“Sono stanco capo. Stanco di andare sempre in giro solo come un passero nella pioggia. Stanco di non poter aver mai un amico con me che mi dica dove andiamo, da dove veniamo e perché. Sono stanco soprattutto del male che gli uomini fanno ad altri uomini. Sono stanco di tutto il dolore che io sento e ascolto nel mondo ogni giorno, ce n'è troppo per me, è come avere pezzi di vetro conficcati in testa sempre, continuamente. Lo capisci questo? “( da Il miglio verde )
Siamo nel Texas . Uno dei 38 stati Americani in cui ancora vige la pena di morte. Tutto è pronto nella stanza delle esecuzioni. Il dottor Royce è un uomo fragile, disperato, assillato da dubbi e paure. Detesta profondamente il suo compito, ma è l'ingratitudine dell'esistenza a trascinarlo nella necessità di essere lì, di dover “ingollare” il suo giuramento di Ippocrate e metter fine ad un'esistenza . Nella sua cella, Bobby Mencken stà ascoltando, non i suoi ricordi come ci si aspetterebbe, né la sua innocenza ingiustamente sottratta come dovrebbe, ma la vertigine dei suoi 5 sensi. Annusa la paura del cappellano goffo ed intimidito, l'odio e la perversa crudeltà malcelati dalla divisa del capo dei carcerieri. Respira i tetri grigi della sua cella. Ascolta il ronzio lento di una preghiera senza significato, l'aumentato vortice del sangue nelle sue mani chiuse nelle manette.
Vede la lussuria serpeggiare e macchiare la ieratica compostezza indotta dal valium. Tocca attraverso il respiro paura e rabbia. Quel suo corpo ora disintossicato da una vita viziata dal nascere, attorcigliata su se stessa, cresciuta a morsi, non è mai stato cosi solidamente reale e prima di consegnarlo a coloro che lo cancelleranno, compie l'ultimo atto, il solo per cui può avere, se mai la pena capitale lo abbia, significato la sua condanna. Perchè Bobby è stato, è , innocente fino ad allora. Royce coglie la verità nel corpo tumefatto, nell'ultimo bacio che porta via con sé la vita e la continua lotta di Mencken. Questa consapevolezza porterà il nostro medico sulle tracce di Colleen Valdez, ex fidanzata di Bobby e del loro amico Eddie. Non solo, e piuttosto, non tanto, per una sete di verità per una condanna ingiusta, quanto per un giusto risanamento di una vita matrigna.
Se di buone azioni, come si dice, è lastricato l'Inferno, sarà proprio in un precipitare sempre più in basso, ciò che farà Royce . Sesso, droga, alcool legheranno queste tre vite fino alla rivelazione di una verità inaspettata, amarissima.
Nisbet non dichiara apertamente, né sbandiera, un grido contro la pena di morte. Questo romanzo non è una discussione accademica sulla ragionevolezza o meno di tale pratica. Racconta e ce lo fa scaturire sulla pelle quel grido. Le parole hanno l'odore di vite al margine, fallimentari sin dalla prima scissione nel grembo materno. Nessun riscatto se non quello di una parvenza di libertà effimera di poter, almeno per una volta, far quadrare un cerchio. Si può sentire il rumore “on the road” dell'America di un Graham Greene o, ancor meglio dei sotterranei della San Francisco di Kerouac. Mentre il Re Lucertola ci sussurra..
”Riders on the storm
Riders on the storm
Into this house we're born
Into this world we're thrown
Like a dog without a bone
An actor out alone ...”
Articolo di Contini "eccozucca" Daniela
Dettagli del libro
- * Titolo: Iniezione letale
- * Autore: Nisbet Jim
- * Editore: Fanucci (collana Collezione vintage)
- * Data di Pubblicazione: 2009
- * ISBN: 9788834715086
- * Dettagli: p. 240
- * Reparto: Narrativa straniera
3 commenti:
Da come lo hai presentato mi pare proprio bello.
Fabio Lotti
La Fanucci è già una garanzia di per se (adoro questa casa editrice) e la presentazione di Daniela è come sempre traboccante di emozioni e sensazioni ma non so se riuscirei a leggere un libro tanto "forte" , solitamente mi commuovo, mi arrabbio, mi infervoro...mi sa che è da mettere nella lista desideri...
Con l'autore ho già avuto a che fare... Nonostante la bella recensione di Daniela, passo....
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