per quanto riguarda il tirocinio, il disegno di legge stabilisce la durata di 18 mesi. Può essere svolto contestualmente ad attività di lavoro pubblico o privato, purché con modalità e orari compatibili e in assenza di conflitto di interessi. E' possibile svolgerlo anche presso due avvocati contemporaneamente. Cambiano anche le regole per i procedimenti disciplinari: il potere disciplinare viene sottratto all'ordine di appartenenza del singolo avvocato per passare ai consigli distrettuali di disciplina forense, composti da membri eletti secondo le regole fissate dal Cnf.

Via libera alle società di capitali tra avvocati ma senza il socio esterno, per garantire l'autonomia della prestazione professionale. Potranno esercitare la professione in forma societaria solo le società di persone, di capitali e cooperative, i cui soci siano avvocati iscritti all'Albo. Introdotto l'obbligo dell'iscrizione alla Cassa forense, e di stipulare una polizza assicurativa per la responsabilità civile. L'esercizio della professione dovrà essere effettivo e continuativo come condizione per la permanenza nell'albo. Arrivano anche le quote rosa nelle elezioni dei consigli dell'Ordine, del Cnf e dei Consigli distrettuali di disciplina.

Fonte Adnskronos


giovedì 20 dicembre 2012

Una voce di notte – Andrea Camilleri (Sellerio 2012)



«Era stata ’na voci di notti che avrebbe potuto essiri benissimo quella della stissa sò coscienza. Era ’na giustifacazioni tanticchia tirata, tanticchia ipocrita, certo. No, avrebbi fatto quello che aviva addeciso. E se aviva funzionato ’na prima volta, avrebbi funzionato macari la secunna».

E no! Mi viene proprio da incominciare così. E no! Sono poche le cose buone, godibili, intelligenti e fra queste Montalbano, sono preziose e come tali vanno trattate. Neppure Camilleri si può permettere di strattonarle in questo modo. Montalbano, e tutti personaggi che gli ruotano attorno, sono cresciuti con il lettore e ci stavamo piano abituando ai colori tenui e sfuggenti di una vecchiaia che sa ancora regalare colori vividi di poesia e gioia. Improvvisamente nulla. Niente di quello che c’è stato prima, personaggi abbozzati,  o meglio “spiegati” come se non li conoscessimo.
Catarella fa casino con i nomi?
Fazio il vero braccio destro del quale ci devono spiegare la mania “anagrafica”?
Augello mai stato così inutilmente comprimario.
Il questore più ridicolo che mai, pavido e inetto.
E no, ribadisco,  non si fa così. Questo è un Salvo che invecchia senza grazia, non lo sa fare  con il travaglio un po’ ridicolo, tenero e indulgente dei romanzi precedenti,  è un abbozzo di personaggio che incanutisce e scolora nella caricatura.
La trama invece c’è; è  probabilmente il più giallo, dei romanzi di Montalbano, ma anche questa sembra spesso, troppo spesso, lo schermo sul quale Camilleri proietta i suoi comizi. Condivisibili, per altro, su corruzione, collusione stato mafia, degrado politico e sociale dell’Italia, tutti tratti caratteristici degli ultimi romanzi a partire dalla mitica legge Cozzi Pini, ma manca l’ironia, manca il contesto. Non è un saggio e non è un comizio e noi ci aspettavamo un romanzo.
Salvo Montalbano esiste come persona e questo lo dobbiamo al genio del suo creatore che ci stava accompagnando, quasi con dolcezza, alle sue ultime vicende. La struggente, umana, malinconia delle ultime avventure me lo aveva fatto sentir ancora più vicino, vivo, reale. Con questo romanzo, invece, il filo rosso che porta per mano i lettori al loro personaggio si interrompe in modo brusco, la biografia di Salvo Montalbano non esiste più. Non è qualche incongruenza cronologica che ferisce nella lettura, ma la perdita dell’evoluzione psicologia di Salvo e del suo mondo. Ferisce, graffia e fa sentire, se me lo consentite, anche pigliati un’anticchia pu u culu.
Questi limiti non li scopro io, li annuncia pure Camilleri, in una post fazione che a me è suonata come una excusatio non petita, si tratta, infatti, di un romanzo scritto precedentemente a quelli già pubblicati che non è stato rivisitato per cercare di armonizzarlo alla vita di Montalbano che Camilleri ha così magistralmente costruito in questi anni; ma se da un lato questa mancata revisione fa stridere per coerenza con quanto avvenuto prima, libera il romanzo e il protagonista da alcuni cliché nei quali era incappato nelle ultime avventure.
Mancano le  fuitine con donne sempre bellissime, fatali e più giovani, che aiutano il commissario a esorcizzare l’età che avanza. In questo romanzo, Montalbano non è confuso da faccende di cuore o di sesso è concentrato solo sull’indagine del duplice caso, sulle pesanti implicazioni politiche e morali, sulle scelte che lui stesso si troverà a compiere. Salvo è costretto fra la paura per la carriera del signori e questori, mai viscido come in questo caso, pressioni politiche e omertà e l’improvvisa, mai ravvista prima, pavidità del medico legale Pasquale che dice, ma non scrive. In tutto il romanzo la vera protagonista è l’intimidazione che si respira in ogni gesto, in ogni parola e in ogni silenzio, intimidazione con la quale occorre fare i conti, ognuno a modo suo e con la propria personale coscienza.
Montalbano, anche questa volta, farà le sue scelte assumendosene un solitario onere.
Non è che non si legge, si legge con piacere, la classe non è acqua e di classe Camilleri ne ha da vendere, ma gli amanti di Montalbano devono essere pronti a provare, a tratti, un piccolo moto di fastidio.

Articolo di Francesca Fossa

Dettagli del libro


  • Titolo: Una voce di notte
  • Autore: Andrea Camilleri
  • Editore: Sellerio Editore Palermo
  • Collana: La memoria
  • Data di Pubblicazione: Ottobre 2012
  • ISBN: 8838927626
  • ISBN-13: 9788838927621
  • Pagine: 269
  • Formato: brossura
  • Reparto: Gialli



lunedì 17 dicembre 2012

Villa tre pini - Marco Polillo (Rizzoli 2012)



Il gatto riflette acciambellato tra la finestra e la poltrona nella casa di Milano. Si avvicina la fine dell’anno e deve prendere la decisione di lasciare o no la casa dei coniugi Zottìa “diventata molto simile a un rumoroso e simpatico happening che a quel luogo oscuro e silenzioso che di norma era”.
È il gatto di Enea e Enza Zottìa, lui vicecommissario alla Questura di Milano, lei donna problematica e depressa, “una moglie dalla quale si sentiva sempre più distante”.
Le elucubrazioni del pensieroso gatto “non si limitavano ai consueti temi che scandivano la sua vita:il cibo, il sonno, il calore. No, questa volta si allargavano ad un argomento che lui accoglieva nella sua mente con un certo disturbo: i padroni e il loro comportamento”. Atteggiamenti inusuali, e dubbi amletici turbano e costringono a lunghe e sofferte riflessioni anche gli altri personaggi di “Villa tre pini”( Rizzoli, pag. 304 euro 18,00) il quarto romanzo di Marco Polillo dedicato a Enea Zottìa, conosciuto in Questura come “Baffo”.
Rimorsi e sensi di colpa attanagliano i tredici ospiti invitati a trascorrere gli ultimi giorni dell’anno tra cene, passeggiate e chiacchierate a Villa tre pini “una vecchissima casa di campagna dalle parti di Gignese...sulle colline sovrastanti il lago Maggiore” residenza delle vacanze dell’editore Aureliano Severi “sopravvissuto alle mode editoriali, agli insuccessi dei suoi autori, alle crisi economiche e finanziarie” e della moglie Maria Carla, donna affascinante e con un passato misterioso.
Una settimana di vacanza con Serena dall’amica Maria Carla è proprio quello di cui ha bisogno Zottìa  da sempre innamorato di lei “ma infelicemente sposato di Enza” e deciso a prendere una decisione definitiva sul suo futuro sentimentale. Le aspettative di Zottìa vengono ben presto deluse dal comportamento distaccato di Serena che dedica le sue attenzioni a un altro ospite della villa. L’atmosfera festosa abbandona gli invitati e cede il posto ad ansie, dispetti, pettegolezzi. Si insinua il sospetto. Il passato doloroso e tragico torna alla mente di gran parte dei personaggi e la morte non tarda ad entrare e colpire due ospiti dell’elegante e accogliente villa. Vecchi conti in sospeso sembrano essere stati regolati ma che legame univa le due vittime? A chi avrebbe fatto comodo la loro morte?
A srotolare il bandolo della matassa ci pensa l’umiliato Enea che “solo durante gli interrogatori recuperava una forte personalità, sapere che in quel momento era lui che reggeva il comando delle operazioni gli dava una sicurezza che altrimenti non aveva”. Se nella villa gli umori e gli amori si alternano, anche nella casa di Zottìa i cambiamenti non tardano ad arrivare. Il ritmo narrativo del romanzo ha il passo della detective story classica che Marco Polillo è abituato a leggere e pubblicare ma che nel suo romanzo personalizza pur rendendo omaggio a Agatha Christie  e Ellery Queen.
L’autore si dedica ad un’attenta analisi dei personaggi, li colloca come tessere di un puzzle la cui composizione porterà alla soluzione del caso investigativo. Se l’indagine ha buon esito lo stesso non può dirsi della vicenda sentimentale di Zottìa e un coup de theatre finale lascia aperte infinite ipotesi.
Il sentimento è un elemento costante nei romanzi di Polillo perchè come afferma l’autore”il giallo va scaldato e no c’è nulla di meglio dell’amore per farlo”!

Articolo di Cristina Marra

Dettagli del libro


  • Autore: MARCO POLILLO
  • Titolo: VILLA TRE PINI
  • Editore: RIZZOLI
  • Collana: NARRATIVA ITALIANA
  • Pagine: 306
  • Prezzo: 18,00 EURO
  • Anno prima edizione: 2012
  • ISBN: 17058902



domenica 16 dicembre 2012

Alle radici del male, Copie Omaggio



Dopo il successo di “Tu sei il male”, Roberto Costantini  sarà il 21 Dicembre alle ore 18.00 presso il Centro Commerciale Euroma2 per presentare il suo ultimo Alle radici del male.

Sempre venerdì 21 Dicembre, ritirando il buono all’Infopoint del Centro dalle ore 15.00 alle ore 17.00 e presentandolo entro le ore 18.00 alla Libreria Arion, si potrà ricevere il libro in omaggio.

Non perdere quest’occasione, Arion e il centro commerciale Euroma 2 vi regalano il “giallo dell’anno”.

Articolo di Enzo BodyCold Carcello


sabato 15 dicembre 2012

Mercatino di Natale coi libri a Roma



Domenica 16 dicembre, dalle 10 alle 14 al Cinema Nuovo Sacher si terrà il "Mercatino di Natale": libri e audiolibri scontati, letture e caffè con gli autori. Gli editori 66thand2nd, Fandango, Emons, E/O, Lantana, Minimum fax, laNuovafrontiera, nottetempo, Nutrimenti, Orecchio Acerbo, Quodlibet e Voland in collaborazione con la direzione del Cinema Nuovo Sacher, organizzano una mostra e vendita dei loro libri.

 In programma incontri con autori e reading tratti dai libri delle sopracitate case editrici.

Da precisare anche che lo sconto attuato durante il Mercatino è pari al 15%.

 BuonNatale

Articolo di Enzo BodyCold Carcello


venerdì 14 dicembre 2012

La sfida - Alfredo Colitto ebook gratis


Mentre i fans trepidano per il nuovo romanzo di uno degli scrittori più amati d'Italia, la Piemme ci regala un racconto in ebook proprio del nostro Alfredo Colitto.
Esatto, ci regala.
Potrete scaricare dal 19/12 su tutti gli store il racconto "La sfida" gratuitamente.

Trama
Perdere la vita da giovani è uno spreco troppo grave, troppo amaro, perché sia per nulla. Così pensa Leone Baiamonte, giovane nobile più di cuore e intelletto che di rango, costretto dal potente Giuseppe Carafa della Stadera a un duello che ha tutto di pretestuoso e nulla di sensato. Non riuscendo a sopportare di essere stato battuto nella sala d'armi, il giovane Carafa pretende infatti la rivincita, ma non sulla pedana: è un combattimento vero, quello in cui vuole vendicarsi, e all'ultimo sangue. Leone capisce che non potrà sottrarsi alla sfida che il rivale gli lancia, perentorio, il giorno in cui la processione del Corpus Domini si snoda per le vie di Napoli. Lo stesso giorno in cui Leone, in mezzo alla folla, posa lo sguardo sulla prima donna in grado di far impallidire tutte le fanciulle che ha conosciuto; la prima a fargli sentire il desiderio di vivere con un'intensità ancora mai provata. Dall'autore di La porta del paradiso, un racconto inedito da gustare come una miniatura che riesce in poco spazio a tratteggiare un'epoca, un personaggio, un'avventura.

Edizioni XII chiude i battenti.


Questa è una di quelle notizie che mai e poi mai avrei voluto dare. Una delle case editrici più giovani e dinamiche di questi anni, chiude i battenti.
Con tanta commozione (vera commozione pd), auguro ai membri della Edizioni XII tutto il bene di questo mondo al di fuori di quell'attività che tante soddisfazioni ha dato a noi lettori di genere, ai loro membri, a chi scribacchiava sul loro forum (attivissimo) e chi credeva nel progetto.
Mi basti ricordare che dal loro catalogo sono usciti fuori perle di letteratura quali: "Diario Pulp" del mitico Strumm, I vermi conquistatori di Brian Keene, Melodia di Daniele Bonfanti, Ritorno a Bassavilla di Danilo Arona (forse loro padrino negli anni) e tanti altri, ma davvero tanti.

Vi lascio con uno stralcio del comunicato stampa che potete comunque leggere su questo link:

Abbiamo guardato nell'Abisso, e non potevamo tacere ciò che abbiamo visto.
Come venne deciso tanto, tanto tempo fa, quando la pietra conteneva Chiavi per aprire Mondi, nel dodicesimo giorno del dodicesimo mese del dodicesimo anno di questo Terzo Millennio Edizioni XII ha interrotto la sua attività editoriale.
L'Abisso si è richiuso, intimidito per quanto gli è stato strappato: e come abbiamo imparato in questi anni, non è Bene forzare i suoi ingressi.
Ma il patrimonio racchiuso nel nostro Catalogo è una traccia, immortale e preziosa: per chi sa coglierla e per chi ne sfrutterà i risvolti, per chi riesce a vedere oltre e possiede la volontà di conoscere ciò che le belle storie hanno da dire, il lavoro di Edizioni XII non sarà stato vano. Avrete tempo fino al 31 dicembre 2012, comunque, per fare vostri i libri che ancora non possedete.
Vi invito però a fare un ultimo gesto, quello di acquistare dal loro catalogo almeno un libro, uno qualsiasi, per degnare di un saluto chi si è sbattuto negli anni.

Un abbraccio a tutti voi dal sottoscritto Enzo Bodycold e da tutta la redazione dei Corpi Freddi

Vipera - Maurizio De Giovanni (Einaudi 2012)


Che cosa hai visto, Cennamo Maria Rosaria del Vomero, detta Vipera? A che cosa hai pensato, mentre stavi morendo? Mentre il tuo corpo meraviglioso, la fantasia di centinaia di uomini, lasciava andare il tuo estremo respiro?

È tornata la primavera con la sua indecisione fra  freddo, caldo, vento, pioggia, sole.
È tornata la primavera con l’esplosione di fiori, odori, umori, risa.
È tornata la primavera con i raggi di sole che asciugano le pozzanghere e asciugano i muri, con gli ultimi refoli di vento che spazzano via i resti dell’inverno.
È tornata la primavera e con essa Ricciardi.
È tornato Luigi Alfredo è la sua dolorosa consapevolezza di essere un uomo che vive nell’ombra.
È tornato il commissario che vive tra i vivi ma che è condannato ad ascoltare l’ultimo pensiero degli uomini morti di morte violenta.
È tornato l’uomo che desidera l’amore, ma lo teme, che è attratto da due profondi occhi neri ma anche da un sorriso lieve e dalla carezza di una mano mancina.

Ben tornato Ricciardi.

Vipera! Hanno ammazzato Vipera! Hanno ucciso quella puttana, sì quella del bordello Paradiso! Quella sì, la più bella di tutte!
È il mormorio che accompagna il percorso del commissario Ricciardi e del brigadiere Maione, dalla questura al bordello,  luogo di ‘lavoro’ della vittima. Nell’aria è primavera, nell’aria c’è la Pasqua precoce, con i suoi rumori e suoi profumi.
Camminano a passo veloce i due poliziotti, immersi nei loro pensieri, Maione pensa alla prossima Pasqua e alla dolcezza della sua nuova figlia acquisita e pensa che l’uomo è cattivo pure in prossimità della feste sacre. Ricciardi cammina e pensa che tutti i giorni son uguali agli altri, che i morti ci son sempre e che son morti per fame o per amore, cammina e rimugina e si dice: “vedi lì, sì proprio lì, in quell’angolo c’è il vecchio che si è sparato: “. Il proiettile era entrato dalla tempia destra ed era uscito dalla fronte, aprendo la testa come un’anguria. Il terrore della morte imminente aveva indotto un fiotto di urina, che macchiava di umido il davanti del pantalone grigio. Sotto il sangue e il cervello che colavano sulla faccia e coprivano gli occhi, la bocca continuava a ripetere senza sosta: il nostro Caffè, amore mio, il nostro Caffè, amore mio.
 E di nuovo l’amore, l’amore che conduce alla disperazione,  l’amore bramato ancora, sempre,  anche nella morte.
Bordello Paradiso, scenario dell’ultimo respiro di Vipera, respiro che le è stato negato da un cuscino sulla faccia, che ha scomposto il suo viso così bello; che ha gettato scompiglio sulle ragazze e sui clienti, che pare abbia addolorati un po’ tutti, compreso il dott. Bruno Modo, medico della questura e amico di Ricciardi, ed è proprio Modo il vero protagonista della storia. Modo è il suo ribellarsi alla sottomissione comune del ventennio fascista, Modo è la sua burbera personalità, Modo è la sua compassione, comprensione verso i deboli e gli indifesi. È proprio il suo rispetto intrinseco per le persone di qualunque genere lo metterà in un mare di guai. Toccherà a Ricciardi e a Maione salvarlo da se stesso, sarà Ricciardi a scendere a patto con la sua anima e i suoi timori, gli toccherà scegliere tra le indagini sull’assassinio e la salvezza di un amico,  ma non solo…
Ben tornata primavera ben tornato commissario.

Articolo di Marta Naddeo


L’unico gioiello sul corpo era un bracciale d’argento a forma di serpente con due pietre verdi al posto degli occhi, sull’avambraccio sinistro. Il volto, scoperto, esprimeva la sofferenza della fame d’aria e dalla bocca spalancata spuntava una parte di lingua annerita. Soffocata. La ragazza era stata soffocata.

Napoli, 1932: e’ il primo pomeriggio di primavera.
Al Paradiso, la casa d’appuntamenti più famosa della città, quella frequentata dai ricchi, è stato scoperto un delitto. E’ morta Vipera, nome con cui in tutta Napoli è conosciuta la migliore, la più bella delle ragazze “che fanno il mestiere”. La ragazza è stata soffocata con un cuscino: è un omicidio.
Ancora una volta Maurizio de Giovanni cambia profondamente l’ambiente in cui avviene il crimine; le indagini, a differenza degli ultimi romanzi del ciclo di Ricciardi, devono concentrarsi sulla parte più ricca della popolazione. Parallelamente all’indagine, accade un altro fatto che coinvolgerà personalmente il commissario; in questo secondo ciclo di romanzi, oltre al fattore climatico (caratteristica peculiare delle storie narrate da de Giovanni), uno dei personaggi principali diventa co-protagonista della vicenda, intrecciando l’indagine alla sua storia personale: questa volta è il dottor Bruno Modo, forse l’unico “amico” (se si può dire così, vista la riservatezza di Ricciardi) del commissario; l’unico con cui, a differenza di Maione, può parlare “da pari a pari”.

Spesso nei romanzi di genere poliziesco il personaggio principale è il protagonista assoluto della narrazione; l’evoluzione dei personaggi dei romanzi di de Giovanni sembra seguire una strada diversa.
Ricciardi conduce la ricerca del colpevole, ma sono i suoi “compagni di avventura” ad occupare i ruoli primari delle due vicende narrate nel romanzo: nel corso dell’indagine principale, ma soprattutto nella storia che segue parallelamente il delitto, Maione, Livia e Bambinella danno il loro contributo essenziale all’azione di Ricciardi. Un romanzo quindi più corale, dove l’indagine passa in secondo piano perché “un amico si aiuta”, anche se alla fine tutto torna, perfino i dettagli che sembrano secondari. Un romanzo di ampio respiro, dove la ricerca del colpevole non è certamente la cosa più importante della vicenda: può essere un difetto o può diventare un pregio in un romanzo, dipende da come lo si valuta. Quello che più interessa all’autore è raccontare ed approfondire le vicende dei singoli personaggi (sia quelli che ormai il lettore ha imparato a conoscere sia quelli che appaiono in un solo romanzo) per descrivere cosa li spinge a seguire il bene o il male quando devono decidere come agire, affrontando poi le conseguenze delle loro azioni.
De Giovanni conferma il suo stile e racconta, come lui sa fare, i dettagli e l’atmosfera di una Napoli degli anni Trenta che in molte sue caratteristiche e tradizioni non è poi molto cambiata da allora, perché, in fondo, le passioni e le reazioni degli esseri umani agli avvenimenti della vita rimangono costanti in ogni epoca.

Articolo di Paolo "carrfinder" Umbriano


E dimmi: lo sai tu, cos’è l’amore?
Così si apre l’incipit del nuovo attesissimo romanzo di Maurizio De Giovanni, sesto episodio in ordine temporale della fortunata saga Ricciardiana, ambientata in epoca fascista.
Certamente De Giovanni sa esprimere perfettamente nei suoi scritti questo caldo sentimento, come più in generale la sfera emozionale dell’animo umano, nei suoi aspetti più candidi e puri sino a quelli più malvagi e morbosi.
Avevamo lasciato il Commissario Ricciardi circa un anno fa con “Per mano mia”, dove la sacra ricorrenza che faceva da cornice alla storia era il Natale. “Vipera” ci introduce alla sacra festività della Pasqua e, insieme a lei, al profumo inebriante della primavera, stagione che De Giovanni riesce a descrivere, con straordinaria capacità visionaria e palpabile  trasporto interiore.
Già dal titolo del romanzo appare evidente la dichiarazione d’intenti dello scrittore napoletano, qui calato nel tratteggiare con profonda attenzione, rispetto e compassione, la drammatica vicenda della vittima, vero e proprio centro catalizzatore e nucleo del romanzo. Nei gialli di De Giovanni la vittima non è mai un semplice ingrediente funzionale al freddo e asettico congegno investigativo, quanto l’essere umano oggetto di un vile atto delittuoso, lo strumento che permette di scandagliare nel profondo nero dell’animo dei personaggi.
Vipera è infatti la più bella e conosciuta prostituta del rinomato bordello chiamato beffardamente Paradiso, dove viene rinvenuta cadavere, soffocata con un cuscino nella camera in cui concede le sue desiderate prestazioni. Come da tradizione del giallo, tanti indiziati e, soprattutto, innumerevoli moventi che potrebbero avere scatenato la pulsione omicida dell’assassino.
Sulle capacità tecniche di De Giovanni ormai appare quasi inutile disquisire, anzi sotto questo punto di vista è riscontrabile una sempre maggiore convinzione dei propri mezzi e conseguente abilità nel saperli domare e padroneggiare. L’accuratissima ricostruzione storica, gli ariosi squarci intrisi di forte vena poetica, l’amalgama dei giusti e azzeccati cambi di sequenza e prospettiva dimostrano un’impressionante crescita compositiva, caratteristiche capaci di donare alla storia maggiore ampiezza, dinamismo ed armonicità. Sempre più marcata l’impronta corale dell’intreccio, probabilmente anche aiutata dalla preziosa e stimolante esperienza del “coccodrillo” che ne ha rinvigorito e snellito il testo.
“Vipera” porta con se tanti aspetti positivi e punti di forza ai quali lo scrittore napoletano ci ha abituati (e forse viziati) ma, allo stesso tempo, dei segnali e avvisaglie di stanchezza individuati in qualche meccanismo ripetitivo di troppo, rischio quest’ultimo certamente insito e fisiologico nella serialità, ma comunque da tenere sotto stretta osservazione.
E’ inoltre forte sensazione personale che la storia parallela avente protagonista il Dott. Modo, che affianca l’indagine maestra del Commissario Ricciardi, caratteristica che accomuna tutti i romanzi della tetralogia delle festività ed inaugurata in “Per mano mia” con il Brigadiere Maione, non ne abbia di quest’ultima la stessa potente intensità. e la sua narrazione, concentrata soprattutto nella sezione finale del romanzo, renda le parti più sfilacciate e ne faccia perdere ritmo e mordente nella globalità del romanzo.
Gradevole tutto sommato l’evoluzione della vicenda sentimentale, qui giocata su toni drammatici e sofferti, senz’altro meno patinati e zuccherosi.
Ho sempre ribadito che Maurizio è uno scrittore completo sotto tutti gli aspetti, che non può per nessuna ragione rimanere ingabbiato in spazi ristretti o compromessi di sorta. De Giovanni deve essere libero di esprimersi a 360°, travalicando generi e confini stilistici, inseguendo ciò che veramente sente dal profondo del cuore.
Sia chiaro, “Vipera” rimane un ottimo romanzo, ma il sottoscritto vuole considerarlo un episodio di transizione e di passaggio verso una nuova più fertile identità.
L’esperimento di “Il metodo del coccodrillo” è stato un primo importante passo dove si è avvertito il bisogno stesso di De Giovanni di ricercare nuovi stimoli e tentare un cambio di rotta, già nella sua ferma intenzione di dare maggiori risposte sul “perché” a scapito del “chi”.
In un giallo, quindi, che cerca nuove strade con coerenza e coraggio. Un giallo che sembra mutare e tingersi di nero.

Articolo di Marco "killermantovano" Piva

Dettagli del libro

  • Vipera. Una storia del commissario Ricciardi
  • Maurizio De Giovanni
  • ISBN/Cod. prod.: 9788806203436
  • Data di Pubblicazio: nenovembre 2012
  • Edito da: Einaudi
  • Prezzo: € 18,00
  • Pagine: 360


mercoledì 12 dicembre 2012

Premio Scerbanenco 2012. Il vincitore.



La Giuria del Premio Giorgio Scerbanenco – La Stampa  composta da: Cecilia Scerbanenco (Presidente), Valerio Calzolaio, Luca Crovi, Loredana Lipperini, Cesare Martinetti, Sergio Pent, Sebastiano Triulzi, John Vignola e Lia Volpatti assegna il Premio dell’edizione 2012 a

IL METODO DEL COCCODRILLO
di Maurizio De Giovanni
edito da Mondadori

con la seguente motivazione:
Per aver saputo coniugare il senso di appartenenza al romanzo nero napoletano con la creazione di personaggi complessi pur nella loro riconoscibile quotidianità. La conferma di una brillante voce letteraria”.

La Giuria ha inoltre deciso di assegnare una Menzione Speciale a

IL MALE QUOTIDIANO
di Massimo Gardella
edito da Guanda

con la seguente motivazione:
Per aver rappresentato con efficacia un mondo disperato e criminale in cui l’Italia si incrocia con l’Europa di oggi, attraverso lo sguardo già disilluso di un poliziotto figlio di migranti”.

martedì 11 dicembre 2012

Portami a ballare. Le indagini del commissario Ponzetti - Giovanni Ricciardi (Fazi 2012)



Davanti a Porta Latina, all’inizio della via che conduce alla Passeggiata Archeologica, c’è un grande albero frondoso, con una chioma possente e un tronco massiccio e tozzo. Da ragazzo, ogni tanto, ci venivo in bicicletta, scendendo da Monti verso i Fori, girando attorno al Colosseo, imboccando l’Appia Antica fino a San Sebastiano e risalendo a sinistra la strada che corre lungo le Mura Aureliane. Erano gli agosti romani di una volta, quando la città si svuotava per davvero e la canicola prendeva stabile possesso delle strade assolate.

Il quarto romanzo di Giovanni Ricciardi, con protagonisti il commissario Ponzetti e l’ispettore Iannotta, meriterebbe l’attenzione del grande pubblico.
E’ un libro con una storia affascinante e sufficientemente intricata da farne un giallo fino all’ultima pagina.
Non per questo trascura però altri aspetti, regalando, a prova di ciò, pillole filosofiche per bocca dei suoi originali protagonisti, che siano principali o semplici comparse come l’avvocato Galloni e il suo cane cieco, o simpatiche gag umoristiche nello scontro degli idiomi linguistici.
Perché ci è dato di vivere solo nella condizione in cui siamo. Eppure aspiriamo a tutto”, dice nella penultima pagina l’anziano Galloni, sintetizzando lo stato d’animo inquieto che contraddistingue il commissario.
A quest’ultimo si affianca Iannotta, spalla ideale con la sua semplicità e immediatezza, che con un serrato dialetto romano finalizza i pensieri di Ponzetti stesso e lo segue come un’ombra, in grado talvolta di guidarlo quando smarrisce la rotta.
La coppia si muove nell’estate romana, torrida e silenziosa. Cerca tracce e indizi per un ghostwriter ucciso con molte coltellate alla schiena, come Giulio Cesare, nei pressi dell’Appia Antica. La capitale sorniona è onnipresente in ogni dettaglio, si infila negli interstizi per ritagliarsi il suo ruolo, fondamentale nel modo di vivere dei protagonisti. In una scena centrale i due investigatori si incontrano su un balcone di Piazza Vittorio per tirare le fila dell’indagine; seduti intorno a un tavolo che affaccia sulla piazza ammutolita dal caldo, sembrano lasciarsi assecondare dall’aria immobile della città. D’improvviso arriva il genero spagnolo di Ponzetti e allora si spezza la magia del ritmo lento e complice che lega i due, si comprende tutta la differenza che corre tra il giovane iberico e i poliziotti, se ne capisce tutta la romanità, e il balcone, la piazza, il caldo, d’improvviso diventano importanti, come la capanna del presepe con San Giuseppe e la Madonna.
E’ un giallo privo di azione. La trama porta in primo piano i sentimenti e, nel crudele gioco che talvolta lascia che l’amore non sia condiviso, immagina una tessitura veramente originale, in cui la squisita umanità degli investigatori è indispensabile alla soluzione del caso.
Queste sono le indagini di Ponzetti e Iannotta, le auto non corrono, le pistole non sparano e talvolta le persone nemmeno muoiono.
Meritevole di annotazione è anche la narrazione in prima persona, originale e non semplice per un giallo.
Ricciardi riesce nell’impresa, mette a fuoco tutto attraverso Ponzetti, il che gli permette di far camminare la storia ma al tempo stesso di far sentire i turbamenti dell’animo del personaggio al lettore.
Potreste comprare e leggere direttamente questo romanzo senza perdervi nulla, ma vi consiglio di acquistare prima la trilogia uscita qualche mese fa, perché i quattro racconti meritano di essere letti e Giovanni Ricciardi merita di guadagnare qualche vetrina e qualche recensione in più.

Articolo di Pierpaolo Turitto

Dettagli del libro

  • Portami a ballare. Le indagini del commissario Ponzetti
  • Giovanni Ricciardi
  • € 16,50
  • 224 pagine
  • Fazi Editore  (collana Le vele)


sabato 8 dicembre 2012

Premio Camaiore 2012. Il vincitore è...


Venerdì 7 dicembre alle ore 21 al Teatro dell’Olivo di Camaiore si è deciso le sorti dei tre libri finalisti: Il premio è organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Camaiore con la consulenza tecnica dello scrittore Giampaolo Simi si è concluso con la vittoria di Roberto Costantini e il primo libro della sua saga edita da Marsilio, Tu sei il male.

Complimenti quindi a Roberto e un plauso va anche agli due in gara Massimo Carlotto con 'Respiro corto' (Einaudi) indicato dalla giuria degli esperti e Marcello Simoni, 'Il mercante di libri maledetti' (Newton Compton) indicato dalla giuria del web.


L'altare dell'Eden - James Rollins (Nord Ed. 2012)




Da una parte, l'uomo e la bestia lottavano per terra. Furono esplosi altri colpi. Makeen sentì degli stivali che avanzavano dietro di lui. Dal lato opposto del parco arrivarono di corsa altri uomini. Le grida erano intervallate da spari. Ignorandoli tutti, Makeen scappò via nei giardini bombardati, in preda al terrore più cieco, senza preoccuparsi di chi avrebbe potuto vederlo. Continuò a correre e a correre, inseguito da grida che lo avrebbero perseguitato nei suoi incubi per sempre.


La prima metà è quantomeno insulsa. Tratta di una tematica interessante, che si discosta il giusto per non essere già sentita e risentita, ma ciò che rende le prime 200 pagine un bel po’ noiose è la narrazione.
Qualcosa sta succedendo dentro lo zoo di Baghdad: due uomini escono di nascosto da una porta e subito dietro di loro fugge una bestia enorme che li dilania. Due bambini iracheni curiosi rimangono esterrefatti a fissare la scena da loro nascondiglio.
Anni dopo una nave galleggia poco all’interno del delta del Mississippi. Un uragano la fa incagliare su una delle centinaia di isolette e il suo carico si disperde nella palude circostante. Si tratta di animali modificati geneticamente, più forti, più intelligenti e molto più grossi del normale. Blah blah blah
Fin qua nulla di nuovo. È in questa situazione che compaiono i personaggi principali: Lorna, genetista e veterinaria di un istituto di ricerca vicino a New Orleans e Jack, ex soldato, ora assunto dalla Border Patrol per guidare la sua squadra operativa.
Ho letto senza troppo entusiasmo quindi la prima parte fino a che il romanzo ha incominciato a farsi interessante, veloce e sempre più originale.
I concetti scientifici diventano più taglienti, le conseguenze delle prove di laboratorio interessanti e le scene adrenaliniche. Azione allo stato puro come sa fare il buon Rollins, dopo essere impazzito per un paio d’anni nella scrittura di quella saga ragazzini che ho odiato.
Ma ora è tornato a scrivere quello che può farmi esaltare e, soprattutto, quello che secondo me piace davvero a lui.
Come sempre alla fine dei suoi libri è bello anche leggere la parte che Rollins dedica a ciò che è stata una finzione e quello che realmente esiste, prendere alcune delle sue fonti (quelle che non trattano argomenti impossibili in greco antico in tomi millenari custoditi in uno scrigno in Tibet) e capire da cosa siano nate le sue idee narrative e da cosa sua straordinaria fantasia è stata alimentata questa volta.

Articolo di Alessandro "dampy" Farese

Dettagli del libro


  • Copertina rigida 468 Pagine
  • Edizione: 1
  • ISBN-10: 8842917222
  • ISBN-13: 9788842917229
  • Editore: Nord (Narrativa Nord)
  • Data di pubblicazione: Feb 24, 2011
  • Disponibile anche come: Paperback e eBook



giovedì 6 dicembre 2012

Alle radici del male - Roberto Costantini (Marsilio 2012)



Lei è un poliziotto, Balistreri. Dovrebbe cercare un assassino, non un traditore o un nemico personale”. “E’ la stessa cosa, senatore. L’Italia di oggi è governata da una classe politica che è nata tradendo il proprio paese durante una guerra. E da quel vostro esempio tutti gli italiani hanno imparato che la convenienza personale viene prima della lealtà”. “Non vedo cosa c’entri con l’assassino di quelle ragazze, Balistreri. Quello è  solo uno che uccide con un coltello”. “Si sbaglia. L’assassino uccide con il cervello. Per convenienza personale. Come ci avete insegnato voi”.(R.Costantini)

Poco più di un anno separa l’uscita del debutto letterario di Roberto Costantini “Tu sei il male” dal presente secondo episodio della annunciata trilogia.
Quando l’attesa per l’uscita di un romanzo diventa spasmodica e insostenibile ti rendi conto di essere stato vittima inconsapevole di un contagio, una malattia capace di lenirsi solo nel momento in cui riesci ad avere risposte certe e rassicuranti, per potere tornare in pace con te stesso.
La prosa di Costantini ti cattura, crea dipendenza, ti avvelena in maniera subdola. E’ difficile spiegare a parole l’effetto straniante che provoca. Mi preme chiarire fin da subito che “Alle radici del male” è un romanzo complesso, profondo e molto articolato (come d’altronde il precedente), e richiede pertanto uno sforzo, un acume e una maggiore accortezza nell’entrarci nelle viscere, per cogliere la sua vera essenza. Nonostante ciò, il bisogno di sapere e di conoscere spinge a una lettura vorace, avida e ossessiva. Raziocinio e ragione contro lucidità e furia, due atteggiamenti comportamentali che stanno agli antipodi.
Gli stessi sentimenti stridenti che si porta dietro il Commissario Balistreri, ancora una volta protagonista principe e indiscusso della vicenda ideata da Costantini, vittima di un passato con il quale non è riuscito ancora a fare i conti ma che continua a richiedere un costosissimo dazio da pagare.  
Si torna, di conseguenza, “alle radici del male” perché gli eventi narrati nel discusso debutto necessitavano delle spiegazioni a gran voce, più nello specifico risposte e illuminazioni sulla sua nebulosa e tormentata giovinezza vissuta in Libia.
Il romanzo porta in se una spaccatura voluta. La prima parte, il vero e proprio indispensabile prequel ambientato negli anni sessanta in Libia, è semplicemente straordinaria. Costantini ti scaraventa a piedi pari nella Libia di quegli anni, quasi a percepirne sulla pelle la fastidiosa sabbia mossa dal forte ghibli del deserto. Questa sezione è molto introspettiva e delinea in maniera molto efficace e incisiva il personaggio Balistreri, probabilmente una delle figure più potenti di sempre uscite dalla fantasia di un narratore italiano.  Ma “Alle radici del male” è molto di più. E’ un romanzo di vincoli di sangue, di amori impossibili, di tormentati legami famigliari, di cieca lealtà e vili tradimenti, di fede richiesta ma incapacità di credere, sino ad assumere, in maniera disincantata e coraggiosa, i connotati di romanzo di denuncia politica.
La seconda parte cambia registro e fa finalmente fuoriuscire l’anima da giallista di razza di Costantini. Ambientata nel 1982, successivamente alla debacle investigativa del caso Sordi narrata in “Tu sei il male”, rafforza in maniera evidente il perfetto sincronismo e la coerenza narrativa del progetto, oserei definire quasi machiavellico, dello scrittore. In questa  sezione un personaggio femminile ruba parzialmente la scena al turbolento Commissario, a conferma di quanto importanti siano le figure femminili nella storia di Costantini, spesso vituperate ed oltraggiate, ma le uniche in grado di garantire una parziale e possibile pace e redenzione.
La seconda parte è come un giro sulle montagne russe, un totale stordimento nella ricerca convulsa della verità tra piste false, sospetti e colpi di scena a raffica. Quella che, all’apparenza, potrebbe sembrare un’estremizzazione ipertrofica dell’effetto sorpresa nella costruzione del congegno poliziesco rappresenta, in realtà, la confusione e lo spiazzamento di Balistreri nella ricerca ossessiva della verità, una verità che non può pervenire sino al momento nel quale la cieca rabbia cede il posto all’analisi obbiettiva.
Proprio qui si consuma l’incredibile parallelismo e transfert Balistreri – lettore del quale accennavo prima. L’impeto e l’agitazione è nemica della verità, solo la riflessione lucida a freddo ti permette di vedere una luce chiarificatrice.
Credo che i veri romanzi capolavoro siano quelli che non hai mai chiuso, neppure quando li hai terminati e riposti negli scaffali. Sono quelli che ti arricchiscono, che ti graffiano, che ti cambiano e, in particolare in questo caso, che ti sconquassano nell’animo.
E’ mia forte percezione che il progetto della “trilogia costantiniana” possa veramente lasciare qualcosa di molto importante al futuro del nostro amato genere, forse un vero e proprio termine di paragone per quelli che verranno.
Il countdown per la resa dei conti definitiva si fa già insopportabile.

“Certe coincidenze esistono solo nei libri e nei film. Nella realtà no, oppure non sono coincidenze”.

Articolo di Marco "killermantovano" Piva

Dettagli del libro
  • Titolo: Alle radici del male
  • Autore: Roberto Costantini
  • Editore: Marsilio
  • Collana: Farfalle
  • Data di Pubblicazione: Ottobre 2012
  • ISBN: 8831711164
  • ISBN-13: 9788831711166
  • Pagine: 702
  • Formato: rilegato
  • Reparto: Gialli

martedì 4 dicembre 2012

Il seggio vacante di J. K. Rowling miglior libro 2012 per...



J. K. Rowling: il seggio vacante vince il goodreads choice award 2012

La casa editrice Salani (Gruppo editoriale Mauri Spagnol) comunica che Il seggio vacante di J. K. Rowling - in libreria il 6 dicembre - è stato scelto come miglior libro di narrativa del 2012 ai goodreads choice awards. Il Premio viene assegnato dagli utenti di goodreads, il social network dedicato alla lettura più famoso al mondo che conta 12 milioni di iscritti.



La stanza delle meraviglie - Brian Selznick (Mondadori 2012)



"Ben si domandò che cosa ci volesse per diventare curatori della propria vita, come aveva fatto suo padre in quel luogo. Che sensazione si provava a raccogliere e scegliere gli oggetti e le storie che dovevano andare nel tuo gabinetto delle meraviglie? Lui come l'avrebbe fatto? Poi pensò alla scatola-museo, a casa propria, ai suoi libri e alla stanza segreta, e comprese che lui stesso aveva già cominciato a farlo. Forse, si disse Ben, siamo tutti dei gabinetti delle meraviglie"


La stanza delle meraviglie è una mezza meraviglia. Mezza, perché secondo me è lontanuccio dall'essere quel capolavoro totale di Selznick che è stato Hugo Cabret (e meglio ancora, secondo me, è stato il lavoro fatto da Scorsese e dal suo team per il film). Anche qui è pieno di storie, che si intrecciano, viaggiano parallele e per puro caso si incontrano (?)(ma si scopre che sotto sotto il caso era che non si sarebbero mai incontrate). Anche qui a muovere la narrazione è la ricerca di qualcosa, o meglio di qualcuno, che si è saputo esistesse anche qui quasi per caso, per un indizio, piccolo, capitato involontariamente nelle mani del nostro piccolo ragazzino che è costretto a crescere in fretta e a diventare presto uomo con tutte le conseguenze del caso. Anche qui, la narrazione si sdoppia: per Ben, il ragazzino, la storia è narrata abbastanza convenzionalmente attraverso le parole. Per Rose, invece tutto viene lasciato al disegno, muto come sordi e muti sono entrambi i personaggi che li separa circa cinquant'anni di vita ma accomunati da molto più di quanto si creda (e mi direte, per forza c'è qualcosa che li farà incontrare, altrimenti il libro non avrebbe senso!in parte giusto ma non cosi' del tutto scontato, a mio modo di vedere).
Leggendolo mi son fermato spesso e volentieri sul disegno, che secondo me parla e racconta molto di più e meglio delle parole. Perchè Selznick è amante del dettaglio, della tecnica dello zoom in avvicinamento, intende far parlare più che mai qualsiasi cosa venga disegnata per mano sua. E' uno stile che può piacere o non piacere, io lo trovo estremamente affascinante, perché disegna perfettamente il clima che si respira suggerendone spesso e volentieri la direzione che prende e prenderà il racconto al lettore senza tuttavia togliere curiosità e sorpresa. E' una tintura, a livello prettamente stilistico, solo molto apparentemente rarefatta (e infatti è tutt'altro che cosi'), sembra essere piuttosto grigia (al di là della colorazione)come tonalità narrative ma in realtà nasconde una ricchissima concentrazione di poesia, di bellezza intima e segreta che non può non arrivare a chi legge.
Dicevo, è un libro mezzo-meraviglioso perché non ha l'intensità costante e costantemente piena, strabordante, magica di Cabret ma è comunque meraviglioso perché aggiunge un elemento fondamentale che in Cabret non c'è: l'inserimento di una mancanza fisica, di un handicap, come l'assenza dell'udito e della parola, che toglie molto nel contatto con il mondo, con gli altri, anche con se stessi di fatto rendendo chi ne è purtroppo affetto isolato e sempre in preda a un forte disorientamento, ed è un tema verso il quale bisognerebbe prestare maggiore attenzione da chi ha il potere di scrivere e disegnare, e di conseguenza comunicare a una larga fetta di lettori che ti seguono con passione. E' un impegno forte, concreto, che sotto forma di racconto magico, può smuovere tante coscienze, tante sensibilità, tante attenzioni. E anche questo va dato atto a Selznick di avercela fatta.
Poi che dire ancora, circa a 3/4 o poco più dalla fine, dopo una prima parte carina ma certo non esaltante, scoppia di bellezza travolgente ma non posso dire altro altrimenti spoilerizzo troppo. Quando si intuisce che qualcosa sta per accadere, che qualcosa di nascosto sta per venire a galla, ecco che la narrazione prende una piega decisamente più intrigante, coinvolgente rispetto a un attacco iniziale forse un po' povero e freddo. Mi auguro che anche per questo libro qualcuno si mobiliti per farne un film, perché con la regia giusta, gli interpreti giusti, un degno team capace di pensare alla scenografia e alla fotografia giusta, può scapparci un altro piccolo capolavoro del grande schermo adatto sia per i grandi che per i piccini non tanto piccini che hanno ambizioni di crescere abbastanza in fretta senza tuttavia bruciare le tappe.

Articolo di Matteo "Andriy" Spinelli

Dettagli del libro


  • Titolo del Libro: La stanza delle meraviglie
  • Autore :  Brian Selznick
  • Editore: Mondadori
  • Collana: I Grandi
  • Data di Pubblicazione:  Maggio '2012
  • Genere: letteratura per ragazzi
  • Pagine: 649
  • ISBN-10: 8804616709
  • ISBN-13: 9788804616702


sabato 1 dicembre 2012

Delitto sul Mar Rosso – Miles Tripp (Polillo 2011)



Tutti i suoi istinti gli dicevano che tra quelle tende aleggiava un qualcosa di terribile, qualcosa che né quel vento  né cento di quei venti avrebbero portato via. Ormai quello sarebbe stato per sempre un luogo da evitare, da superare in fretta tenendo lo sguardo altrove.

Egitto, una vacanza sul Mar Rosso: tre uomini, una donna, una spiaggia e tre tende.
Con il passare dei giorni l’amicizia tra i quattro comincia ad apparire più artificiale che vera, i segnali di nervosismo si fanno sempre più frequenti, finché all’improvviso accade l’inevitabile: qualcuno muore.” (dalla seconda di copertina)
Con pochi e, all’apparenza, banali ingredienti l’autore, soprattutto attraverso i dialoghi fra i personaggi, riesce a costruire una storia interessante, mai scontata e ricca di situazioni che tengono desta l’attenzione del lettore.

Una trama che si legge velocemente, ma che lascia nel lettore un senso di soddisfazione e di sgomento alla fine del romanzo. Una scrittura agevole, scarna, senza elementi inutili: i dialoghi fanno nascere ipotesi inaspettate nell’interpretazione dei fatti, in cui nulla sembra essere scontato.
Ogni personaggio, seppure non delineato profondamente nei suoi tratti psicologici, ha le proprie caratteristiche distintive che facilitano la lettura e che fanno apparire ogni diversa ipotesi su quanto è accaduto l’unica plausibile, fino a quando non si ascolta quella seguente.

L’apparente semplicità della storia, il racconto di una vacanza in campeggio negli anni Sessanta, mi ha ricordato quelle serie TV il cui successo non era dovuto alla brillante recitazione degli attori o agli effetti speciali, ma allo sviluppo intrigante e inquietante della trama.
Una storia che sembra presa dalla famosa serie “Alfred Hitchcock presenta” (1955-1962) oppure dalle prime stagioni dell’inglese “Il brivido dell’imprevisto” (1979-1988): personaggi ben caratterizzati, pochi avvenimenti, una giusta atmosfera di mistero e i dialoghi che ribaltano spesso quello che si è creduto di vedere.

Una collana, quella de “I Mastini” che non propone solo narrativa “hardboiled”, ma anche ottimi romanzi di quel genere che una volta veniva chiamato “suspence” e che, in seguito, sarebbe diventato il moderno “thriller”.

Articolo di Paolo "carrfinder" Umbriano

Dettagli del libro


  • Titolo del Libro: Delitto sul Mar Rosso
  • Autore :  Miles Tripp
  • Editore: Polillo
  • Collana: I mastini , Nr. 6
  • Data di Pubblicazione:  Giugno '2011
  • Genere: LETTERATURE STRANIERE: TESTI
  • ISBN-10: 8881543850
  • ISBN-13: 9788881543854